AFTERHOURS: La potente medicina rock (Recensione Concerto) #Afterhours #FolfiriFolfox
- Redazione
- 10 mar 2017
- Tempo di lettura: 4 min

AFTERHOURS
9 Marzo 2017
Live Club
Trezzo S/Adda (Mi)
Voto: 8,5
di Luca Trambusti
Qualche tempo fa il claim di uno spot suggeriva che la potenza senza controllo è niente. Il concerto degli Afterhours dimostra proprio questo: che potenza e controllo è un abbinamento vincente che produce sostanza.
Prima data del club tour primaverile degli Afterhours (subito sold out il primo show) e prima rentrée di Manuel Agnelli dopo i fasti di Xfactor. Diciamo che a giudicare dal pubblico e sopratutto dalle sue (del pubblico) reazioni, l'effetto talent sembra essere pari a zero. Il pubblico del Live club (e poi ne parliamo) è tutto pubblico affezionato, conoscitore ed estimatore della band. Tanto che ne canta i brani nuovi come quelli del repertorio.
Dunque potenza, energia, una dose di rabbia ed impatto sonoro (e poi visivo) sono gli aggettivi che meglio descrivono ciò che si è sentito dal palco. La band è composita ma soprattutto sono le chitarre a dettare legge. Nei momenti di massimo furore si arriva a 4 sei corde suonate contemporaneamente, momenti di grande esplosione di energia che si trasformano in sorte di cavalcate chitarristiche dal gusto acido e penetrante. E' facilmente immaginabile quale possa essere la potenza che arriva, considerando anche che i quattro non si stanno certo esercitando in raffinati arpeggi.

Se dunque da una parte ci sono questi muri sonoro che rappresentano la potenza dall'altra c'è il controllo ovvero l'abilità tecnica ma sopratutto l'emotività, la visceralità del concerto. Non è difficile vedere sui suddetti muri sonori arrampicarsi le melodie vocali di Manuel oppure sentire delle belle melodie sempre dettate dalle chitarre o dal violino. Su tutto poi c'è l'aspetto emotivo. “Folfiri e folfox” costituisce l'ossatura della scaletta e poiché l'ultimo lavoro della band vive molto di emozioni e di sofferenza ma allo stesso tempo è un antidoto contro le stesse questo dualismo lo ritroviamo anche nelle versioni live dei brani, incattivite, rabbiose ma mai prive della loro forza interiore.
Manuel sul palco canta con rabbia e con grande energia ma allo stesso tempo sa essere ipnotico come quando la band si butta in una incredibile versione di “San Miguel” che ci vuole molto coraggio a portare live (ma con Xavier Riondo nulla in questo senso è impossibile). Quello però non sarà l'unico momento in cui la musica cede il passo ad altri aspetti, alla ricerca sonora, alla “rumorizzazione” che tuttavia viene immediatamente incanalata (e torna il controllo) in altri suoni e “filosofie” musicali. Non mancano nemmeno i momenti riflessivi, intimi, acustici e delicati (ma non certo da “accendiamo tutti il telefonino ed agitiamolo alto sulle teste”).

Agnelli, grande frontman, nei momenti di libertà dalla chitarra si agita, scuote la testa con i suoi lunghi capelli, ma soprattutto è magnetico nei confronti del pubblico, sa come “tenerlo” in mano come conquistarselo creando subito empatia (magari anche suo malgrado). L'apoteosi del coinvolgimento Pubblico/artista arriva sui bis (si aprono con una versione al fulmicotone di “Male Di Miele”) dove viene lasciato spazio al repertorio, ai “cavalli di battaglia” che coinvolgono molto il pubblico.
La produzione sonora è attenta alle parole che, anche nei momenti di massima potenza, dal punto di vista del suono, risultano chiare ed efficaci, in un contesto adatto ad essere cantato in coro. Poche le “chiacchiere” invece, solo qualche ringraziamento ed un piccolo accenno ironico al suoi ruolo di giudice di XFactor prima ti introdurre “Se io fossi il giudice”
Pure l'impatto visivo ha una sua sostanza. Le luci anche per loro sono per lo più alle spalle della band, che non ha nessun schermo su cui si proiettano immagini. Ottima scelta perché così lo spettacolo si gode direttamente senza filtri “televisivi”, solo quelli dei telefonini. Sul muro dietro la band si agitano led luminosi, colonne di luci che sembrano simulare le fiamme e sul fondale campeggia l'angelo presente nel booklet del disco, immagine che poi cambia durante i bis.
In sostanza: portatevi un pettine perché alla fine del concerto ne avrete bisogno per darvi una sistemata alla spettinata che vi siete presi.
La via italiana al rock

Ps brevi considerazioni sulla location.
Il Live Club di Trezzo è un club ben conosciuto che convoglia pubblico dal milanese e dalla bergamasca. In occasione del concerto degli After era sold out. Tanta gente dunque ma purtroppo ad un'ottima acustica si contrappone una pessima visibilità. L'autore “vagando” per la sala non ha trovato (a differenza di molti altri club) un posto da cui avere una visione continua quanto meno decente del concerto. Inoltre, probabilmente per la posizione del bar, ovunque ci si sistemasse era un continuo via vai di persone con birre in mano (si erano però creati dei corridoi preferenziali in mezzo alla gente e posizionarsi in uno di questi era un continuo disturbo).
Infine un appunto al pubblico. Ovunque c'era gente che parlava degli affari propri, anche cose personali che esulavano dal contesto musicale. Ovviamente vista la pressione sonora del concerto per poterci parlare sopra dovevano urlare. Questo è un segno di grande maleducazione e di poco rispetto in particolar modo verso il tuo vicino e verso l'artista (che forse in quell'occasione non se ne accorgeva nemmeno ovviamente). Sorge spontanea un'altra domanda..... se devi chiacchierare perché spendi i soldi – che non sono mai pochi – per un concerto ed invece non te ne vai a bere una meno costosa birra da qualche altra parte?
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