BRUNORI SAS: Tra canzoni e monologhi all'ombra del teatro canzone di Gaber #BrunoriSAS #CanzoniE
- Redazione
- 25 apr 2018
- Tempo di lettura: 4 min

BRUNORI SAS
Canzoni e monologhi sull'incertezza
24 Aprile 2018
Teatro Colosseo
Torino
Voto: 8
Testo e foto di Giorgio Zito
In un Teatro Colosseo sold out per la seconda volta in un mese, Dario Brunori presenta il suo nuovo spettacolo, “Canzoni e monologhi sull’incertezza”, un coraggioso tentativo di riproporre i brani del suo repertorio in una forma diversa dal classico concerto, quella ideata negli anni ’80 da Giorgio Gaber e Gian Piero Alloisio e conosciuta col nome di Teatro – canzone.
Uno spettacolo composto da un susseguirsi di canzoni e monologhi collegati tra loro, con un tema centrale che serve da collante, ma abbastanza elastico da dare la possibilità al cantautore calabrese di toccare più temi.
Evidenti e ricorrenti i richiami proprio agli spettacoli della coppia Gaber – Luporini, a partire monologo iniziale Io, io, io, un dialogo tra le tre personalità di Brunori, un’introduzione auto ironica con cui scherza su se stesso e sul mestiere del cantautore, al telo che nasconde la band e si alzerà per “Lamezia – Milano”.

L’ironia e l’autoironia sono due delle componenti principali della scrittura di Brunori, autore di tutti i monologhi, e aiutano a rendere leggero un discorso che tocca temi importanti. Molti i riferimenti alla filosofia, da Cartesio a Pirandello, fino al contemporaneo Zygmunt Bauman, inventore del concetto di società liquida che ha ispirato il monologo “L’uomo liquido”, una presa di distanza da una società tanto attratta dalle novità straniere alla moda (il ramen e il sushi vengono allegramente sbeffeggiati) quanto spaventata dagli stranieri di “L’uomo nero” (Peraltro canzone vincitrice del premio Amnesty 2018).
L’incertezza è quella dell’individuo, ma anche quella della società. Una società che non trova più le sue radici, e diventa quindi facile preda della paura, tema questo che attraversa la parte centrale dello spettacolo: dalla paura di perdere un amore di “La macchina sua” e di “Colpo di pistola”, a quella di prendere posizione di “Don Abbondio”, a quelle raccontate in “Selacofobia”, in cui passa in rassegna tutte le sue paure, che sono spesso anche le nostre, quelle infantili e quelle dell’adulto. E allora le canzoni possono servire anche per combattere queste paure, come in “Canzone contro la paura”, qui resa con una grande interpretazione, o per smascherarle, come in “Uomo nero”, una canzone quasi profetica, che ha descritto perfettamente i tempi in cui viviamo (per presentarla, dice: ho notato che ultimamente in Italia se gridi la gente ti segue), eseguita in una versione meno pop e molto rock, arrabbiata, uno dei momenti più alti dello spettacolo.
Collegato al tema della paura, è quello del cambiamento indotto dello stile di vita: qui Brunori mette in guardia da una società che ci costringe ad eliminare dalla vita “ciò che è vita”, nel senso di esperienza reale, vita sociale (incontrare persone, andare al cinema, a teatro, ad un concerto), vivendola di riflesso dietro ad uno schermo (della tv o di un computer).
Brunori riesce nell'impresa di parlare di temi profondi con estrema leggerezza: se in “Oh vita!” la morte viene individuata come unica soluzione al problema dell’incertezza, con “Sabato Bestiale” torna il sarcasmo sul fare canzoni, sull'impegno e sui cantautori, e “Momenti di quotidiana incertezza” è una serie di freddure quasi da cabaret. Belli anche i momenti più intimi, come il racconto della vicenda di Frida Kalo nell'intensa e profonda “Diego e io”, o “La vigilia di Natale” eseguita da solo al piano.

Brunori, definito cantautore generazionale, riesce davvero a parlare alla sua generazione, toccando da vicino i temi più sentiti. Se “Il costume da torero” è la lotta dell’ottimismo contro la realtà, con la convinzione che ogni rivoluzione deve partire prima di tutto da se stessi, “La verità” affronta le paure e le ansie di una generazione in cerca di identità, di una strada per uscire dalla crisi, ma Brunori avverte: la crisi, se dura dieci anni, non è più crisi, è la nostra condizione, e “La vita pensata”, eseguita da solo voce e chitarra, tira le fila della serata e apre al monologo finale. Due veloci bis chiudono la serata: Brunori si siede al piano ed esegue due brani splendidi, “Kurt Cobain” e “Arrivederci Tristezza”.
“Canzoni e monologhi sull’incertezza” non è solo la dimostrazione della bravura di Dario Brunori come autore e cantautore, ma è anche un’ottima prova d’attore: solo in un paio di occasioni recita con l’aiuto del leggio, per il resto va sempre a memoria, da vero attore, spesso anche improvvisando battute a seconda della reazione del pubblico. Con questo spettacolo, Brunori riporta a nuova vita la formula gaberiana del Teatro – Canzone, e, anche se ancora manca la profondità dell’analisi sociale e politica di Gaber e Luporini, sembra essere uno dei pochi in grado di farlo, insieme a Giulio Casale ed al bravissimo Simone Cristicchi (se solo quest’ultimo avesse voglia di provarci seriamente). Prova superata a pieni voti.
BRUNORI SAS – Scaletta Brunori a Teatro
Io, io, io (monologo)
Secondo me
La vita liquida
L’uomo liquido (monologo)
Lamezia- Milano
Canzone contro la paura
La macchina sua (monologo)
Colpo di pistola
Selacofobia (monologo)
Don Abbondio
Uomo nero
Oh vita! (monologo)
Sabato Bestiale
Diego e io
Momenti di quotidiana incertezza (monologo)
Il costume da torero
Come stai
La vigilia di Natale
La verità
La vita pensata
Monologo finale
BIS
Kurt Cobain
Arrivederci Tristezza
Comments