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JACK SAVORETTI: L'Italia è come casa sua (Intervista) #JackSavoretti

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 18 lug 2017
  • Tempo di lettura: 3 min


JACK SAVORETTI

Di nuovo in Italia con la sua musica piena di energia

Intervista di Luca Trambusti

Nato a Londra, cresciuto tra la Svizzera e gli USA Jack Savoretti ha chiare origini paterne italiane (suo padre è genovese, sua madre invece di origini tedesche).

La sua carriera è iniziata a Londra ma ora sta raccogliendo un bel successo i tutta l'Europa ed anche in Italia dove la sua popolarità è in crescita insieme all'affetto del pubblico.

I risultati sono frutto della sua volontà e sono arrivati con un duro lavoro, però ora il nostro Paese è costantemente nel suo calendario ed appena ha possibilità arriva per qualche concerto.

Dal 18 gennaio 2017 è partito per un tour con tappe negli Usa e in tutta Europa accompagnato dalla sua band. L'occasione per presentare live il suo ultimo disco “Sleep No More”. Dall’8 settembre al 14 ottobre, inoltre sarà l’ospite d’eccezione che accompagnerà la star internazionale del soul John Legend durante il Darkness & Light Tour 2017 nelle arene di tutta Europa


Lo abbiamo intervistato

Jack, l'Italia sta diventando la tua prima patria?

Qualcosa si sta sicuramente muovendo.... l'altro giorno alla dogana con la Svizzera un doganiere mi ha riconosciuto..... (Ride)

Come spieghi questa cosa?

Ci siamo in questi 5/6 anni ci fatti un bel mazzo. Il destino era nelle mie mani. Ho deciso di ripartire da zero, anche meno. Ho iniziato a suonare nelle pizzerie, nei ristoranti ed ovunque mi potessero ospitare. E' stato un ritornare giovane, un ricominciare la carriera. C'è però una differenza. In Inghilterra, dove ho iniziato la carriera, c'è un percorso preciso da seguire. Inizi nei piccoli locali e poi, se piaci e vai bene, suoni in posto sempre più grandi arrivando ai grandi palchi. In italia è diverso, non hai queste possibilità. Se riesci passi da situazioni minime a quelle più grandi con un salto e non a piccoli passi.

Ti hanno aiutato le tue origini italiane?

Meno di quello che mi pensassi.

Sei contento di quanto hai fatto in Italia dunque?

Sì, per diversi motivi. Primo perché so da dove arriva tutto ciò e poi perché ho dimostrato alla mia casa discografica che si può anche lavorare con la passione e la volontà. Loro (BMG ndi) consideravano l'Italia un mercato minore su cui non investire. Io, con il mio gruppo di lavoro, ho dimostrato che non era così, perché io volevo questo risultato e con la musica che faccio.

Appunto, che musica fai?

La mia, che è l'unica che so fare. Non puoi chiedere ad un attaccante di giocare in porta.

Qual'è la caratteristica di un tuo concerto?

Dal vivo la mia musica è energia, è la costante ricerca di creare una serata da cui la gente vada via dopo avere sentito qualcosa dentro. E' ricreare emozioni nelle canzoni anche dal vivo. E questo é costruita anche grazie alla band che è fatta di ottimi musicisti, i migliori che abbia mai avuto. Dal vivo siamo senza artifici e trucchi.


Come cambia la musica dallo studio al palco?

L'energia è il fattore comune ma cambia nei due contesti. In studio è tutto più riflessivo e narcisista, in sala metti la lente sul tuo ego. Dal vivo invece diventa un gioco tra l'ego, l'energia del pubblico, il fatto di piacere e convincere ed anche il reciproco divertirsi.

Quale situazione preferisci?

Le adoro entrambe anche se sono due sport diversi.

Qualè è il momento migliore del concerto?

Tutti. Sono diversi ma tutti belli. Vale la legge del teatro: l'inizio è l'emozione, a metà la conduzione della serata e nel finale lasci tutto lì!!!! Lo stesso è per il tour nel suo complesso.

E quale è la canzone che preferisci suonare?

Non esiste UNA canzone. Abbiamo la fortuna di essere conosciuti per più brani e quindi ogni show è diverso dipende dal mood della serata, dipende quindi dal pubblico che in ogni città e paese ha una preferenza diversa. Devo dire, e non sono ruffiano, che il pubblico in Italia ha un calore ed un'accoglienza ed ospitalità unica. E' la forza di questo Paese.


Hai memoria di un concerto disastroso?

Oh no!!! (Ride ndi) Se c'è stato me lo sono dimenticato perché non mi viene in mente.

Mi ricordo invece l'ultimo concerto a Genova: lì è stato molto emozionante. Anche se non ho mai vissuto Genova ero come a casa e poi ero entusiasta anche perché c'era mio padre.

Qual'è il tuo rapporto con l'Italia.

Non la conosco benissimo però ho un ricordo di Firenze, dove da ragazzino suonavo di fronte agli Uffizi. Mi trovavo con altra gente e stavamo a suonare i bonghi o le percussioni in piazza. Ero molto giovane.


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