MORGAN: Uno spettacolo d'arte varia direbbe Paolo Conte (Recensione concerto) #Morgan #MorganEiS
- Redazione
- 31 lug 2017
- Tempo di lettura: 3 min

MORGAN
Morgan e i suoi imprevisti
30 luglio 2017
Casa del Jazz
“I Concerti nel Parco”
Voto: 10
Di Francesca Amodio
Non solo jazz quest’anno alla “Casa del Jazz” di Roma, punto di riferimento monumentale per il pubblico capitolino amante del genere in questione ma non solo, tanto che stasera la suggestiva location romana, col suo spazioso palcoscenico incastonato nell’imponente vegetazione del parco, ospita l’ex leader dei Bluvertigo Morgan, oramai con una sua conclamata carriera solista di enorme successo.
Sono da poco trascorse le 21.30 e l’artista milanese, quarantacinque anni a dicembre portati magnificamente da chi conserva quel guizzo da sempiterno ragazzino negli occhi, calca il palcoscenico romano con l’oramai sua consueta eleganza e garbo nei modi. “Morgan e i suoi imprevisti” è il nome del live che in tanti aspettavano stasera, essendo l’unica data a Roma del cantautore, che infatti viene accolto da una platea numerosa e festante.

Una sconfinata cultura musicale, artistica e letteraria, una straordinaria proprietà di linguaggio, una preparazione tecnico – musicale tutta frutto di un perenne percorso di studio e di ricerca rigorosamente da autodidatta, un carisma senza uguali, una dote comunicativa che lo rende ipnotico, Morgan è un vero catalizzatore di energia e di attenzione: tutti gli occhi e tutte le orecchie stasera sono per lui, che su quel grande palco è in compagnia solo del suo pianoforte e del suo fido basso elettrico, lui, che minuto ed istrionico è capace di tenere uno spettacolo, in tutti i sensi, ininterrotto di oltre due ore.
Sentir parlare Morgan quando si perde nelle tangenti delle spiegazioni tecnico – poetiche degli accordi musicali, delle tonalità, di Puccini, di Wagner, di Verdi, è un privilegio, ascoltarlo suonare è una medicina per l’anima: si comincia con Schubert e meravigliosamente ci si perde nei meandri sonori di Tristano e Isotta, di Profondo Rosso, di un’emozionante “Life On Mars?” di Bowie, passando naturalmente per il proprio repertorio con “Altre forme di vita”, “Cieli neri”, “Le ragioni delle piogge”, “Contro me stesso”, l’ultimo inedito dei Bluvertigo “Andiamo a Londra”, omaggiando ovviamente l’amato De André con “Morire per delle idee”, non prima di averne spiegato il genio recitando “Bocca di rosa” come fossimo a teatro.
“Ho odiato Roma per tanti anni, ma ora la amo”, confessa, e prosegue con un emozionante mash-up di “Avrai” di Baglioni, altra grande passione di Morgan, con l’inaspettata “Your song” di Elton John, passando per gli altrettanto adorati Endrigo, con “Adesso sì” e “La colomba”, e Piero Ciampi con “Qualcuno tornerà”, uno “sconfitto”, dice Morgan riportando quanto spesso si sente dire su Ciampi, ma “uno che ha scritto canzoni così è tutto fuorché uno sconfitto”, afferma l’artista.

È la volta quindi di un altro omaggio, stavolta ai mostri sacri britannici per eccellenza, i Pink Floyd, con “Another brick in the wall” e “Goodbye cruel world”, per affidare quindi la chiusura dell’eccellente concerto a “Una storia d’amore e di vanità”, tratta da uno dei dischi magistrali di Morgan, “Da A ad A”, uscito per la Sony una decade fa.
Pasolini diceva che nasce un genio ogni cento anni circa: Morgan, in assoluto stato di grazia, meravigliosamente ispirato, ha di certo il gene del genio.
Spontaneo, irriverente, blasfemo, istrionico, mattatore, ha negli occhi e nei modi quell’ingenua simpatia, intesa proprio etimologicamente dalla sua origine greca, letteralmente “patire insieme”, “provare emozioni con”, caratteristica di una creatura quasi mitologica a metà fra la delicata noncuranza di un bambino e l’immenso bagaglio culturale e artistico di una mente geniale vissuta, questo è Morgan oggi.
“Uno spettacolo d’arte varia”, l’avrebbe definito Paolo Conte, è quello che Morgan regala al pubblico capitolino, letteralmente ipnotizzato dai suoi racconti fantastici, fantasiosi, affascinanti, apparentemente no - sense, in realtà totalizzanti e assolutamente geniali, con la capacità di raccontare e di raccontarsi di questo artista pazzesco che lo rende un filosofo del suo tempo, disordinato, caotico e bellissimo, com’è lui oggi.
La poliedricità di Morgan, che lo fa essere pianista e bassista, cantante e poeta, narratore e attore all’interno dello stesso spettacolo, rappresenta un vero e proprio unicum italiano: la continua sperimentazione e l’incessante ricerca sonora e testuale con cui attraverso i Bluvertigo Morgan ha riscritto diverse pagine della storia dell’elettro – pop, miste ad un amore sconfinato per la tradizione cantautorale italica, la base di tutto, rendono Morgan un artista maturo e consapevole, una vera e propria gemma della canzone d’autore italiana attuale, come una specie rara da preservare e conservare.

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