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OMAR SOULEYMAN: L’imam-mc strega la sala delle fucine delle OGR #OmarSouleyman #OgrTorino

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 9 ott 2017
  • Tempo di lettura: 2 min


OMAR SOULEYMAN

07 Ottobre 2017

BIG BANG OGR

OGR

TORINO

VOTO: 7

Di Federica Monello

Omar Souleyman ha una storia particolare che si riflette nella sua musica che ti può stregare oppure farti saltare i nervi. Omar inizia la sua carriera negli anni Novanta in Siria ai confini con la Turchia. Si esibisce ai matrimoni cantando la tradizionale dabka ma arricchendola con suoni elettronici per poi registrare il tutto e omaggiare gli sposi delle riprese. Queste vengono notate dal produttore e musicista Mark Gergis e così viene pubblicato il suo primo album, Highway to Hassake, che raccoglieva alcuni suoi brani. Da quel momento Omar attira l’attenzione di artisti internazionali come Björk e Four Tet, dalla collaborazione col secondo nasce “Wenu Wenu”. L’artista è tornato in Italia dopo due anni sempre nella stessa città, Torino. Nel novembre 2015 si è esibito al Club To Club, mentre per questa seconda apparizione è stato uno dei protagonisti del Big Bang delle OGR. Si tratta dell’evento di inaugurazione di un nuovo spazio torinese fucina di arte e musica, le ex Officine Grandi Riparazioni adibite una volta alla manutenzione dei treni.


La seconda serata del Big Bang ha riportato sul palco Souleyman nella cornice della Sala delle Fucine, che è l’esempio perfetto della dicotomia passato-presente che ritroviamo anche nella musica dell’artista. Souleyman porta in Italia il nuovo lavoro “To Syria, With Love”. Lo spazio industriale è maestoso e pur essendo pieno non ci fa rendere conto di quante persone ci siano effettivamente, ma ad occhio c’è tanta gente. Il pubblico è davvero variegato potevi trovarti accanto il ragazzo dal look simil punk-a-bestia al signore sulla cinquantina con completo nero elegante, fino alla ragazza con tunica stile etnico. Sul palco invece lo stile è uno, quello del dishdasha più kefiyah di Souleyman che si nasconde dietro i suoi occhiali da sole neri e i baffi altrettanto neri. A fargli compagnia il tastierista Rizan Sa’id, che quasi come se indossasse uno schermo protettivo, si destreggia immobile tra le due tastiere. Il controsenso è proprio l’immobilità sul palco e l’euforia sotto con il pubblico che si dimena ad ogni pezzo. Stiamo assistendo ad una cerimonia fatta dai ritmici frenetici mediorientali della dabka mixati alla potenza del basso e al cantato-predica. Souleyman è l’imam-mc e noi siamo gli adepti che si muovono a ritmo di musica viaggiando mentalmente tra passato e presente e tra oriente e occidente. Souleyman ci incita a battere le mani, a ballare e lo fa muovendosi sul palco con calma e compostezza. Purtroppo il tutto dura poco, nei volti del pubblico si vede che la voglia di ballare c’è ancora e così sarà ma cambiando ritmo. Dopo Souleyman chiude la seconda serata di inaugurazione il synth-pop britannico di Danny L Harle.



 
 
 

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