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ANDREA CASTELLI: Sul palco o sui tavoli. Una skamobile e una tigre jazz (Intervista) #AndreaCastelli

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    Redazione
  • 7 mar 2017
  • Tempo di lettura: 5 min


Andrea Castelli

ANDREA CASTELLI

Il numero dei concerti con diverse formazioni, in ambiti diversi e in mezzo mondo, non si conta più. Più o meno siamo a quota duemila.

Intervista di Massimo Pirotta

Andrea Castelli, una carriera ultraventennale e con la musica che gira intorno. Senza barriere e confini, ben lontana da puerili etichettature. Polistrumentista (basso elettrico, contrabbasso, chitarra, percussioni), compositore e produttore. Ha iniziato a maneggiare strumenti musicali all'età di 15 anni. Ha studiato al Consrvatorio Giuseppe Verdi di Como e da lì in poi ha iniziato ad avere rapporti funambolici con svariati generi musicali. Ha suonato con diverse band. Ha all'attivo una dozzina di dischi ufficiali e numerose collaborazioni come session man in studio e dal vivo con artisti italiani e internazionali. Ha avuto a che fare, anzi molto di più, in quanto musicista senza gabbie mentali con Shandon, Firewater, Reut Regev's R Time, Figli di Madre Ignota, Ubuntu Orchestra, Mellonceck, Orso Maria Moretti, Bass Drama, Los Picios. Lo abbiamo incontrato domenica 5 marzo al Pintupi, un circolo Arci a Verderio, in Brianza e che può vantare un'eccellente programmazione musicale. Da lì a poco sarebbe salito sul palco con una delle sue ultime creazioni: Le Mine Vaganti, una tribute-band (contrabbasso, voce, chitarra & ukulele) alla tigre di Cremona, ma che suona stonato definirla frettolosamente così. Perchè c'è una particolare cura nei dettagli, negli arrangiamenti e dove tutto risulta vestito a nuovo. Con abiti personalizzati e griffati.


LE MINE  VAGANTI

Musica e lavoro, o meglio la musica è lavoro, ma...

Giusto qualche giorno fa mi sono recato in una biblioteca per fare la tessera. L'addetto mi ha dato un modulo da compilare. Oltre alle proprie generalità, c'era da indicare la propria professione. Erano elencate quasi tutte, mancava quella del musicista. Ancora oggi, la musica in Italia è considerata un hobby e non un mestiere. Le colpe sono un pò di tutti, pubblico incluso. E' il fattore culturale che è sempre mancato.

Sbarcare il lunario

Ce l'ho sempre fatta, inventando e inventandomi parecchio. Ad esempio Le Mine Vaganti sono nate da un'idea della cantante Francesca Arrigoni. Con lei, abbiamo scelto di attingere al repertorio di Mina, una delle regine della musica italiana. Abbiamo cercato di fare nostro il suo infinito songbook, pescando tra brani noti e meno noti, riarrangiando un modus operandi per forza di cose dal timbro nazionalpopolare in qualcosa che ha contenuti ed elementi ad un passo dall'inedito e dal poco sentito. Viriamo jazz, bossanova, mischiamo la forma-canzone con la ricerca musicale. Per una tribute-band è più facile essere ingaggiata, certo. Ma a noi capita di venire rimbalzati in quanto giudicati "troppo artistici". Non siamo dei jukebox umani, le nostre esibizioni non vogliono essere una compilation di hits dal vivo, non vogliamo cadere nella trappola del concerto in birreria. Siamo molto attenti nella scelta dei posti dove suonare perchè vogliamo essere veramente ascoltati. Al di là di questa esperienza e collaborando con altre realtà musicali, ho un'attività concertistica che varia dai cinquanta ai cento live all'anno. Inoltre, tengo lezioni di musica private ed insegno musica in alcune scuole. Ho a che fare con adolescenti che si fanno in quattro per imparare al meglio e per me è una grande soddisfazione.

