BOBO RONDELLI: due generazioni di Livorno a confronto
- Redazione
- 8 apr 2016
- Tempo di lettura: 3 min

BoboRondelli
Ciampi ve lo faccio vedere io Teatro Parenti Milano
07 Aprile 2016 Voto: 8,5
Ciampi/Rondelli due generazioni di musicisti livornesi a confronto. Padre putativo il primo, grande discendente il secondo. E così Bobo, decide di fare un organico lavoro di riconoscimento dell'opera di Piero reinterpretando a modo suo una manciata di struggenti, ironici, irriverenti brani selezionati tra le composizioni di Ciampi. Non è la prima volta che i due livornesi entrano in contatto, già in altre occasioni Rondelli aveva interpretato Ciampi adesso però l'operazione è chiara, definita e documentata da un CD e da uno spettacolo live. Un progetto che aiuta la diffusione di Ciampi tramite una delle realtà più interessanti della canzone d'autore italiana
Nel suo peregrinare per tutta Italia lo spettacolo 'Ciampi ve lo faccio vedere io' approda a Milano, in una sala dello storico teatro Parenti assai affollata, anche da intellettuali e colleghi milanesi. Sul palco poche cose: un microfono, un piano (Fabio Marchiori) ed uno sgabello su cui prenderà posto un trombettista (Filippo Ceccarini). Accanto ad ognuna delle tra postazioni una bottiglia di vino, elemento indispensabile alla musica ed all'iconografia di Ciampi. Purtroppo quello che si piazza dietro al microfono è un Bobo Rondelli con il raffreddore e la tosse, indisposizione che in alcuni momenti pesa sulla qualità del cantato (elemento solitamente indiscutibile nelle esibizioni di Bobo). Dal palco arriveranno pressoché tutti brani di Ciampi con poche incursioni nel canzoniere di Rondelli.
La chiave di lettura delle interpretazioni rondelliane degli originali è tutta virata alla malinconia, elemento essenziale della poetica ciampiana alla quale però si aggiunge quel velo d'ironia, di sguardo distaccato dal mondo e dalla realtà che è tipica di certi toscani ed ancor più dei livornesi. Ciampi (e Rondelli sia quando lo rilegge, sia come autore) ha sempre uno sguardo malinconico, conscio delle difficoltà della vita come del fatto di essere lui stesso artefice del proprio destino. Solo in alcuni episodi Ciampi accusa “il mondo” di non averlo capito. Tutto ha un sapore amaro, quello della sconfitta ma allo stesso contiene una grande forza d'amore e di amare pur nell'incapacità di mantenere dei rapporti e di restare fermo. Irrequieto Ciampi, come Rondelli. Insita in Ciampi è la voglia di autodistruzione, di rifiuto di canoni stabiliti e consumati.
Tutto questo dalle assi del teatro arriva chiaramente; tra un colpo di tosse e l'altro Rondelli rende omaggio ad un grande autore di canzoni e forse ancor più ad un poeta. Gli arrangiamenti scarni (ma anche migliori degli originali) rendono giustizia alle parole, ai testi esaltando e dando loro un peso specifico elevato. A stemperare la tensione delle canzoni ci pensavano le introduzioni di Rondelli che spesso punta sulla sua consueta verve comica, quasi irrispettosa e dissacrante e con la voglia di sdrammatizzare ma il tutto è funzionale per entrare in pieno nel mood della canzone. C'era la sensazione (ed una giusta voglia) dello switch off improvviso tra le introduzioni e la forza emotiva delle canzoni, tra le parole virate al comico di Rondelli ed il pathos, spesso drammatico, dei testi di Ciampi.
In meno di un'ora e mezza Rondelli ci fa entrare, in punta di piedi, nel mondo di Ciampi, ce lo fa conoscere (se lo si è ignorato precedentemente), ce lo ricorda ma sopratutto ce lo fa amare ed apprezzare, con rispetto, passione ed ammirazione per un artista forse sottovalutato (anche per sua stessa volontà, che non ha mai fatto nulla per presentarsi al meglio) ed emblema di genio e sregolatezza, caratteristica comune a molti grandi artisti.
La seconda parte dello spettacolo vede invece Rondelli cimentarsi con altri classici della canzone italiana: Jannacci, Tenco e De Andrè, quest'ultimo lasciato interpretare dal coro del pubblico (sopratutto quello femminile come rimarca lo stesso Bobo). In occasione del passaggio milanese durante i bis lo ha raggiunto sul palco l'amico e poeta milanese Vincenzo Costantino “Cinaski” (già al fianco di Capossela) il quale su un adeguato sottofondo musicale (“a Caxxo” come richiesto al pianista dal poeta stesso) ha recitato una sua tipica composizione.
Quella che è uscita è stata una serata di grande intensità emotiva e partecipata dal pubblico, in cui la sofferenza del vivere ed i dolori dell'amore raccontati da Ciampi si sono esaltati attraverso le sentite interpretazioni di Rondelli (sebbene affaticato dal raffreddore). Un altro momento di grande forza emotiva si è raggiunto quando Rondelli ha chiesto un applauso in ricordo di Gian Maria Testa. A quel punto è partito dal pubblico un interminabile e fortissimo applauso a cui si sono uniti i tre musicisti.
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