GIOVANNI ALLEVI: Un live da vivere senza nessun orpello o inutile fronzolo(Recensione concerto) #Gio
- Redazione
- 15 set 2017
- Tempo di lettura: 3 min

GIOVANNI ALLEVI
Celebration Piano Tour
14 settembre 2017
“Tivoli Chiama! Il Festival delle Arti”
Santuario di Ercole Vincitore
Tivoli
VOTO: 8
Di Francesca Amodio
Clamoroso successo di pubblico per la chiusura del “Tivoli Chiama! Il Festival delle Arti 2017”, il festival di musica, teatro e danza iniziato il 30 giugno nella città di Tivoli, a due passi dalla Capitale, a cui il pubblico tiburtino ma non solo regala un sold – out per la concomitanza di un altro evento di chiusura, il “Celebration Piano Tour” di una delle bandiere musicali italiane più famose all’estero, quella del maestro Giovanni Allevi, che recupera stasera nella spettacolare cornice del Santuario di Ercole Vincitore la data dell’8 luglio, posticipata a causa di un brutto distacco della retina.
Nato grazie alla cooperazione fra il Comune di Tivoli, il Mibact, la Siae, l’Istituto Villa Adriana e Villa D’Este, il “Tivoli Chiama!” accoglie l’acclamato pianista marchigiano in uno dei più importanti complessi sacri dell’architettura romana di epoca repubblicana, edificato nel II secolo a.C. e che vide il glorioso Augusto amministrare la giustizia proprio fra le mura del santuario, e che stasera ospita il pianoforte del maestro Allevi regalando agli spettatori presenti uno spettacolo panoramico da far invidia al resto del mondo.

Nonostante il grande spavento e la gravità del problema di salute, ancora recenti, Giovanni Allevi, quarantotto anni portati magnificamente, adagiati sulla silhouette di un ragazzino agile e dinamico e sulla famigerata e copiosa folta chioma scura, porta a casa un concerto magistrale, stilisticamente ed emotivamente impeccabile, a cavallo fra abili virtuosismi e l’umiltà di uno dei rappresentanti della musica classica contemporanea così come lui stesso l’ha definita e così come appare oggi la sua realizzazione, molto lontana da quella seriosa ed accademica di una volta e bensì molto vicina a quella di un qualsiasi concerto pop di alto livello, merito del garbo, dell’ironia e dell’innata simpatia che contraddistingue oramai Allevi.
O lo si ama o lo si odia, questo è un assodato dato di fatto: venuto clamorosamente alla ribalta mondiale grazie ad una nota pubblicità automobilistica che nel 2006 sceglie la sua “Come sei veramente” come colonna sonora dello spot, racconta stasera Allevi stesso, il fatto di realizzare una musica “classica nella forma ma contemporanea nei contenuti” crea un vero e proprio spartiacque all’interno del mondo accademico delle note, che in parte lo rinnega per aver “infangato” la purezza del concetto stesso di musica classica ed in parte lo esalta, pressoché per lo stesso motivo.
Tecnicismi e dibattiti accademici a parte, fatto sta che stasera appare un Giovanni Allevi in forma smagliante, che da “13 dita”, suo esordio del ’97, fino a “Love”, ultimo suo lavoro di due anni fa, ripercorre vent’anni esatti di carriera approdando ad un suono che Ian Jones, ingegnere del suono degli Abbey Road Studios di Londra, ha definito “morbido eppure potente, mai aspro e con una ricca estensione in bassa frequenza, per un’esperienza d’ascolto estremamente appagante”.

Ironico, istrionico, stravagante, estremamente umile e alla mano, Allevi nel bene o nel male rivoluziona la forma ed il concetto di composizione classica sbarcando su un territorio pop estremamente curato e ben studiato, che ottimamente si presta alle vesti, non a caso, della colonna sonora cinematografica popolare proprio per la sua caratteristica di morbidezza e tenuità; la rivoluzione è anche sita nell’andamento del concerto, che si avvicina quasi ad una piacevole pièce teatrale, un dialogo col suo pubblico, assolutamente estasiato e immerso nell’ascolto, in cui Allevi si destreggia fra una composizione e l’altra intervallando quest’ultime con aneddoti introduttivi giovanili, costellati di solitudine e disorganizzazione interiore, un disadattamento, scherza Allevi, non distante da quello che ha oggi.
Un’ora e trenta minuti di magia insomma, un live sicuramente degno di essere vissuto, senza nessun orpello o inutile fronzolo, con la semplicità come chiave principe di una formula vincente ed avvincente, con protagonista un musicista eclettico ed appassionato che si lascia ascoltare con trasporto e curiosità.
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