MANUELA LIOTTO: Fotografo i live perchè sono il tempo della realtà (Intervista) - #ManuelaLiottoPhot
- Redazione
- 14 giu 2017
- Tempo di lettura: 4 min

MANUELA LIOTTO
Fotografo ciò che gli artisti trasmettono ai fan
Intervista di Massimo Pirotta
Ha lo sguardo gioioso e sereno e di chi ama cogliere l'attimo. Una scommessa professionalmente iniziata nel 2009 e che continua con l'identico entusiasmo degli esordi. Da adolescente amava ascoltare Nirvana, Pearl Jam, David Bowie, Guns'n'Roses, Doors e Ramones.
Ad affascinarla, oltre a questi grandi rocker, c'erano gli scatti di suo zio che è stato fotografo di moda. Lei, invece, ha scelto di di catturare i modi (di essere). L'abbiamo incontrata in un circolo culturale gestito da donne e qui abbiamo cercato di approfondire il suo profilo e soprattutto il suo modo di 0perare. Va sottolineato che ogni sua foto è una carrellata di giochi a colori o in bianco e nero. Intensi e persino olfattivi. Racconti, tanto che emanano essenze, profumi e sudori della musica dal vivo.

Ci racconti alcune tappe significative del tuo percorso artistico?
Mi sono diplomata come fotografa di scena alla Scala di Milano. Alcune mie foto sono state pubblicate su riviste e saltuariamente su alcuni quotidiani come il "Corriere della Sera" e "la Repubblica". Come macchina fotografica sono solita usare una Canon 5D Mark 3 che è diventata come una sorella. Ho avuto alcuni riconoscimenti. Nel 2012 mi è stato assegnato il premio pressochè "in diretta" alla rassegna "Tribal Fusion" di Viareggio, subito dopo avere scattato alcune foto alla danzatrice Rachel Brice. Nel 2014 è stata la volta della rassegna "Photo Maraton" di Sanremo. Ho tenuto diverse mostre, tra cui "Movimenti immobili" e "Scatti musicali". Agiungerei a queste due iniziative, quella all’interno degli spazi espositivi durante il PHOTOFESTIVAL 2017, “On Stage”, collettiva di ex-allievi del corso per fotografi di scena dell’Accademia delle Arti e dei Mestieri del Teatro alla Scala di Milano, a cura di Paola Riccardi e il BLOOMMENHEIM in occasione dei 25anni del BLOOM: Ottobre2012-al MUST Museo del Territorio di Vimercate (MB). Calcoli alla mano, nel corso degli anni, ho fotografato circa 500 concerti.
Cosa ti ricordi delle tue fasi iniziali?
Innanzitutto la mia spontaneità che spesso e volentieri aveva a che fare con eventi aziendali, sportivi e artistici con cui mi sono trovata a confrontarmi. Ma è da qui che ho iniziato ad intuire, a capire e a progettare quale dovrebbe essere stata la centralità del mio lavoro.
Perché il rock (e non solo) dal vivo?
Lo trovo esteticamente affascinante, non lesina sorprese, le diverse ambientazioni ti permettono di scoprire tesori nascosti, di essere indiscreta e curiosa al punto giusto e ti danno la possibilità di non ripeterti. Quando fotografo un artista sul palco penso soprattutto a quello che credo che voglia trasmettere ai suoi fan e cerco di trasmetterlo emotivamente attraverso i miei scatti. Riportare la scena così come il pubblico la vede è sicuramente importante a livello di reportage, ma (secondo me) non basta. Credo ancora che ogni foto debba trasmettere più emozioni.
E il dietro le quinte, nel backstage?
Tendo a nascondermi, a non intralciare perché così sono sicura di cogliere più elementi possibili della personalità dell'artista quando è giù dal palco. Nel momento in cui ti vedono scattare, la spontaneità e l’attimo spariscono in un secondo. E poi il backstage è sempre un momento da rispettare, ogni artista ha un proprio modo di prepararsi prima di affrontare lo spettacolo, che si parli di danza, teatro o musica.

Mentre col pubblico?
Le fotografie fatte al pubblico sono fondamentali. Fanno capire il clima reale di quello che si è creato e sta accadendo. Attraverso i suoi applausi, le sue grida di incitamento è parte primaria per l’interpretazione del concerto inteso come materia viva. Ci sono concerti però in cui bisogna stare attenti che il pubblico non ti calpesti per cercare di saltare sul palco (ride). Ricordo un concerto dei Punkreas in cui mi sono trovata un piede in testa perché un ragazzo voleva raggiungere il palco usandomi come ponte.
Con quali artisti nazionali ed internazionali ti sei sentita più in sintonia?
Molti, ma in particolar modo ricordo con immenso piacere i concerti di Caparezza, in particolare quello che fotografai per intero al Forum di Assago. Veramente esplosivo. Ero completamente attratta dal suo esprimersi, dalle sue fantasiose coreografie. Ma anche Cody CeshnuTT al Bloom di Mezzago che ad un certo punto invitò le persone a salire sul palco e a sedersi intorno a lui, creando così un’atmosfera autenticamente soul, dell’anima. Poi L7, Gogol Bordello e devo ammetterlo: ho un debole per le atmosfere dei vari festival a cui ho partecipato.

Cosa pensi dell’attuale scena live in Italia?
Può dare ancora molto, sia sul piano spettacolare che culturale. Forse, ultimamente il pubblico ha perso un po’ la curiosità verso le nuove realtà musicali, preferendo il già rodato. Un vero peccato perchè ci sono molti artisti della scena musicale italiana, che non sono solo quelli che passano attraverso i talent show, molto interessanti, musicalmente preparati e che hanno tanto da raccontare.
Alcuni tuoi ricordi legati alla partecipazione allo Sziget Festival e la tua esperienza con il Circo Meraviglia?
Ho fotografo allo Sziget perchè seguivo la tournée estiva dei Figli di Madre Ignota. Credo sia un festival ben organizzato e con un’atmosfera davvero incredibile. Girare tra Pit e Palchi immensi è fantastico. Il Circo Meraviglia invece è il primo Gipsy Balkan Party. Musica, danzatrici del ventre, artisti circensi, giochi, zucchero filato, bancarelle e molto molto altro. Io ne faccio parte come ballerina di Balkan Fusion Bellydance insieme alla compagnia di danza Blackfeet.
So che ami molto l’India. A cosa è dovuto?
Più che l’India amo conoscere le origini della mia danza “Tribal Fusion Bellydance”, quindi l’India, l’Oriente, i loro costumi, le usanze.
Attualmente a cosa stai collaborando?
Attualmente sto lavorando con alcune band emergenti e non, della scena musicale italiana, tra cui Roy Paci & Aretuska, e ho qualche shooting da preparare con delle ballerine. Fra pochi giorni seguirò alcune tappe dei nuovi tour di Elio e Le Storie Tese e di Francesco Gabanni. Il vero nuovo progetto è la preparazione di un video musicale.
Che parere dai sulla dilagante moda dei selfie?
Non la considero né una forma di egocentrismo né di autocompiacimento.
Del resto, gli autoscatti ci sono sempre stati anche se in maniera molto più contenuta. Piuttosto la vedo come un quesito di insicurezze quanto di voglia di conferme. Sia individuali che da parte degli altri.

Nella sequenza fotografica: Caparezza, Franco Battiato, Sharon Jones, Roy Paci & Aretuska
Tutte le foto sono di Manuela Liotto
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