Un cachet sereno e variabile

Non ho mai preteso rimborsi esorbitanti. Dipende molto dalle situazioni con le quali hai a che fare. Se il club è piccolo è ovvio che non puoi chiedere più di tanto. Bisogna capirsi, venirsi incontro e chiaramente non posso sbragare più di tanto. Mettiamola così: il concerto equipariamolo come a una giornata di lavoro, va bene così. Mi chiedi se ho partecipato a dei benefit-concert? Certo, l'ho fatto in situazioni veramente bisognose (ad esempio a favore delle persone colpite da terremoti) e non tanto per gli schieramenti politici (anche se mi sono esibito in alcune feste di partito). Ma non amo molto parlare di queste mie partecipazioni in situazioni definiamole "umanitarie". Preferisco essere lì, punto e basta ed evito di ricamarci sopra. Per quanto riguarda i rock-club capisci subito se la serata funzionerà al meglio quando arrivi. Conta molto immergersi in realtà rilassate, tecnicamente preparate, dove chi ci lavora percepisce uno stipendio decente e dove vedi che il locale funziona perchè operano bene, perchè ci si prende cura anche del minimo dettaglio.


Un automobile skacore e in bianco e nero

L'esperienza con gli Shandon, che ho fondato, è stata particolarmente intensa e significativa. E' durata dal 1994 al 2004, la band esiste ancora ma è rimasto solo un membro di quelli originari, gli altri si sono aggiunti in seguito. Non facevamo che suonare dal vivo. In Italia, in Europa, con euforia ed entusiasmo. Abbiamo avuto anche un contratto discografico con la V2 ma non abbiamo mai rinunciato alla nostra indipendenza creativa. Venivamo invitati in molti festival. Ricordo con piacere una serata al GoaBoa Festival di Genova con cui dividemmo il palco con gli Almamegretta e gli Asian Dub Foundation.

Zone limitrorofe

Quando ho avuto a che fare con passeggere carestie di concerti, non mi sono fatto particolari problemi. Ho percorso altre strade, attigue: mi sono occupato di merchandising, booking, ho fatto da tour manager per alcune band, tra cui Fuzztones e Sonics, ho seguito la programmazione musicale del Bloom di Mezzago per cinque anni. L'attuale scena indie italiana la trovo un pò snaturata. La frequento e non la frequento. Mi interessano di più le autoroduzioni vere e proprie e le pratiche del D.I.Y Do It Youself.

Suoni e visioni

Ho ri-sonorizzato "Le Denier Combat" di Luc Besson, con la Ubuntu Orchestra ho fatto svariate improvvisazioni su immagini originali e spezzoni di film. Nel primo disco dei Mellonceck sono state utilizzate le tracce da me composte per la colonna sonora di "Small Potatoes", un film poliziesco e underground uscito solo negli Stati Uniti.

Social Network

Sono utili, li uso come un telefono e poi mollo, non mi faccio prendere troppo la mano. Ma mi sono serviti per trovare molti concerti. Soprattutto, perchè negli ultimi anni ho suonato molto all'estero, anche in situazioni di particolare rilevanza e che mi hanno regalato forti emozioni.


The Gigs

Con i Firewater mi sono esibito sul Main Stage del Sziget Festival di Budapest, ho suonato al Lowland in Olanda e al Groezrock in Belgio. Con diverse formazioni sono approdato a festival jazz a Mosca, Gerusalemme, Strasburgo, Ucraina, Turchia, etc. Di particolare importanza è stata la mia collaborazione con la Reut Regev's R*Time una band newyorkese che mischia musica klezmer e avant-jazz e che ha avuto a che fare con artisti del calibro di Anthony Braxton, Frank London, Elliott Sharp, Dave Douglas.

And Now...

Ho iniziato a collaborare con una serie di jazzisti molto preparati e che so mi aiuteranno a migliorarmi. Età media: sessant'anni. Poi quando voglio "distrarmi un pò" ma suonando sempre, mi aggrego ai Los Picios. Ci mettiamo dei sombreri in testa e via con il nostro Mariachi Sound. Non suoniamo sul palco, ma tra la gente. E così se la situazione diventa particolarmente gioiosa, saliamo anche sui tavoli. Magari eseguendo "Rose rosse" di Massimo Ranieri con tanto di fiati e percussioni. Insomma, dal concerto alla festa e al rito collettivo. E pensare che pur avendo fatto il Conservatorio, non sono stato immune dall'essere affascinato dall'ondata punk. Da adolescente, una delle mie prime band si chiamava Urlo Alkolico. Avevamo vinto anche un contest per band giovanili.


 
 
 

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