NANOWAR OF STEEL: Quando il metal si fa demenziale ma centra il bersaglio. #NanowarOfSteel #Crawler
- Redazione
- 23 ott 2017
- Tempo di lettura: 2 min

NANOWAR OF STEEL + CRAWLER
21 ottobre 2017
Colony
Brescia
Voto: 9
Di Francesco Bommartini
É proprio vero: se ti diverti si divertono anche gli altri. Il concerto che I Nanowar of Steel hanno tenuto sabato 21 ottobre sera nel Colony di Brescia ne é la prova. Il gruppo romano continua a mietere successo, e rispetto, dai metallari. E questo nonostante ne prenda in giro pedissequamente le gesta. Il motivo é presto detto: i brani sono centrati e tecnicamente validi. Non é, insomma, una buffonata.
Non tragga in inganno la mancanza di seriositá, che invece cela una professionalitá atipica per una band demenziale. Quando suonano "Trycicles of Steel" il pubblico segue, ed esplode facendo I cori sul ritornello. Un perfetto pezzo heavy con un testo ridanciano. Cosí come la stragrande maggioranza del loro repertorio, incentrato sui cliché metal, che vengono derisi nei testi. Tra una canzone e l'altra tanti sketch, simpatici e a volte vicini al grottesco.
Si permettono anche una citazione al contrario, imitando Pelú che invita Elio e le Storie Tese a tornare insieme. Ma tra una gag ed una versione metal di "La societá dei magnaccioni" di Lando Fiorini una serie di perle: da "Bestie di Seitan", introdotta con un finto discorso sensibilizzante sul veganesimo, a "Rapsody", un rap che prende spunto dalle visioni dei Rhapsody. Passando per una epica "V per Viennetta.

Arrivano i bis e le due canzoni che più riscontro hanno portato alla band: "Giorgio Mastrota" e "Tutte Cagne". Il pubblico va in visibilio, I pugni so alzano, i cori anche, a tributare il giusto supporto al gruppo metal demenziale italiano per eccellenza. In cui eccelle Mohammed Abdul, nome dietro cui si cela il chitarrista.
Ben tarata da Erocks Production anche la selezione degli opener. É ottimo l'attacco dei Crawler, con un heavy metal coinvolgente. Il riffing é serrato, eppure abbastanza melodico. Il vocalist non si risparmia e risulta essere il più spettacolare tra i membri, con movenze che ricordano Bruce Dickinson. Si, quello che corre da una parte all'altra del palco. Certo, senza quel carisma, ma con una tonalitá simile, che a volte s'innalza fino a ricordare I falsetti di Halford dei Judas Priest. Dopo le prime due canzoni ottimamente proposte l'idillio si interrompe nel breve passaggio pulito di "Night of the World". Decisamente meglio durante i distorti, che rappresentano l'85% della proposta, che si coagula attorno ad un heavy metal corposo. Sicuramente non innovativo ma potente. Non male la ballad affrontata con la cantante presentata come Sara, che varia l'orpello, seppur convincente, della band.
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