MARLENE KUNTZ: Rock, pogo e sudore onorano Il Vile (Recensione Concerto) #MarleneKuntz #IlVile #Onor
- Redazione
- 27 gen 2017
- Tempo di lettura: 3 min

MARLENE KUNTZ
Onorate Il Vile Tour
26 Gennaio 2017
Hiroshima Mon Amour – Torino
Voto: 8
Di Federica Monello
Nel 1996 i Marlene Kuntz cacciano fuori il loro secondo album “Il Vile”, adesso a distanza di 20 anni, 21 per l’esattezza, stanno girando l’Italia con l’ “Onorate il Vile Tour”.
Una sala piena, chiacchiericcio, tutti gli strumenti in attesa e come sfondo sul palco il banner dell’Onorate il Vinile Tour ci accolgono all’Hiroshima Mon Amour di Torino e ci fanno compagnia prima che sul palco salgano loro, i Marlene Kuntz. Poco dopo le 22.30 si spengono le luci della sala e si accendono quelle sul palco, entrano ad uno ad uno i componenti della band cuneese e prende la parola Godano. Il cantante apre il concerto spiegando che avrebbero suonato l’intero disco “Il Vile” ma anche brani dell’ultimo album “Lunga Attesa”, parlando della scaletta ci dice che hanno chiesto consiglio ai fan sul web optando alla fine per un mix. Questa la frase molto significativa che ci fa capire che ci siamo, che è arrivato il momento del live: “Buon concerto, buon inizio e buona fine!”.

Si parte con “La città dormitorio”, direttamente dall’ultimo lavoro, illuminata sul palco dalle luci rosse. Un inizio calmo e accompagnato dal coro del pubblico che sul finire diventa quasi un recitato. L’atmosfera si trasforma e si accende con la sensuale “3 di 3” accompagnata delle luci calde come la voce di Godano e una batteria dal ritmo carnale. Basso, batteria e chitarra distorta e “L’Agguato” fila via liscia per poi lasciarsi andare in un esplosione finale che scatena il pogo. Il pubblico calmo e composto fino ad adesso si lascia andare finalmente al ritmo. “Formidabile” ci da qualche minuto di riposo e ci fa ondeggiare, cambia la luce che ci regala raggi blu e gialli. Rock-rock-rock con batteria martellante e riff potenti “Fecondità”. Urla e pogo accolgono le prime note di “Overflash”, tutti in coro cantano “Overflash delibera: viaggiare per non tornare mai piu'. Overflash compita: viaggiare per non tornare mai più”.Un vortice di suoni ed è subito “Cenere” con la batteria nervosa, il basso ipnotico e chitarra distorta. Il pubblico è caldo e qualcuno tra loro si lascia andare ad una bestemmia, Cristiano lo ammonisce con un “No, non dirlo più”. “ Niente di nuovo” porta una quiete apparente, che troviamo solo nella musica ma non nel cantato, che infatti trasforma il pezzo rendendolo spasmodico. Segue “Leda” che infiamma ancora una volta tutto. Molti i cambi di chitarra sia per Godano che per Riccardo Tesio. Esoterico l’inizio di “Ape Regina” che ci fa viaggiare e riposare prima dell’esplosione di energia, suono e sudore. Coro, suoni più malleabili ed è “L’esangue Deborah” a farci tornare indietro nel tempo di 20 anni in questa macchina musicale del tempo, il tempo dei Marlene. I brani de “Il vile” e de “La lunga attesa” si mescolano bene, il fan meno accanito non riconoscerebbe quale la traccia del nuovo e quale quella del vecchio, le sonorità rock sono rimaste tali a distanza di 20 anni. E ancora indietro nel tempo con “Come stavamo ieri” dal finale violento e poi “Retrattile”. Un’ora e mezza di concerto senza sosta, arriva la pausa con applausi e fischi. Non è ancora per niente finita, giusto il tempo di una boccata d’aria per la band e per Godano di levare la camicia intrisa di sudore. Chiude, e non poteva mancare, “Nuotando nell’aria” con le sue sinuose note. Finisce così la data torinese, siamo soddisfatti, sudati, carichi come non mai, ma un poco corrucciati per “Catartica” poco presente.
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