EVANESCENCE: La controrisposta rock al pop dei Coldplay arriva dall’Ippodromo di San Siro #Evanescen
- Redazione
- 5 lug 2017
- Tempo di lettura: 3 min

EVANESCENCE
04 Luglio 2017
Milano Summer Festival
Ippodromo di San Siro
Milano
Voto: 6,5
Di Miki Marchionna
L’attesa è terminata e una nuova, fino al loro prossimo ritorno, è già iniziata. Dopo cinque anni di assenza dai palchi italiani, gli Evanescence sono tornati nel Bel paese in occasione del Milano Summer Festival per un’unica data, quella svoltasi martedì 4 luglio presso l’Ippodromo di San Siro. La band statunitense capitanata da Amy Lee ha regalato uno show filato, senza fronzoli, ma non esattamente coinvolgente, basato essenzialmente sulla semplice esecuzione.
Tardo pomeriggio. C’è gran fermento al quartiere San Siro del capoluogo meneghino. Da una parte, allo stadio Meazza, si contano file e file di persone ansiose di assistere alla seconda data consecutiva dei Coldplay. Dall’altra, invece, una carovana molto meno folta si dirige verso l’Ippodromo del Galoppo, dove di lì a poco si esibirà il gruppo gothic rock. Due tipologie di pubblico opposte per genere e stile, ma accomunate da un minimo comune denominatore: la musica.

La grande area della struttura dedicata ai concerti non è strapiena, anzi. I fan, tuttavia, sono tutti assiepati dinanzi al grande palco, vestito unicamente del grande logo degli Evanescence sullo sfondo. Niente maxi schermi, nessuna band a fare da spalla: si attende solo l’arrivo di Amy Lee e soci.
Lo show ha inizio poco dopo le 21,30, contemporaneamente a quello di Chris Martin. Lo si capisce dai fuochi d’artificio che partono dal vicino stadio. Ma non è certo la spettacolarità a farla da padrone nel caso della band di Little Rock, Arkansas. Tutto molto ‘old school’ da questo punto di vista. Gli Evanescence partono subito con “Everybody's Fool’’, direttamente dall’album che li ha portati alla ribalta nel 2003, “Fallen’’.
Non è una partenza ‘col botto’, come si suol dire. C’è qualche problema con l’audio esterno, che per più volte salta per almeno mezzo secondo. Inoltre, la voce di Amy Lee, per l’occasione in top nero e una sorta di sciarpa di piume rosse, risuona abbastanza diversa rispetto a quella cui si è abituati. Insomma, pare che la ‘frontwoman’ non sia in forma. Ma ben presto farà ricredere tutti.
Si prosegue con “What You Want’’, seguita da “Going Under’’. Band impeccabile sin dalle prime battute, mentre la cantante inizia a carburare. Il live comincia a salire di qualità. Con “The Other Side’’, Amy Lee dà il via al lungo rimpallo tra organo elettronico piazzato sul lato destro dello stage, con il quale si esibisce in assoli dal gusto tipicamente gothic, al suo microfono lì al centro dinanzi al pubblico, molto composto e attento.
Gli Evanescence staccano leggermente il piede dall’acceleratore con “Lithium’’, durante la quale Amy Lee sembra finalmente aver ripreso piena padronanza della sua vocalità. Canta e suona il piano anche nelle successive “My Heart Is Broken’’ e “Your Star’’. Poche, pochissime parole quelle dell’artista tra un pezzo e l’altro. Pronuncia solo qualche timido «Grazie…» e dice: «Ci siete mancati…». Preferisce che siano i brani a parlare per loro.
E dopo l’adrenalinica “Say You Will’’, arriva il momento più emozionante e magico della serata con la celebre “My Immortal’’ in acustico, chitarre e voce. L’Ippodromo intero canta incantato. Qualcuno alza persino l’accendino, facendo ondeggiare le fiammelle sulle note della malinconica, ma allo stesso tempo dolce canzone. La parentesi acustica si chiude con “The Change’’, in cui si aggiungono basso e batteria.

Ormai in dirittura d’arrivo, la band propone “Call Me When You’re Sober’’ e il pezzo che li rese famosi al grande pubblico “Bring Me To Life’’, forse il secondo momento del concerto (il primo in “My Immortal’’) in cui l’uditorio viene veramente coinvolto e trasportato dalla musica. Melodie collegate ai ricordi dei primi anni 2000 potrebbero rappresentare la degna chiusura dello show, ma Amy Lee e co. concedono il bis con “Disappear’’. Lungo saluto finale con consueto lancio di plettri e bacchette e la vocalist che prende la bandiera tricolore e la sventola.
L’hype per l’unica data italiana degli Evanescence era abbastanza alto, ma in realtà è stata tutto meno scoppiettante di quanto ci si potesse aspettare. Concerto piuttosto sobrio, con qualche breve guizzo adrenalinico per una musica che di fatto nasce muscolosa, scandita da doppie casse di batteria e riff possenti. Molto apprezzabili i giochi di luci: semplici, ma ben dosate e in perfetto sincrono. Meno di un’ora e mezza di musica per questo live degli Evanescence, comunque seguitissimo da giovani e meno giovani seguaci. Tra la folla tanti ultra 40enni.
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