JAZZMI 2016: Il jazz al centro della metropoli milanese - #myjazzmi2016
- Redazione
- 26 set 2016
- Tempo di lettura: 3 min

MUSEO DEL NOVECENTO
presentazione del
JAZZMI FESTIVAL
4-15 Novembre 2016
Dizzy & Gypsy. Perchè secondo gli organizzatori vuole essere un festival oltre il festival. Diffuso e itinerante, un tramite tra architettura e città. I suoi luoghi e (non luoghi), una storia tra passato, presente e futuro. Un'edizione apripista e che da subito sceglie la strada dell'evoluzione. Una kermesse con 320 artisti, 80 concerti, 25 eventi, molto da tramandare e l'altrettanta voglia di tuffarsi nei nuovi linguaggi. Calibri da novanta e nuovi talenti. Anche in nome del binomio Buzzati & Gaslini, quel concerto milanese di Miles Davis nel 1964 e fermo lì nelle teche della Rai, locali fumosi e all'avanguardia e svaniti: il Capolinea, la Taverna Messicana, il Santa Tecla. Milano In Jazz vuol dire avere il più giovane pubblico d'Italia affascinato dalle varie sfumature jazz. E' linguaggio che non è più solo provenienza "oltreconfine" ma colonna sonora portante del ritmo della città. E' improvvisazione, creatività, abbinamento con altre discipline artistiche come scultura, cinema, teatro, pittura. E' forza dinamica, articolata, in mutazione. Può essere formazione e documentazione, rapporto alleato tra soggetti diversi e molteciplità d'uso (dallo street jazz ai jingle pubblicitari). Con più bagagli culturali e traiettorie. Ed è per questo che non devono stupire la collaborazione tra Lady Gaga e Tony Bennett oppure l'ultimo David Bowie affiancato da fior di jazzisti. Tutto questi aspetti sono stati ben sottolineati e posti in evidenza (magari con sostantivi ed aggettivi diversi) dall'Assessore alla Cultura Filippo Del Corno, Luciano Linzi (co-direttore artistico del Festival con Titti Santini), Andrea de Micheli (Castadiva Group/Blue Note), Severino Salvemini (presidente CRT Teatro dell'Arte).
Circuitare. Tra luoghi deputati e insolite locazioni. Fuori da club e teatri, magari all'ultimo piano del Pirellone. Di certo non possono mancare "residenze" come Teatro dell'Arte, Teatro Dal Verme, Conservatorio, Teatro Nazionale, Salumeria della Musica, Santeria Social Club, Masada, Jampin' Jazz Ballroom e altre. Capienze diverse, ma in nome di un pubblico più articolato e variopinto. Senza trascurare l'elemento qualitativo delle proposte. Non poteva non esserci il tempio per eccellenza, cioè il Blue Note. Che secondo le parole del suo rappresentante un cruccio se lo porta appresso. Il locale "gira": 60mila spettatori, 20mila cene, 25% del fatturato Jazzy in Italia ma è un pò troppo lontano dalle atmosfere respirate dal gemello newyorkese. Più alla mano e meno aristocratico.
Rigorosamente Live. Sulla destra del tavolo dei relatori c'è un dipinto di John Lurie (Lounge Lizards), ed è il primo artista che dedica un'opera al JazzMi. "Ma come mai non è in cartellone?" "Problemi di salute". Ma quel quadro ben focalizza la qualità della proposta. Che è divulgazione, cultura, intrattenimento, un format da jazz tutto l'anno, colonna sonora dalle guglie del Duomo alle frontiere periferiche. Tra i numerosi concerti, incuriosiscono certe apparizioni "contaminate": Istanbul Sessions, Kandance Springs, Vapors Of Morphine, Gilles Peterson, Paolo Fresu & Uri Caine, Gogo Penguin. Senza nulla togliere all'indiscusso valore dei neo-classici.
Effetti collaterali (ma non troppo). Infatti si tratta di espansioni: luoghi "Aperti per Voi", vocazioni notturne da assaporare nelle sedi del JazzMinight, ripassi e scoperte tramite gli appuntamenti JazzMistories, Arto Lindsay esponente della No-New York che racconta il suo incontro con Basquiat, gigs e parole nelle librerie, una rassegna di film a tema presso il Cinema Palestrina. Insomma, già da ora si può affermare: buona la prima!
IL PROGRAMMA COMPLETO su www.jazzmi.it
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