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GOV'T MULE: Molta la carne al fuoco (Recensione Concerto) #GovTMule

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 16 giu 2017
  • Tempo di lettura: 3 min


GOV'T MULE

15 06 17

Live Club

Trezzo S/Adda (Mi)

Voto: 6

Di Luca Trambusti

A circa due anni di distanza tornano in Italia i Gov'T Mule, jam band americana, fondata da Warren Haynes, allora chitarrista della (rinata) Allman Brothers Band. Dopo il bellissimo concerto del 2015 a Milano le aspettative erano molto alte. Pero, se allora si era sentita una band dai suoni robusti ma prevalentemente blues oriented e con tutte quelle caratteristiche che identificano lo stile del guitar rock americano, in questa nuova occasione il risultato non ha avuto la stessa forza e “precisione”.

Intendiamoci, il problema non è tanto tecnico, il tasso di preparazione dei musicisiti sul palco è innegabile, assoluto: Warren Haynes, voce e chitarra Matt Abts, batteria e percussioni, Danny Louis tastiere/chitarra/voce e Jorgen Carlsson basso sono ottimi musicisti e grandi comprimari del talentuoso chitarrista. Quello che sposta l'accento e determina il concerto è il mix sonoro creato dal gruppo.


Dal palco sono arrivati tanti e tali suoni da non rendere omogeneo il flusso musicale, nei diversi brani è stato un continuo passare dall'hard rock (con citazioni Zeppeliniane) al jazz attraverso il blues, la psichedelia e certi passaggi riconducibili alla fluidità della Allman Bros Band. Ecco quello che è mancato di più è proprio il flusso sonoro e sopratutto stilistico costante. Sembrava un po' una costruzione “spezzatino”, tanti episodi tra loro poco collegati.

Inoltre certi assoli, ossatura ed essenza di questa musica, alla fine sono sembrati un po' troppo fini a se stessi, esercizi di stile che alla lunga mancavano di anima, scadendo in un'oziosa ripetitività. Haynes in alcuni episodi ha dato la sensazione di limitarsi ad un “semplice” compito da eseguire con grande stile, abilità e mestiere ma con altrettanta freddezza.

La carenza più evidente è stata quella della fluidità. Anche la ventina di minuti di pausa a metà concerto (uno show della durata totale di quasi tre ore) ha rotto la tensione, il flusso del concerto. Peraltro la seconda parte nel suo complesso è stata migliore della prima.

Il meglio i Gov't Mule lo hanno dato nel terreno del blues, regalando belle versioni, calde e potenti, vicine al rock blues. Poca concessione invece alla Allman Bros Band, nemmeno la recente scomparsa di Gregg ha dato ad Haynes lo spunto per lasciarsi attrarre dal loro repertiorio. Tra le poche cose il bis è stato intermente occupato da “Statesboro Blues” mentre “Jessica” è stata citata in una frammetata e psichedelica versione.


La bellezza e la relativa valutazion di un concerto è legata anche alle aspettative che si hanno; dopo lo show del 2015 i Gov't Mule hanno evidentemente e legittimamente deciso di presentarsi con un altro spettacolo, con un diverso stile ed approccio, non stravolgente ma dissimile da precedente. Il risultato è un concerto a tratti duro, dai suoni potenti, muscolari e dal grande impatto, che travolge l'ascoltatore. Anche il flusso chitarristico che solitamente è “culla” per emozioni e empatia con la musica in questo caso è sembrata più un'onda oceanica che una tranquilla risacca su cui comodamente lasciarsi galleggiare.

Quello dei Gov't Mule non è in assoluto un brutto concerto, ci mancherebbe anche, è che sullo spettacolo si sono addensate luci ed ombre, forse più le seconde delle prime. Aspettative, potenzialità e stile promettevano qualcosa ma, come capita per i regali di Natale, è arrivato qualcosa d'altro. Qualcosa di utile, bello ma non quello che ci si aspettava.

 
 
 

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