AI CONFINI TRA SARDEGNA E JAZZ FESTIVAL: Liberi & belli. Il vero jazz in Sardegna (RecensioneCon
- Redazione
- 10 set 2018
- Tempo di lettura: 2 min

AI CONFINI TRA SARDEGNA E JAZZ FESTIVAL
33 Edizione
01 – 09 Settembre 2018
Sant'Anna Arresi (Ci)
Testo e foto di Enzo Gentile
Voto: 7,5a

Il termine jazz, da molto tempo, soprattutto sul terreno dei festival, resta uno dei più abusati, un'accezione cavalcata con particolare disinvoltura, spesso con sprezzo del ridicolo e senza pensare troppo alle attese del pubblico. Le parole hanno un senso, diceva il personaggio di un film di Nanni Moretti. Il malvezzo non è, però, solo patrimonio della stagione nostrana: anche a livello internazionale le manifestazioni che sfruttano la denominazione jazz, rispettandola poco nei contenuti, sono una sparuta minoranza. In Italia, una delle eccezioni più resistenti e fedeli a una propria matrice pura e militante, si conferma quella di Sant'Anna Arresi, nel sud della Sardegna, dove dal primo al 9 settembre è andata in scena la 33esima edizione di "Ai confini tra Sardegna e Jazz", due concerti per sera più qualche iniziativa collaterale, con musica proposta anche in spiaggia o in piccole chiese campestri. La vocazione del festival si è accentuata nel tempo, per sottolineare la propria tensione sperimentale e di ricerca, con un suono e artisti molto schierati, che nulla concedono al mainstream. Soprattutto negli ultimi anni, la tendenza sposata dalla direzione artistica è quella di investire ogni volta un pugno di musicisti chiamati a set solistici o aggregandosi tra loro per soluzioni che non rientrano nella loro consuetudine, per modalità da scoprire via via.
Tra i set ascoltati nella piazza del Nuraghe, una formazione, Talibam, che si richiama alla frontiera più aspra, cui si aggiunge il sax di un caposcuola anziano, ma sempre pungente come il sassofonista Joe McPhee, un duo di osservati speciali, in costante crescita come Chad Taylor (batteria) e James Brandon Lewis (sassofonista di derivazione coltraniana, irruente e pugnace), il quartetto Chicago London Underground, dove spiccano Rob Mazurek (cornetta, sempre efficace) e Alexander Hawkins (piano, brillante quanto versatile).
La figura di maggior spicco e risonanza di questo festival, che si rivela anno dopo anno una preziosa sacca di radicalismo, visioni e forma di resistenza al quieto vivere di altre rassegne, e' quella di David Murray, colonna black dai Settanta in poi, già fondatore del World Saxophone Quartet e poi capace di cavalcare le mille onde nell'area del jazz d'assalto. Ascoltato alla guida di una propria formazione e poi capofila del Sant'Anna Arresi Black Quartet, coniato per l'occasione (foto), ha saputo strappare applausi e consensi, anche per aver ricordato e rivendicato la vicinanza a Butch Morris (1947-2013), eminente figura del jazz più avanzato - compositore, arrangiatore, direttore d'orchestra - che "Ai confini tra Sardegna e Jazz" aveva in passato ospitato e che anche nel 2018 ha voluto opportunamente omaggiare.

Comments