MARLENE KUNTZ: Un vero e proprio caleidoscopio di sfumature rock (Recensione concerto) #MarleneKuntz
- Redazione
- 21 set 2017
- Tempo di lettura: 2 min

MARLENE KUNTZ
20 settembre 2017
Festival dell’Unità
Città dell’Altra Economia
Roma
Voto: 8
Di Francesca Amodio
“Tutta un’altra Roma” è lo slogan del Festival dell’Unità di Roma che quest’anno ha luogo dal 7 settembre al 2 ottobre alla Città dell’Altra Economia (Ex Mattatoio) dello storico quartiere capitolino di Testaccio, con protagonista indiscussa la musica.
Tanti gli importanti nomi, tutti nostrani, protagonisti di questa kermesse musicale unica ed inaspettata, che proprio sul calare del sipario estivo rianima una Roma che subito ricambia con una presenza di pubblico strabiliante – da Greg and the Frigidaires ai Dirotta su Cuba, da Silvia Salemi a Le Luci della Centrale Elettrica, passando per Enrico Ruggeri e i Decibel, Orchestraccia e Africa Unite – e stasera tocca ai Marlene Kuntz, uno dei gruppi del cosiddetto “alternative – rock” più apprezzati delle ultime due decadi.

Con ben dieci dischi all’attivo, quasi dispiace appellarsi ad uno dei detti popolari più usurpati della nostra penisola, ma i piemontesi Marlene Kuntz sembrano essere proprio come qualche buon vino della loro terra, che migliora invecchiando: a quasi trent’anni dal loro primo concerto in assoluto, il quartetto che oramai ne costituisce la formazione consueta, formato dal batterista Luca Bergia, dal chitarrista Riccardo Tesio – nucleo originario della band – dal bassista Luca Lagash Saporiti e dal cantante e chitarrista, il frontman Cristiano Godano, stasera davanti ad una Roma adorante appare più in forma che mai.
Con una scaletta che fa davvero fatica ad infondere delusione, anche nei più adepti, che ripercorre a grandi linee praticamente tutta la discografia dei Marlene – si va da “Bellezza”, “Io e me”, “Ci siamo amati”, “Cara è la fine”, “Sonica”, “Fecondità”, “La mia promessa (in Paradiso)”, a “Il genio”, “Nuotando nell’aria”, “Festa mesta”, “Ape regina” – il chitarrismo sonico, rumoristico, distorto e catartico di Cristiano Godano trova un definitivo equilibrio nelle linee armoniche del sound oramai eterogeneamente compatto di tutta la band, un vero e proprio caleidoscopio di sfumature che con nonchalance e disinvoltura calcano i terreni del rock, del grunge e del noise, il tutto accompagnato dalla scrittura testuale di Godano, perennemente poetica e ispirata, cinematografica, letteraria e scenografica, da sempre sua caratteristica pregante e peculiare distintivo.

Forse più pacati rispetto al solito, complice probabilmente l’aria settembrina capitolina più che frizzante e un palcoscenico tutto sommato modesto, con la palese considerazione che un contesto all’aperto di certo un minimo disperde l’atmosfera più concentrata ed esplosiva del club, i Marlene Kuntz si confermano comunque fra i protagonisti rappresentanti a pieno titolo quel binario parallelo che fortunatamente mai incontra il mainstream e l’omologazione, portando a casa e regalando al fedelissimo pubblico presente uno spettacolo visivo sonoro assolutamente impeccabile, essenziale, sempre affascinante e di livello.
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