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CHEMICAL BROTHERS: Lo show digitale (Recensione) - #ChemicalBrothers

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 23 lug 2016
  • Tempo di lettura: 2 min


Chemical Brothers

CHEMICAL BROTHERS

Market Sound - Milano

22 Luglio 2016

Voto: 7,5

di Luca Trambusti

Hey Boy Hey Girl ballate!!!

Questo è il messaggio che i due fratelli chimici lanciano dal loro palco, nascosti da un muro di apparecchiature che consentono loro di scaldare il dancehall con i loro ritmi ipnotici e ripetitivi.

E il pubblico non si fa certo pregare e si lascia travolgere dall'onda ritmico-digitale che li avvolge.

Amanti della discoteca, sconvoltoni fuori tempo massimo, alernativi, qualche hipster, ragazzi e qualche adulto, tutti presi da quello che arriva dalle casse e dai video che scorrono alle spalle dei due “musicisti”.

Un'ora e mezza, tanto dura l'esibizione dei Chemical Brothers, in cui il ritmo ed il “suono” sono sovrani, padroni assoluti del luogo su cui si diffondono. Quello dei due inglesi è un qualcosa che mischia tutto tra la discoteca, il concerto e l'esperienza visuale. Il loro show si sviluppa con frasi musicali e ritmiche ripetute sino a sfinimento, con brevi digressioni che riportano immediatamente al tema principale della “canzone”. Tutto ciò non fa che rendere ipnotico e quasi trascendentale l'ascolto ed il coinvolgimento, alternando momenti più intensi ad altri più leggeri. Suoni perfetti, variazioni ritmiche ineccepibili, costruzione ed architettura sonora assemblati con maniacale attenzione sono elementi che rendono, in una concezione musicale ben precisa e classificata, di alto livello il lavoro dei Chemical Brothers che elaborano molto in fase di preparazione dello show e che dal palco sembrano limitarsi a schiacciare bottoni che generano e “lanciano” parti già precedentemente studiate.


La ripetitività che, in una concezione standard della musica, è un limite, qui si trasforma in chiave vincente nonché elemento essenziale. Al pari lo è la ricerca e la creazione di nuove sonorità che vengono generate per l'occasione. E' indubbio che in questo i Chemical Brothers sono maestri.

Come sono maestri del light designing, nella visual art. Luci, laser e video sono ai massimi livelli e funzionali allo spettacolo stesso ed al concetto di musica che lo genera.

Nel complesso un concerto dei Chemical Brothers è concepito e costruito per la danza, per il ritmo digitale, dove nulla è suonato ma tutto è costruito …. e lo è dannatamente bene ed in alcuni momenti in maniera assai coinvolgente. I limiti della musica “altra” diventano pregi ed essenza, lo spettacolo è globale ed avvolgente, visuale e sensazionale.

D'altra parte ch'è la disumanizzazione della musica stessa, dominata dalla macchine e dalla costruzione sonora più che dal calore delle note suonate. C'è il concetto di concerto come discoteca, c'è la musica come momento estraniante e c'è la freddezza digitale che non riesce ad essere mitigata dalla potenza dei bassi o dalla forte spinta ritmica di una cassa dritta (tutto ovviamente digitale).

Se il ritmo, lo “stordimento” generato della musica, se il ballo è un momento liberatorio e se la costruzione al computer della musica stessa non disturbano ed anzi sono il pane quotidiano dell'ascoltatore, allora il contesto concerto/discoteca dei Chemical Brothers è perfetto come anche dimostrato nella tappa milanese. Se invece ci si appassiona ad altro bisogna approcciarsi a questa musica ed a questi show in piccole quantità.

Si replica il 12 agosto a Pescara in occasione del festival Pescara Rock, live che vedrà l’opening dj-set di Alli Borem e, a seguire, di Giammarco Orsini.


 
 
 

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