GIANNI MAROCCOLO: Per la prima volta al centro della scena per raccontarsi
- Redazione
- 5 feb 2016
- Tempo di lettura: 5 min

GIANNI MAROCCOLO
"NULLA E' ANDATO PERSO"
UNO SPETTACOLO TEATRALE PER RACCONTARSI RICORDANDO CLAUDIO ROCCHI
Dopo una lunghissima e luminosa carriera passata a suonare e produrre senza mai mettere in primo piano il proprio nome, Gianni Maroccolo ha deciso di “fare un passo verso il centro del palco” e, per la prima volta, diventare protagonista di un nuovo progetto. Gianni Maroccolo (nato a Manciano provincia di Grosseto nel 1960) è lo storico bassista degli esordi dei Litfiba, poi passato ai CCCP di Ferretti/Zamboni. Maroccolo era sempre lì, con il suo basso ma anche in veste di produttore quando il progetto è divenuto CSI e poi (senza Zamboni) PGR. Dopo quell'esperienza la sua carriera si è sviluppata proprio come produttore artistico, talent scout e discografico pur continuando a suonare il basso in ogni progetto in cui era coinvolto.
Oltre 30 anni di carriera ai massimi livelli artistici fanno di lui un grande testimone della storia del rock italiano con molto da raccontare e da ricordare. Così Gianni ha deciso di unire un piccolo gruppo di colleghi amici e di ripercorre in musica e parole questo lungo periodo. Il risultato è uno spettacolo dal titolo “Nulla è Andato Perso – Da via De Bardi 32 a vdb23” (Via de Bardi è il luogo dove sono nati i Litfiba e che “rappresenta” la “ba” del nome della band); un titolo che racchiude l'intera carriera del bassista, dai Litfiba al suo ultimo lavoro con Claudio Rocchi (vdb23 appunto).
Lo spettacolo debutterà sabato 6 Febbraio al Teatro Studio di Scandicci per poi girare in parecchi piccoli teatri italiani. Sul palco con lui l'ex Litfiba il fiorentino Antonio Aiazzi alle tastiere, il cantautore Andrea Chimenti, il chitarrista Beppe Brotto ed il batterista Simone Filippi. Dalla sua casa di Cecina Gianni ci ha raccontato lo spettacolo.
Maroccolo, come nasce questa idea?
E' una cosa che tenevo da tempo nel cassetto e che prima o poi sapevo potesse realizzarsi. Sinora ho sempre fatto il cane solitario, cercavo il branco per camminare insieme ma allo stesso tempo ero consapevole che niente dura per sempre. Da tempo mi sono reso conto che non era possibile ripartire con i grandi progetti di una volta come Litfiba o CCCP/CSI.
Pensavo di fare lo spettacolo con Rocchi, ma poi sono stato ritardato dai progetti con i CSI ed i Litfiba e quindi non ho fatto in tempo a realizzarlo con lui (Rocchi è mancato nel giugno 2013 ndr). Ma so che lui non c'è ma che è lì, sul palco, con me.
Non voglia dimostrare nulla, voglio ripartire e tirare le somme sapendo di essere da solo. Di fatto è un tributo al mio passato ed ai molti progetti a cui ho collaborato.
Come verranno riprodotte e rimasticate le canzoni scelte?
Ho sempre lavorato con autori di tanti testi mentre qui la parola ha meno protagonismo, é uno spettacolo maggiormente musicale. Per questo spesso la recitazione di Andrea Chimenti riassume in pochi minuti il testo con ampi spazi poi all'improvvisazione.
Quindi ci sono anche parti parlate?
Qualcosa lo racconto io stesso con interventi molto minimali e spero ironici, senza prendermi sul serio. Non é un concerto di r'n'r; si avvicina più ad una psichedelia un po' geriatrica.
Qui ho ritrovato e riportato lo spirito iniziale della carriera quando si suonava per il gusto di farlo senza sovrastrutture o intenzioni future.
In questo spettacolo si definisce “al centro della scena”. Cosa significa esattamente?
