NICOLA PIOVANI: Un progetto fuori dal comune tra musica e parole (Recensione Concerto) #NicolaPiovan
- Redazione
- 11 giu 2017
- Tempo di lettura: 3 min

NICOLA PIOVANI
09/06/2017
La Musica E' Pericolosa
Teatro Argentina
Roma
Voto: 8
Di Francesca Amodio
“La musica è pericolosa, come lo sono tutte le cose profondamente belle: ci cambiano, a volte ci ammaliano di bellezza, come gli innamoramenti adolescenziali … Come pericolosi possono essere i nostri incontri con quella bellezza che ha la forza di cambiarci dentro”.
Con queste parole il pianista, compositore e direttore d’orchestra romano Nicola Piovani, classe 1946, introduce il suo spettacolo che porta il titolo di una citazione di Federico Fellini, “La musica è pericolosa”, un viaggio sulle note del maestro, vanto italiano in patria e all’estero, a cavallo fra colonne sonore, le più belle che ha firmato, da “La vita è bella” di Roberto Benigni a “Il marchese del Grillo”, “Speriamo che sia femmina” di Monicelli e “Intervista” di Fellini, passando per i racconti di vita personale, il teatro, soprattutto quello di Vincenzo Cerami.

Una celebrazione in musica condivisa dell’avventurosa vita di Nicola Piovani, fatta di musica e arte, di incontri speciali che vanno da quello con le suore vicine di casa d’infanzia che suonavano le campane, rintocchi quelli che lo influenzeranno non poco, a quello magico con Marcello Mastroianni, passando per i lunghi pomeriggi di lavoro con i mostri sacri di ieri e quelli di oggi, come Fellini e Benigni. Uno spettacolo quello di Piovani ambizioso e multiforme, che ripercorre le colonne sonore più belle del cinema italiano da lui firmate fino ad arrivare ai dischi, come lo storico “Storia di un impiegato” di De André e ad una delle canzoni d’amore più emozionanti cantate da Benigni, “Quanto t’ho amato”, scritta in collaborazione con lo scrittore, sceneggiatore, poeta e drammaturgo Vincenzo Cerami, di cui Piovani firma i versi conclusivi più commoventi, “nell’amor le parole non contano, conta la musica”.
Coadiuvato da un’eccezionale band che vede Rossano Baldini alle tastiere e alla fisarmonica, Marina Cesari al sax e al clarinetto, Pasquale Filastò al violoncello, alla chitarra e al mandoloncello, Ivan Gambini alla batteria e alle percussioni e Marco Loddo al contrabbasso, Piovani ed il suo pianoforte regalano al pubblico capitolino un viaggio che si dirama in più direzioni, dal cinema alla mitologia, passando per i racconti biblici e quelli privati, di una vita straordinariamente vissuta e immersa nell’arte più pura, contornata di incontri e collaborazioni con personalità che per il pubblico di oggi sono mitiche e lontane, punti fermi di un immaginario cinematografico degli anni d’oro della dolcevita, e che grazie a questo spettacolo Piovani restituisce a noi più vicine.
Si pensi infatti ad uno dei momenti più emozionanti della rappresentazione, l’esecuzione della celebre “Caminito”, tango composto nel 1926 da Juan de Dios e cantato da Mastroianni nel film “De eso no se habla” di Maria Luisa Bemberg del 1993, di cui Piovani firma le musiche, e che nello spettacolo rivive nella registrazione che Mastroianni ne fece diverso tempo dopo l’uscita nel film, accompagnata quindi dalle note del pianoforte del maestro Piovani.

Con gli splendidi disegni che il celebre fumettista italiano Milo Manara regala all’amico Piovani, che fanno da sfondo a gran parte dello spettacolo, Nicola Piovani all’età di settantuno anni decide di mettersi in gioco in tutto e per tutto: non si tratta solo quindi del classico concerto da camera istituzionale che ripercorre le colonne sonore più illustri del maestro, ma un vero e proprio spettacolo a trecentosessanta gradi che si propone l’ambizioso obiettivo di indagare l’arte da una molteplice angolazione, ivi compresa quella dal conto non minore della narrazione. Piovani non è certo un attore di teatro, lo si nota nel suo modo intimista di condividere emozioni: lo sguardo quasi mai è rivolto alla platea del Teatro Argentina, letteralmente gremito e assorto, il linguaggio del corpo indica un lavoro di scavo e di ricerca che di certo non deve esser stato semplice per il musicista, quello di selezionare e trasmettere agli altri momenti topici di una vita straordinaria fatta di connubi che l’hanno resa tale, il tutto cercando di non indagare troppo l’intimità e la magia dello stesso, quanto invece tentando di far cogliere l’attimo della creazione artistica, della scrittura.
Tuttavia la resa è assolutamente godibile, le due ore di live si lasciano seguire con curiosità e incondizionato interesse, l’acustica è impeccabile così come la bravura tecnica della band, con il risultato di un progetto sicuramente fuori dal comune, originale e ben strutturato.
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