I DINOSAURI: Un live che è sussulto di vita e nuove irradiazioni (Recensione concerto) - #IDinosauri
- Redazione
- 17 feb 2017
- Tempo di lettura: 2 min

I DINOSAURI
16 Febbraio 2017
Salumeria della Musica
Milano
Voto: 8
di Massimo Pirotta
Questione di ex? Certamente no, e di cosa poi? I Dinosauri è un work in progress di tutto rispetto e questo concerto l'ha ampiamente dimostrato. Tutta la salutare ironia di musicisti viandanti. D'acordo, erano Modena City Ramblers e da quel marchio è difficile staccarsi (non tanto perchè il nuovo progetto non sia evolutivo bensì perchè quella band ha segnato profondamente la migliore musica italiana degli Anni 90, e ancora adesso prosegue). I Dinosauri alle prese con altri spazi. Che siano vivibili, armoniosi. E vista la qualità esibita durante il concerto, la strada imboccata è quella giusta. Passati prossimi, nati dalla stessa costola: Fiamma Fiumana, Caravan de Ville, Casa del Vento. Ed ora qui: bello e immediato c'è un sound che sa di inchiostro dei pennini e di bombolette spray dei writers. La forza delle parole scritte quanto il segno/segnale. I Dinosauri sono Cisco (voce, bodhram, chitarra), Alberto Cottica (fisarmonica, pianoforte), Giovanni Rubbiani (chitarra) plus Massimo Giuntini (bouzouki, pipe). Più di vent'anni a macinare date dal vivo sono serviti ad accumulare sicurezze, aprire nuovi orizzonti e a capire qual'è l'ingrediente principale per instaurare un prezioso feeling con il pubblico. E così è stato anche questa volta. Pochi preamboli e dritti al cuore. Quando la band esce dai camerini, i caldi applausi dei presenti hanno già segnato la sorte della serata. Non si tratta di una platea acritica bensì consapevole che un nuovo decalogo di suoni si sprigionerà entro pochi attimi. Certo, c'è il folto battito di mani quando la band si indirizza verso l'Irish-Folk ma soprattutto c'è la vitale tendenza ad assopare un songbook che viaggia nel tempo ed è vitaminico.
Sono in buona salute gli approcci folky che spavaldamente ben si accoppiano al cantautorato neo-neorealista quanto onirico. Sotto il segno autobiografico, biografico e... dalle microstorie alle macrostorie. Le liriche aspirano alto: fanno riflettere, sono invitanti, lanciano grida di rammarichi quanto di speranze. Insomma, sono vulcaniche. Se vogliamo, un agit-prop dai sapori delicati e nel ricordo di foto su pellicola. Ed anche come sentimenti come investitimenti. Che si fanno docu-film su tempi incerti e punti fermi. I Dinosauri, osservatorio sull'oggi: lavoro di ricerca tra memorie, testimonianze a venire e l'imbattersi in realtà di cui non si può fare a meno. L'accurata documentazione e il ballo di quando sapevamo il giorno cos'era. Le correnti di nuovi trasporti. Momenti clou: "Figurine" tutta dentro una bustina trovata nei soggiorni delle nostre abitazioni, "I Dinosauri" in cui il vintage è clemente, accogliente e ora siamo al verde, "Regno del nulla" tra vetri, lampioni, tappeti in uno showroom dai chiaroscuri colori, "I giorni della rabbia" combat-song che rotola tra suoni tradizionali e fà la cosa giusta (almeno si spera). I Dinosauri un pò Cantacronache "21th Century Version" e un pò sound-designer con tanto di partenze ed arrivi. Si reclamano i bis: Cisco, bodhram e quei centi passi in solitaria, il fattore umano del Comandante Diavolo e le sorti mai dimenticate di quel giorno di pioggia.
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