Che per la prima volta mi metto in gioco come solista. Non sarò fisicamente al centro del palco, anche se non sarò completamente defilato. Io stavolta mi faccio carico di trainare una storia, é un piccolo spettacolo in cui mi prendo le mie responsabilità. Sarà molto improvvisato come anche il mio ruolo di Cicerone, avrò un canovaccio ma poi inventerò al momento. Pure la scaletta musicale e gli ospiti saranno diversi ogni volta.
Chi ospiterà sul palco?
Ho parecchi amici a Firenze, per la prima a Scandicci qualcuno di loro verrà anche se non posso dire chi. Sarà una sorpresa. Nelle varie date ci saranno ospiti musicisti ma anche cantanti. Il mio sogno é di avere Fresu con me sul palco.
Come può sintetizzare la sua carriera, così lunga e variegata?
Come dicono i brasiliani: una vita dedicata all'arte dell'incontro. Mi sono sempre confrontato con chi mi stimolava e che a mia volta stimolavo. E' stato un percorso artistico andato di pari passo con quello umano ed il presente è dovuto a tutti gli incontri e scambi fatti nel tempo.
I Litfiba sono la gioventù, l'adolescenza senza condizionamento con incoscienza e senza impegni. Solo alla fine abbiamo scoperto il potenziale della band e da lì sono arrivate strade diverse
L'ultimo disco dei CCCP (Epica Etica Etnica Pathos 1990 ndr) é uno dei dischi più belli della mia vita e la conoscenza con Ferretti mi ha fatto entrare nella maturità: é stato colui che mi ha aperto gli occhi. Clamoroso anche l'incontro con i Marlene Kuntz per l'animalità della musica.
In ogni ciclo ha avuto la fortuna di essere con persone che mi hanno sempre dato, a cui penso però di avere dato qualcosa anch'io a loro.
Ma qual'è la sua vera anima artistica?
Non lo riesco a capire. So di rendermi partecipe e dare sempre un contributo a chi ha talento. Ricerco il talento umano ed artistico e ciò che do io, alla fine lo fa fiorire. Rispetto la musica, che è una scelta di vita e quindi sacrale. Cerco di emozionarmi e quindi si emoziona anche chi ascolta. E' difficile il paragone con un artista di riferimento. Di certo non sono un “rockettaro” a differenza di quanto si possa pensare, mi considero una musicista a tutto tondo. Con i dovuti distinguo, rispetto ed umiltà Brian Eno potrebbe essere un riferimento. Non mi sento un bassista ma un alchimista.
Dunque una carriera positiva. Ma ci saranno stati anche dei momenti brutti.
Sì. Il concerto a Mostar con i CSI. Siamo andati lì, in un paese distrutto dalla guerra, carichi di strumenti, di amplificatori in un luogo non adatto. Sembravamo gli “americani” o degli sbruffoni. Non ho mai capito il perché di quella scelta. E poi le cose già non funzionavano tra di noi. I CSI di fatto si sono sciolti lì a Mostar, un luogo in cui se dovevi portare qualcosa era la farina, non la musica. Mi sentivo fuori contesto sono stati giorni brutti. E poi, poco dopo il ritorno, la chiusura del progetto CSI con una lettera di Ferretti, la diagnosi di un brutto tumore a mio padre e la chiusura del CPI (l'etichetta Consorzio Produttori Indipendente ndr). Tutto questo in tre giorni. E poi ho un altro rimpianto.
Quale?
Quello di aver sacrificato gli affetti e le relazioni personali a vantaggio del lavoro senza essere stato mai realmente presente.
Torniamo allo spettacolo. Pensa che possa interessare alle nuove generazioni questo recupero del suo passato?
Sono posti piccoli, spero di riempirli e credo che possa interessare anche i giovani, so già che e ne avrò parecchi in platea. Faccio tanti incontri che con ragazzi: workshop, conferenze universitarie o scolastiche ma sono tutti diretti, di parola, in cui è facile dare qualcosa. Cosa succeda attraverso la musica non lo so. Qui parlerà la musica, quella che ha attraversato 30 anni di storia. Sono molto emozionato e non ho idea di cosa possa succedere.
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