GIULIA MAZZONI: Un piano e tante emozioni in tour dal 18 Novembre (Intervista) #GiuliaMazzoni #Room2
- Redazione
- 15 nov 2016
- Tempo di lettura: 4 min

GIULIA MAZZONI
SOLA CON IL SUO PIANOFORTE SUL PALCO ALLA RICERCA DELLE EMOZIONI
AL VIA IL TOUR
di Luca Trambusti
“Giulia Mazzoni, nata a Prato il 15 marzo 1989, ha studiato presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano. Nel 2013 fa il suo esordio discografico con l’album “Giocando con i bottoni”, 14 composizioni inedite per pianoforte solo. Riceve il Premio Ciampi per la “Migliore cover di Piero Ciampi” e si esibisce sul palco del Concerto di Natale”.
Queste sono le prime righe della biografia della pianista e compositrice Giulia Mazzoni. Dal 2013 ad oggi la musicista toscana ha avuto una crescita importante, grazie anche a prestigiosi concerti e festival pianistici. La sua musica è arrivata anche in Cina, dove ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica con un tour di 5 date sold out.
Da pochi giorni è disponibile il suo nuovo album “Room 2401” che oltre alle sue composizioni originali contiene una speciale collaborazione con il Premio Oscar Michael Nyman, che per la prima volta nella sua carriera ha diviso la scena con un altro artista, rielaborando ed eseguendo a due pianoforti una versione inedita della propria composizione “The Departure”.
Ora Giulia sta per partire per una prima manciata di concerti: venerdì 18 novembre alla Sala Vanni di Firenze (Piazza del Carmine, 14); domenica 20 novembre al Bravo Caffè di Bologna (Via Mascarella 1); mercoledì 23 novembre al Teatro Camploy di Verona (Via Cantarane 32); sabato 10 dicembre al Museo Emblema di Terzigno (NA) (Via Vecchia Campitelli, 3) in occasione del Festival DiVino Jazz.

L'abbiamo incontrata per parlare di questa sua esperienza live.
La tua esperienza live sta crescendo. Cosa significa per te stare sul palco?
Per me il concerto è un momento importante nel quale non suono per gli altri ma con gli altri.
Mi metto a nudo e raccolgo emozioni dallo scambio con le persone. Il concerto è esperienza di condivisione, è creare un dialogo fatto di note e di emozioni.
Questo dopo mi permette di scrivere nuove composizioni perché la mia musica in genere si nutre di emozioni e di suggestioni e buona parte arrivano proprio dal live e quindi per me è fondamentale il contatto con il pubblico e con gli altri.
Ma ci si deve approcciare al tuo concerto come ad uno spettacolo di classica o pop?
E' musica, per me non ci sono barriere, ognuno può definirlo come vuole. La mia è musica contemporanea con echi di classica ma anche di altro. La bonus track dell'album “Room 2401” è un brano dei Daft Punk riarrangiato con piano. Nel live ci sono esperimenti musicali di altri artisti come Steve Lacy o David Bowie ma non classici. Per me è importante perché mostra la contemporaneità della scelta. In un concerto vorrei un pianoforte che va bene a tutti e che parla a tutti.
Che arrangiamenti fai in concerto o cerchi di essere più fedele a quando si sente su disco?
Cerco di essere vicina al disco. A volte però può capitare che ci sia un forte impatto emotivo con il pubblico e così improvviso all'interno del brano, una piccola improvvisazione giocando sulle armonie per poi tornare all'originale. Ovviamente questo però non lo decido prima.

Con due album all'attivo inizi avere più brani tra cui scegliere. Come costruisci la scaletta?
Sono legata ad ogni brano scritto e quindi è difficile privilegiare . Ho pensato una scaletta più sull'ultimo album più altri brani importanti del primo come “Ultimo caffè” o “Giocando Con I Bottoni” o “Piccola Luce”. In generale sono da sola sul palco, mi è capitato però di avere altri musicisti ed allora posso anche fare i brani con il violoncello o altri strumenti.
Ci sarà la possibilità di un duetto live con Nyman?
Mi piacerebbe. Non so, magari sarà presente in una data più avanti così ripeteremo quel duetto fatto per la registrazione del disco. Chissa!
Che differenza c'è tra il pubblico italiano e quello estero?
In Cina ho suonato in teatri importanti, da mille persone, davanti a famiglie con bambini per un programma di 90 minuti di pianoforte solo. E' stata una scoperta capire quanto per loro il pianoforte sia uno strumento pop in senso popolare. Hanno molta cura verso il pianoforte, ci sono tanti eventi dedicati allo strumento, anche di musica non classica. Hanno una totale mancanza di pregiudizio, una grande apertura ed interesse verso la musica nuova in generale.
L'Italia invece è un paese molto legato alla classica, dove siamo abituati a vedere il piano come strumento classico. In realtà ha molte altre sfaccettature, per me è un mezzo per raccontare storie ed emozioni. Comunque anche in Italia il pubblico si sta avvicinando sempre più a questa musica.
Quali sono i tuoi concerti che ricordi con maggior piacere ed emozione?
Sicuramente il primo concerto in Cina. Ricordo ancora l'entrata in teatro: il piano era in mezzo al palco circondato dalle persone. In un silenzio tombale ho attraversato un muro di persone per sedermi allo strumento. Era una cosa diversa dal solito, quindi ero emozionate ed anche terrorizzata. Ho superato ansia e paura grazie a bimba in prima fila che mi ha sorriso.
Altro concerto emozionante è stato tre anni fa a San Galgano in provincia di Siena nella chiesa cistercense senza tetto. Ho suonato in un posto magico e ad un certo punto è saltata l'amplificazione e siamo rimasti al buio. E' stata un'esperienza magnifica perché era una notte d'estate, stellata ed io ho continuato a suonare e le persone sentivano la musica con un'acustica perfetta. E' bello suonare in quelle condizioni con il vero suono.
Com'è il tuo concerto perfetto?
Che domanda difficile! Non esiste! L'importante è il suono ed il timbro del pianoforte. Importante è riuscire a restituire il timbro più vicino a quello pensato quando ho scritto il brano.
In realtà un concerto è perfetto se riusco a far chiudere gli occhi alle persone e farle viaggiare con la fantasie ed il cuore; ognuno con il proprio viaggio. Questo è quello che mi aspetto anche quando vado a vedere i concerti di altri; che mi emozionino.
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