MAURO OTTOLINI SOUSAPHONIX: Sonorizzando le 7 probabilità di Buster Keaton (Recensione concerto) - #
- Redazione
- 13 nov 2017
- Tempo di lettura: 3 min

MAURO OTTOLINI SOUSAPHONIX
"Buster Keaton Project"
11 Novembre 2017
JazzMi Festival
Triennale Teatro dell'Arte
Milano
Voto: 8
di Massimo Pirotta
Foto di Manuela Liotto
It’s Eleven O’Clock. Inizio concerto in un orario insolito in una città notturna a metà, dedita al lavoro, allo statuario rimboccarsi le maniche, la sveglia magari all’alba e oggi con le aggravanti del lavoro precario e le truppe sempre più numerose dei working poors. Undici di sera, undici elementi sul palco. Abbigliati in un trionfo di colori, pop-mania, mentre la cantante Vanessa Tagliabue Yorke è elegantemente in smoking. From 1925 To 2017. Muto, live, suoni.
Dopo un accurato lavoro di ricerca e una meticolosa prassi acchiappa arrangiamenti si mette in scena e si fornisce una colonna sonora a “Seven Chances” (Le sette probabilità), un lungometraggio interpretato e diretto dall’immenso Buster Keaton. Restaurato dalla Cineteca di Bologna, “protetto” dalla Library Congress in Virgina “Iuesei”. Uno spasso di comicità: nelle immagini che scorrono ci sono società finanziare fallite, il testamento del defunto, il doversi sposare per costrizione (cambio orario, qui sono le 19.00), sette ragazze “non per me” e che rimandano al mittente la proposta e quindi… una serie di allegorici inconvenienti con inseguimenti femminili vs. maschili, uomini neri, maggiordomi, donne in cravatta e uomini col farfallino e tanto per non farsi mancare nulla una caduta massi certamente non facile da scansare.

Mauro Ottolini si sa è un fantasista jazz, vanta collaborazioni di tutto rispetto (Carla Bley, Trilok Gurtu, Joe Bowie dei Defunkt, ecc.), ha all’attivo una prolifica e intrigante discografia e nei suoi concerti ama circondarsi di un’ orchestra mutevole, variabile, evolutiva. Cosa non da poco: in ogni occasione è capace di donare qualcosa di inaspettato. La sonorizzazione del film è un tripudio di improvvisazioni, musiche su schemi, impressioni in bianco e nero, note colorate, decorata all’istante, novella che cattura l’attenzione.
Nulla è lasciato al caso. Non mancano il divertirsi sul palco quanto l’allietare la platea. L’inizio dello show è volutamente soffuso tanto da fare pensare ad una parentesi ambient-jazz. Mossa azzeccata, apripista per tutte le sfumature del ragtime, stile da riscoprire magari con l’aiuto di un banjo che infrange convenzioni. E poi disincantato swing, melodie da ballo, il suono acquatico del thremin di Vincenzo Vasi, la mai sopita voglia di inserire attimi be-bop. E così l’inedita soundtrack funziona nei migliori dei modi: tra motori scoppiettanti e spazzole che accarezzano la batteria, borsalini, pagliette e violini, brillantina e intermezzi vocali della vocalist, collane e gradi di parentela con la “cartoon music” (musica animata, graphic-novel e funambolici vocalizzi), partite di rugby e clarinetti. Ebbene sì: se a pochi metri dal Teatro c’è una fermata della metropolitana in cui per forza di cose ti dirigi sottoterra, Ottolini & Co. sono talmente estrosi che sano fare uscire la sua musica dal luogo del concerto. E’ musica creola, tanto da fare immaginare che la vicina piazza Cadorna andrebbe sonorizzata come una strada di New Orleans. Così tanto per fare assaporare ai lavoratori pendolari, fermi lì in piedi e in attesa di vagoni, attimi di felicità di cui tutti noi abbiamo diritto e un terribilmente bisogno.
L’ensemble di Mauro Ottolini è ineccepibile: guardare indietro ma non più di tanto, perlustrarepassati remoti e un futuro (che è gia qui), l’essere viaggiatori che esortano a scrollarti di dosso la tristezza e soprattutto l’essere antidoto ed anticorpo per un vivere musicando non può essere soltanto una prova da superare di volta in volta bensì un ingaggio per una forza/ragione illuminata ed illuminista: Buster Keaton, Dixie, Jazzy & Gypsy. Wow !!!
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