GIGI D’ALESSIO: Live in teatro con il suo stile, tra amore e buoni sentimenti (Recensione Concerto)
- Redazione
- 24 ott 2017
- Tempo di lettura: 3 min

GIGI D’ALESSIO
23 Ottobre 2017
Auditorium Parco della Musica
Roma
Voto: 7
Di Francesca Amodio
Dopo la data zero di Sulmona è dalla Capitale che riparte il “Gigi D’Alessio live tour 2017”, la nuova tournée teatrale, targata Live Nation, di uno degli artisti napoletani più amati in Italia ma anche all’estero che in dodici date nei teatri più prestigiosi dello stivale ripercorre i venticinque anni di carriera di D’Alessio, abbracciando tutta la sua vastissima produzione, da “Lasciatemi cantare” del 1992 fino a “24.02.1967”, ultimo suo ultimo disco di successo, il cui titolo rimanda alla data di nascita del cantautore e che debutta immediatamente alla terza posizione della classifica degli album più venduti (FIMI), restandovi per svariate settimane.

Con una scaletta che di certo non ha deluso gli affezionatissimi, ai quali D’Alessio non fa mancare le celebri “Non mollare mai”, “Un nuovo bacio”, “Non dirgli mai”, “Il cammino dell’età”, “Quanti amori”, “La prima stella”, “T’innamori e poi”, “Benvenuto amore”, “Mon amour”, “Como suena el corazon” e molte altre, la sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma è un tripudio di fan scatenatissimi, grandi e piccini, venuti anche da ben più lontano del raccordo anulare per applaudire colui che, tra gli altri, nel bene e nel male, fa sì che la musica napoletana resista e convinca ancora.
Certo, per i puristi, o per quelli cresciuti a pane e rock ‘n’ roll, sovente la litania napoletana propria e celebre dell’artista in questione può sembrare quasi un lamento monocorde, ma d’altronde questi sono la firma ed il marchio di fabbrica di Gigi D’Alessio, che indubbiamente o si ama o si odia, ma che altrettanto chiaramente è rimasto fedele negli anni alla sua dichiarazione di stile, autentica nel suo lirismo a volte stucchevole ma che, con sorpresa, a tratti sa anche stupire con brani pop più di livello, in cui la scrittura testuale è comunque mai trascurata.
Incorniciato da luci davvero spettacolari, D’Alessio canta l’amore, la nostalgia, il dolore, l’amicizia e le paure sempre con credibilità e sentimento, e di questo, al di là dei gusti di cui disputare non si può, bisogna dargliene atto.

Tutto sommato le due ore di live trascorrono piacevolmente, tra momenti più intimisti e toccanti, in cui D’Alessio si rivolge alla madre scomparsa quando lui era appena diciottenne, non potendo quindi assistere all’evolversi della sua carriera, ma che, dice D’Alessio, “sarà stata di certo spettatrice di tutto da lassù”, fino alle parole d’incoraggiamento spese per i giovani che sono costretti a fuggire dagli affetti per sbarcare il lunario, a quelli che si uccidono per un ideale religioso, a quelli affranti per una storia d’amore finita e a quelli che gioiscono per una appena nata: in qualche modo il messaggio della musica di Gigi D’Alessio è un messaggio di speranza e levità, di leggerezza e consolazione.
Una menzione particolare merita la straordinaria band di D’Alessio, formata da alcune delle eccellenze dei palcoscenici italiani, da Alfredo Golino alla batteria, Giorgio Savarese e Lorenzo Maffia alle tastiere, Roberto D’Aquino al basso, Maurizio Fiordiliso e Pippo Seno alle chitarre, fino all’ottimo fonico Roberto Rosu, tutti indubbi fiori all’occhiello per ciò che concerne la sezione tecnica del live.
“Il concerto l’avete fatto voi per me”, conclude emozionato D’Alessio, davanti alla standing ovation capitolina che sembra voler ripagare in qualche modo la semplicità e l’umiltà di un artista che, nonostante tutto, procede nell’intenzione di portare in scena un concerto di livello, al di là dei gusti e delle inclinazioni.
Comments