Litfiba: il rock e gli elementi della terra sul palco
- Redazione
- 17 lug 2015
- Tempo di lettura: 3 min
Litfiba – Live@Carroponte Sesto San Giovanni Milano
17 Luglio 2015
Voto: 7

La giornata è stata torrida, ma la temperatura serale (se si stava ai margini del gran casino) lasciava spazio ad una piacevolmente calda serata d'estate al Carroponte (ex area industriale trasformata in parco alle porte di Milano che, da alcuni anni, ogni estate diventa un interessante luogo per la musica) .
L'appuntamento era importante: sul palco salivano i Litfiba per un nuovo episodio del loro tour “Tetralogia degli Elementi”, che dopo la prima parte di fine inverno si ripropone ora in veste estiva.
Il tour ripercorre i 4 album che la band dedicò ai 4 elementi della natura – fuoco con “El Diablo” (1990), terra con “Terremoto” (1993), aria con “Spirito” (1994) e acqua con “Mondi Sommersi” (1997), elementi e dischi diversi tra loro.
In 23 brani Pelù e Ghigo rileggono quello che fu il periodo d'oro del loro percorso artistico e lo fanno con grande energia ed intensità dividendo in due parti distinte lo show.
Nelle prime 15 canzoni domina il rock più energico e l'impegno, la denuncia e la protesta, elementi che non mancano nemmeno nella seconda parte dove il divertimento, il ritmo ed il pop assumono un ruolo primario.
Se del “primo tempo” fanno parte tra le altre canzoni come “Africa”, “Sotto il Vulcano”, “Lo Spettacolo”, “El Diablo”, “Sparami” e “Siamo Umani”, nel successivo “tempo” troviamo “Fata Morgana”, “Ragazzo”, “Spirito”, “Regina di Cuori”, “Lacio Drom”, “Gioconda” (cantata con una tiara in testa) e “Ritmo” per poi congedare tutti con “Cangaceiro”.
Su una scenografia dominata dal pugno e lampo della copertina di “Terremoto” come al solito protagonista assoluto della scena è Pelù che probabilmente limitato dal grande caldo, pur restando un vero animale da palcoscenico, non è riuscito a dare il meglio di se nella sua veste “atletica”. A sorreggerlo la chitarra di Ghigo che però come al solito dal punto di vista scenico resta sempre un passo indietro pur essendo l'anima ed il motore musicale dalla Band (insieme a basso batteria e tastiere).
Ogni brano viene introdotto da Pelù che appella continuamente il pubblico con l'affettuoso “Ragazzacci”. Gli interventi hanno sempre un forte sapore politico, polemico e di “protesta” sia essa politica che sociale (contro la mafia, contro il governo, contro expo) dimostrando quale sia l'attenzione che il fiorentino mette all'attuale situazione del nostro paese e di come il rock possa essere in qualche modo veicolo di istanze di tale genere. Ma d'altronde Pelù non ha mai fatto mistero della sua attenzione a questi argomenti e non ha mai nascosto la sua visione delle cose. Da notare come alcuni brani (Africa, Ragazzo, Siamo Umani) siano ancora oggi vivi e trattino, a 20/25 anni di distanza, argomenti quotidiani e “moderni”.
Il pubblico segue il gruppo con grande passione ed amore, ogni canzone viene cantata con partecipazione e trasporto da un'audience variegata in termini anagrafici e “stilistici” ma evidentemente tutti accomunati da un'unica passione: quella per i Litfiba.
Un concerto di potenza che tuttavia, complice anche il calore (in termini climatici) della serata non riesce ad arrivare sino in fondo sopratutto nella prima parte dove peraltro non mancano i cavalli di battaglia e le hit. Maggior coinvolgimento e più freschezza la si ritrova nella seconda parte dello spettacolo, dove il pubblico “muove più il culo” meno travolto dall'irruenza del rock.
Resta come al solito l'ottima performance di Pelù anche se “a mobilità ridotta” per il caldo. Stranamente Piero è rimasto a torso coperto per tutto il concerto...... qualche anno fa questo non sarebbe successo.
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