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JOE JACKSON: The Fool is here to stay (Recensione Concerto) #JoeJackson #FourDecadeTour

  • Fabrizio Forno
  • 21 mar 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

JOE JACKSON

FOUR DECADE TOUR 19 marzo 2019 Auditorium Conciliazione. Roma Voto: 8

Testo e foto di Fabrizio Forno *


Torna in Italia Joe Jackson, a tre anni dal precedente tour, per le quattro date di presentazione del nuovo album”Fool” uscito a metà gennaio scorso. Non si tratta però solo di questo, in quanto JJ celebra in questo 2019 i quarant'anni di carriera, tanti ne sono passati da quel 79 che lo vide debuttare con l'album “Look Sharp!” che lo lanciò nel firmamento della musica internazionale. Il sottotitolo della tournée è infatti "Four Decade Tour" ed il debutto romano ha confermato l'importanza dell'occasione e la rilevanza della ricorrenza.


In splendida forma nonostante i 64 anni, l'artista britannico ha incantato il folto (ma non da sold out) pubblico presente a due passi dal “Cuppolone”, con due ore di grande musica, principalmente basata su 4 album, ciascuno in rappresentanza di un decennio, con qualche strappo alla regola e un paio di cover piazzate al punto giusto.


Si comincia dalla fine, infatti “Alchemy” é sul disco il brano di chiusura di Fool: scelta azzeccata quale titolo di testa di questo excursus sonoro. “One More Time” ci fa subito capire perché JJ ha scelto questa formazione e da 4 anni non la molla più: compatti, energici, intensi e funzionali al supporto alle tastiere e alla voce del Nostro. Senza troppo dilungarsi nel dettaglio, segnaliamo un'insolita ma riuscita versione reggae di ”Real Men”, una convincente ”Fabulously Absolute”, primo singolo estratto dal nuovo album, una splendida ”King of the World” (quanti altri sarebbero in grado di avvicinare gli Steely Dan senza rischiare la figuraccia?) e una piacevole riscoperta, la ballad”Drowning” da ”Laughter and Lust”, scelta a rappresentare gli anni novanta.


La sensazione generale é quella di uno spettacolo solido, costruito con cura ma sincero e mai artefatto. I quattro (oltre a Jackson, il fido Graham Maby al basso, l'esplosivo Doug Yowell alla batteria ed il sornione Teddy Kumpel alla chitarra, evidentemente poco attento alla scaramanzia, visto il completo viola con tanto di panciotto e berretto) sembrano divertirsi; l'alchimia citata nel brano di apertura e chiusura è il segreto non troppo nascosto della perfetta riuscita sia del disco che di questo live, atteso a Bologna Milano e Torino e in numerose città europee fino a quest'estate.



Raggiunto nel backstage per una piacevole chiacchierata a quattr'occhi, Jackson ci ha raccontato di non amare particolarmente l'album “Big World”, del quale negli anni ha sempre riproposto la sola “Hometown” ma che recentemente a Seattle "quel tipo dei Pearl Jam, come si chiama, Eddie Vedder, gli ha confidato di amare moltissimo e di considerarlo tra i suoi preferiti"; inoltre ha confessato di essere affezionato profondamente a Berlino e di rammaricarsi di non viverci abbastanza e che il pensiero di avere sessantaquattro anni non lo turba più di tanto, gli sembra solo incredibile che sia passato così tanto tempo.


Il tempo è passato, ma ti ha ben conservato, caro Joe, continua così per altri quarant'anni di così onorata e apprezzata carriera!




* Fabrizio Forno è il traduttore italiano del libro di Joe Jackson "A Cure For Gravity" la cui versione italiana uscirà ad inizio estate per Vololibero Edizioni


Scaletta: Alchemy One More Time Is She Really Going Out With Him? Another World Big Black Cloud Fabulously Absolute

Real Men Stranger Than Fiction Drowning Rain (Beatles cover) Invisible Man Wasted Time Fool Sunday Papers King of the World (Steely Dan cover) You Can't Get Wat You Want ('Til You Know What You Want) Ode to Joy I'm the Man encores: Steppin' Out Got the Time Alchemy (reprise)



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