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BAUSTELLE: Un film retrò dalla colonna sonora che infiamma l’anima (Recensione Concerto) #Baustelle

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 9 apr 2017
  • Tempo di lettura: 2 min


Baustelle

BAUSTELLE

L’amore E La Violenza Tour

7 Aprile 2017

Teatro Colosseo

Torino

Voto : 8

Di Federica Monello

Atmosfera retrò, suoni elettronici, storie che raccontano l’oggi come se fosse ieri: questo e molto altro è “L’amore e Violenza”, l’ultimo dei Baustelle. La data torinese del tour al Teatro Colosseo ci ha catapultati indietro nel tempo e offerto uno spettacolo ipermediale. L’impressione era quella di stare dentro un film anni Settanta, complice la scenografia e il font della scritta del nome del gruppo illuminata via via da effetti luminosi dal sapore vintage.


Il palco è affollatissimo: due tastiere e un piano, uno spazio dedicato ai sintetizzatori, batteria, basso, due chitarristi. Ad introdurci nel mondo dell’amore e della violenza è “Love”, poi Rachele al piano e Bianconi alla voce ci presentano “Il Vangelo di Giovanni”. Note elettroniche che ci fanno ballare anche da seduti ed è “Amanda Lear” che accende il live con il pubblico che canta e Rachele che si muove sul suo tacco vertiginoso. Per una buona ora i Baustelle hanno suonato tutto il loro settimo album. Spiccano “Eurofestival” che si chiude con un assolo di chitarra e il sonaglio suonato da Rachele, la coivolgente “Basso e batteria”. Con “La musica sinfonica” il palco è tutto per Rachele, con un Bianconi defilato che gioca con i cori. Ancora un salto indietro con una struggente e retrò “La vita”, emozionante e intensa. Così come lo è per il contenuto “Continental Stomp” che esorcizza la violenza delle stragi a suon di effetti e basso elettrico e di speranza. Atmosfera intima con piano e voce per “Ragazzina” che sugli effetti del marimba fa calare il buio per qualche secondo e poi tutti gli strumenti chiudono la ballata e la prima parte dello spettacolo.

Il buio e la scritta “Non muovetevi, relax” è una pausa per loro e per noi dalle intense emozioni che ci hanno attraversato. È un orchestrale “Charlie fa surf” a rompere il silenzio e a far cantare tutti. Inizia la carrellata dei vecchi successi che entusiasma sempre di più il pubblico con “Un romantico a Milano”: il gioco alle tastiere di Rachele, Francesco alla chitarra classica e il nuovo chitarrista con la resofonica in stile blues.


Ogni singola parola cantata da Bianconi ci fa assaporare con un gusto diverso “Bruci la città”, ne conoscevamo la versione della Grandi, ma quella di colui che l’ha scritta la rende autentica e priva di fronzoli musicali. Echi di voce ribadiscono che il domani di “La canzone del parco” è lontano. Colpisce “L’aeroplano”, con Rachele sola sul palco: la scena è tutta per la sua voce, gli effetti di droni e luce che imita un aero che passa sulle nostre teste. Con “Le Rane” buona parte del pubblico in platea si alza e capiamo che tra poco invaderà il sottopalco. Infatti “La guerra è finita” dedicata da Bianconi a Carlo Rossi vede la gente che balla e canta a pochi centimetri dalla band. L’encore finale ci presenta un inedito “Veronica numero 2” e “La canzone del riformatorio” a chiudere l’intenso live. Si accendono le luci e torniamo alla realtà degli anni zero. Il live è stato un viaggio temporale, musicale e sensoriale che lascia soddisfatti.


 
 
 

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