MAURO ERMANNO GIOVANARDI: Anche dal vivo ripropone i '90 con classe, gusto ed eleganza. #MauroEr
- Redazione
- 22 mag 2018
- Tempo di lettura: 3 min

MAURO ERMANNO GIOVANARDI
“La mia generazione”
21 maggio 2018
Auditorium Parco della Musica
Roma
Voto: 8
Di Francesca Amodio
Ultimo di ben diciassette album, tra La Crus e Carnival of Fools, Roma stasera accoglie calorosamente “La mia generazione”, il disco del poliedrico musicista monzese Mauro Ermanno Giovanardi, uscito nel 2017 per la Warner Music Italia: tredici cover di brani che hanno fatto la storia italiana dei mitici anni novanta, un grande omaggio di Giovanardi agli artisti con cui negli anni ha collaborato e che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del rock alternativo che ha preceduto e che, più o meno consapevolmente, ha gettato le basi di parecchio di ciò che si sarebbe poi sentito negli anni zero.

Molto più di un omaggio però è il live che Giovanardi estrapola da questo bellissimo disco: con la forza e l’energia di un ventenne, l’ex La Crus mette in scena un vero e proprio tripudio della lingua italiana cantata, un’ode ad un’epoca che ha fatto della parola un’arte, un dono prezioso pesato a peso d’oro, un atto di riverenza nei confronti della sublime lingua del sì in una di quelle che è stata fra le decadi più prolifiche, preziose, importanti e rivoluzionarie della musica italiana.
Non si è trattato quindi di una reunion per i nostalgici di CCCP, C.S.I., Ritmo Tribale, Prozac+, Mau Mau, Scisma, Neffa e i Messaggeri della Dopa, ma di una ragionata e splendida rivisitazione di brani che hanno cambiato i connotati alla storia del rock in italiano, ma non solo, e di cui Giovanardi è in qualche modo partecipe e figlio allo stesso tempo, una grande festa tra amici veri in cui il rischio macchiettismo – nostalgia è ampiamente scavalcato e schivato da un’ode alla dea musica, quella pura e vera.
Con ospiti d’eccezione quali Rachele Bastreghi dei Baustelle, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, - entrambi presenti anche nel disco - Raiz degli Almamegretta, Marina Rei e Cristina Donà e accompagnato da Lele Battista (La Sintesi) alle tastiere, Marco Carusino (I Cosi) alle chitarre, Leziero Rescigno (Amor Fou) alla batteria e Alessandro Gabini (Gaben) al basso, le quasi due ore di live scorrono veloci al ritmo di duetti meravigliosi come quello con la Rei in “Lieve” dei Marlene Kuntz, con Rachele Bastreghi in “Baby dull” degli Űstmamò, con la Donà in “Cieli neri” dei Bluvertigo, in “Huomini” dei Ritmo Tribale e “Stelle buone” della Donà, con Raiz in “Cose difficili” dei Casino Royale, con Marina Rei e Cristiano Godano in “Forma e sostanza” dei C.S.I., passando per arrangiamenti davvero originali di “Aspettando il sole” di Neffa, “Lasciati” dei Subsonica”, “Corri” dei Tiromancino, “Non è per sempre” degli Afterhours, “Corto Maltese” dei Mau Mau, “Rosemary Plexiglas” degli Scisma, passando per Virginiana Miller, Marco Parente, La Sintesi, La Crus, fino all’emozionante chiusura corale con “Il vino” dell’indimenticabile ed indimenticato Piero Ciampi, contenuta nel primo album omonimo dei La Crus del 1995 ed ormai immancabile ad ogni esibizione di Giovanardi.
Il feeling e la percezione tangibilissima di vero legame che fonde Giovanardi ai grandi di questa musica che fu rivoluzionaria e ultramoderna, sia ai presenti che agli assenti ricordati con le note, è un valore aggiunto di certo non ultimo alla bellezza di questa serata poetica che ha ammaliato un pubblico emotivamente coinvolto nella riproposta di uno spaccato musicale realmente fondamentale della nostra arte, e a Mauro Ermanno Giovanardi va l’enorme merito di averla saputa fare con classe, gusto ed eleganza.
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