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MARY J. BLIGE + ERYKAH BADU : Il trionfo delle due regine (Recensione Concerto) #MaryJBlige #ErykahB

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 15 lug 2017
  • Tempo di lettura: 3 min


MARY J. BLIGE + ERYKAH BADU

12 Luglio 2017

Lucca Summer Festival

Lucca

Voto: 8 (Per entrambe)

Di Giorgio Zito

Non capita spesso di vedere due regine sullo stesso palco la stessa sera. È quello che è successo al Lucca Summer festival, nella splendida cornice di una Piazza Napoleone piena di fans arrivati da molte città italiane per vedere questo doppio concerto, che è anche l'unica data italiana del world tour della Blige.


È alla cantante di New York che tocca il compito di aprire la serata. Accompagnata da una band all black (basso chitarra batteria percussioni due tastiere e tre coriste) inizia il suo set con una mezz'ora tiratissima in cui presenta il suo lato più pop, con una sequenza di brani senza sosta quasi fossero mixati uno con l'altro. Si prende una breve pausa dando spazio alla band ed agli assolo di rito, e torna sul palco in stivali di pelle neri ed in un vestito rosso fuoco, e da questo momento lo spettacolo sale di tono, diventando davvero infuocato. Se nella prima parte hanno prevalso i toni pop dance soul, ora la musica si sposta verso l'anima più black della Blige. E se la prima parte diverte e fa ballare il pubblico sulle sedie, la seconda conquista e colpisce al cuore. Carica, emotivamente intensa, la Blige si trasforma in una vera soul woman, tra invettive e sermoni (come in No More Drama quando invita il pubblico ad alzare il pugno chiuso ed a non desistere mai dalla lotta, o quando inneggia agli anni '90, secondo lei il periodo con la musica migliore di sempre), vera discepola di una genia che arriva da James Brown e Aretha Franklin.

Una approccio al palco fisico ed emotivo, che non può non coinvolgere anche il pubblico più freddo. Chiude con la cover di One degli U2 e la tanto attesa Family Affair. 90 minuti filati, fulminanti, coinvolgenti. Non solo dotata di una splendida voce, la Blige si è dimostrata anche una grande performer, una vera show woman dalla grande comunicativa col pubblico, accompagnata da una band micidiale che non sbaglia un colpo.


Un'ora di pausa (forse un po' troppo) e, preceduta da una lunga jam strumentale in cui, sulla base del suo classico On & On, i componenti della band vengono presentati con relativo assolo, sale sul palco la Badu. Più eclettica, forse (apparentemente) più fredda, di Mary J, la cantante di Dallas sa come accattivarsi subito il pubblico: chiede ai ragazzi della security di non essere rigidi con i suoi fans e lasciarli stare in piedi, e in un secondo il pubblico lascia le sedie e si riversa sotto il palco a ballare. E così sarà per quasi 80 minuti, in cui la Badu ha letteralmente incantato il pubblico di Piazza Napoleone. Il suo è un approccio meno fisico allo show, che arriva al cuore degli ascoltatori con la profondità delle liriche e la potenza della musica, e forse la consapevolezza di essere una diva.

L' impressione è che una buona parte dello spettacolo sia lasciato all'improvvisazione della Badu, che come sempre si diverte a giocare con le sue drum machine per creare ritmi e introdurre i brani, cosi come gioca con la band e le coriste, che invita a seguire nei suoi vocalizzi. Improvvisazione che deriva dalla sua matrice jazz, che qui e là compare durante la serata, e anche le scalette cambiano di sera in sera, dando l'impressione, in più di un'occasione, che i brani da eseguire siano decisi al momento. In poco più di un'ora sfilano molti dei classici del suo repertorio, da On & On, a Appletree, da Love of My Life alla conclusiva Next Lifetime, e ad ogni inizio è un'ovazione.

Ovazione che prosegue a lungo dopo l'uscita dal palco della band, ma anche per la Badu non sono previsti bis.

Una serata comunque perfetta, e non poteva essere altrimenti, con le due regine del nu soul. È mancata solo la ciliegina sulla torta, un duetto tra le due cantanti, che si sono trovate a condividere il palco per la prima volta. Ma tra regine, è risaputo, c'è sempre un po' di rivalità.



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