Kamasi Washington: un torrido sax per appassionati
- Redazione
- 11 nov 2015
- Tempo di lettura: 2 min

Kamasi Washington –
live @ Tunnel Milano
Relese: 11 Novembre 2015
Voto: 8,0
Se pensate che il sassofonista californiano Kamasi Washington sia un illustre sconosciuto o al più un artista di “ultra” nicchia vi sbagliate di grosso. Di sicuro però non è un artista di grande fama, popolare. Che le dinamiche del pubblico siano insondabili ed imprevedibili lo dimostrano le tre date che Washington ha fatto in Italia: sold Out a Bologna, ottimi risultati a Roma e nuovo sold out a Milano; certo i club dove si è esibito sono di medie dimensioni ma riempirli così non è certo scontato e certo.
I più attenti quindi conoscono ed apprezzano il musicista americano che ha al suo attivo parecchie collaborazioni prestigiose: Wayne Shorter, Herbie Hancock, Horace Tapscott, Gerald Wilson, Lauryn Hill, Nas, Snoop Dogg, George Duke, Chaka Khan, Flying Lotus, Francisco Aguabella, Raphael Saadiq e Kendrick Lamar. Da pochi giorni è uscito anche un suo (praticamente) primo disco solista, il triplo Cd “The Epic”
Quello che sale, un po' tardi in realtà, sul palco è una “all black” band composta da sette elementi: sax, trombone, tastiere e chitarra synth, DUE batterie, un contrabbasso ed una (inutile) vocalist/performer che si scoprirà poi essere la fidanzata di Kamasi; a loro si aggiungerà successivamente un altro “polifiatista”, che porterà ad otto musicisti sul palco. Comunque un concerto “guitar free”
L'ambito musicale in cui si muove il Washington è sostanzialmente quello del jazz, che sotto la sua regia diventa un “Hard o Heavy Jazz”, molto duro, di forte impatto tant'è che in alcuni momenti il pubblico viene completamente travolto e spettinato dalla furiosa potenza sonora che arriva dal palco. A tutto si aggiunge qua e là qualche manciata di funky. I brani sono lunghissime dilatate cavalcate strumentali di lunghezza indefinita. Ogni strumentista si lancia in interminabili assoli che si distendono su una martellante ed implacabile base ritmica. Componente ritmica, vista la presenza di due batterie, che ha sicuramente un ruolo e valore primario.
I brani quindi si dipanano intorno ai lunghi assoli che crescono sino a raggiungere un parossismo psichedelico per poi rientrare sul tema centrale ed iniziale. Tastiere, chitarra synth, e sax si alternano in questo ruolo solista da protagonista in uno schema fisso e più volte reiterato sino a quasi diventare scontato, prevedibile. L'apoteosi si ha poi sull'assolo di batterie, lungo, indeterminabile, sin troppo lungo, inframezzato solo da una sezione corale della band che sembra porre fine al solo che poi riprendere e termina la prima parte del concerto.
Dal palco Kamasi intrattiene il pubblico raccontando piccole storie anche divertenti.
Intorno a due ore di musica bollente il concerto alla fine è molto appassionante, travolgente, teso e si “apre” alla melodia solo in un brano dove la “cantante” assume (senza grandi doti) il ruolo di protagonista. In generale siamo all'eccellenza tecnica supportata da un grande ritmo ma alla fine certe ripetitività, e schemi stancano mentre l'impatto sonoro travolge troppo il pubblico.
Comunque un buon e torrido concerto per un nome da tenere bene a mente e non lasciarsi scappare alla prossima occasione.
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