MARIO BIONDI: Il suo soul conquista l’Arcimboldi di Milano #MarioBiondi #BestOfSoulTour
- Redazione
- 10 mar 2017
- Tempo di lettura: 3 min

MARIO BIONDI
Best Of soul Tour 2017
09 Marzo 2017
Teatro degli Arcimboldi
Milano
Voto: 8
Di Miki Marchionna
Serata all’insegna del soul al Teatro degli Arcimboldi di Milano, che ha ospitato ieri 9 marzo la seconda tappa meneghina del nuovo tour di Mario Biondi. “Best of Soul’’: questo il titolo dato alla sua raccolta di hits (e sette inediti) pubblicata a novembre 2016 e alla stessa tournée, con i quali l’artista di origini catanesi sta celebrando i dieci anni dall’uscita del celebre disco d'esordio "Handful of Soul’’.
Per oltre due ore una delle voci più calde e caratteristiche del panorama italiano ha conquistato per la seconda data consecutiva il pubblico di un Arcimboldi gremito, attento e allo stesso tempo letteralmente preso dalla musica.

Sono da poco passate le 21. Le luci del teatro si affievoliscono, sino a spegnersi. Ed ecco salire sul palco tutti i musicisti nella penombra, accompagnati dall’applauso del pubblico. Poi una voce fuori campo, la sua: «Sono trascorsi dieci anni. È stato un lungo viaggio e non è stato facile. Lo ripercorreremo insieme, iniziando da qui».
Ed è sulle note della celebre “This is What You Are’’ che Mario Biondi fa il suo ingresso: in giacca nera e a braccia conserte si avvicina al centro dello stage dinanzi al microfono, si gira verso gli astanti e sorride. Lo show ha inizio.
Si prosegue a ruota libera coi ritmi jazz-samba di “Rio de Janeiro Blue’’ e “Never Die’’, in cui il cantante accenna qualche passo di danza. Si chiude velocemente il 2006. Biondi, infatti, decide di suonare i suoi pezzi seguendo un ordine cronologico, partendo appunto dagli inizi.
Il 2007 viene ripercorso dalle struggenti “Close to You’’ e “I Love you More’’.
«C’erano tanti ‘se’ legati al secondo disco – racconta Mario riferendosi a “If’’, e scherza – nel nostro lavoro non c’è sicurezza, tant’è che i genitori delle mie fidanzate proponevano di lasciarci».
Si passa dalle frizzanti e accattivanti “Be Lonely’’ e “Love Dreamer’’ alle più dolci “If’’ e “Something That Was Beautiful’’. Via la giacca e ci si abbandona alla musicalità tribale di “No mo’ trouble’’, prima della intensa “Ecstasy’’.

E tra un assolo e l’altro, Biondi si sposta ai lati del palco per lasciare spazio ai membri della sua band, formata da Federico Malaman (basso), Max Greco (piano), Alessandro Lugli (batteria), David Florio (polistrumentista), Moris Pradella (chitarra), Fabio Buonarota (tromba), Marco Scipione (sax) e le coriste Serena Brancale e Serena Carman.
Il repertorio dell’artista si dimostra davvero vario in termini di generi musicali con lo ska reggae di “I Know it's Over’’.
Sorpresa: Biondi saluta e omaggia con “Cry Anymore’’ il cantautore presente in platea Fabio Concato, tra gli applausi generali. Il live prosegue, ma il ‘Barry White Italiano’, come molti lo hanno definito, non perde un colpo. Impeccabile sui falsetti, sulle note alte e su quelle basse, quest’ultime esaltate dal suo timbro inconfondibile, in grado di far esclamare più volte il suo uditorio femminile con uno spontaneo ‘Madonna…’.
Pochi cellulari a riprendere. Il pubblico, molto vario, dai 20enni ai 60enni, vuole godersi lo spettacolo pienamente e fatica a restare seduto durante alcune esecuzioni. Il viaggio musicale prosegue con “Shine on’’, “What Have You Done to Me’’, “Light to the World’’ (con la quale ha salutato al Jarreau, con cui l’ha incisa) e l’unica canzone in italiano “La voglia La pazzia L’idea’’.
Si approda al 2015, anno del disco “Beyond’’, dal quale propone la hit “Love is a Temple’’, “All I Want is You’’, scritta dalla statunitense Dee Dee Bridgewater e “Blind’’.

Ultima fermata dopo un excursus di dieci anni di musica con le recenti “Do You Feel Like I Feel’’ e “Gratitude’’, un autentico ringraziamento in note proprio per i suoi fan in cui esprime tutta la sua gratitudine.
Ascoltando Mario Biondi dal vivo, ci si rende conto che mai come con artisti del suo calibro la musica italiana può suonare così internazionale, seppur rimarcando sonorità vintage, ma in qualche modo rinfrescate, attraenti e fruibili. Merito non solo della sua voce, ma del suo approccio alla musica: gentile, divertito, puro.
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