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PREMIO TENCO: La prima serata è un bloc-notes con più semine e raccolti - #PremioTenco #ClubTenco

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 21 ott 2016
  • Tempo di lettura: 3 min


Motta & Bombino

PREMIO TENCO

1^ Serata

Giovedì 20 Ottobre

TEATRO ARISTON

SANREMO

di Massimo Pirotta

Voto: 9

Foto di Martin Cervelli e Giuseppe Verrini

Si è aperto il sipario sulla prima serata della 40esima Edizione del Premio Tenco, rassegna dedicata alla canzone d'autore. Sul palco vincitori delle targhe (assegnate dalla giuria di giornalisti), i vincitori dei Premi (Assegnati dal direttivo del club Tenco) ed alcuni ospiti.

Il compito di aprire la manifestazione spetta a Peppe Voltarelli vinictore della Targa come disco da interprete (riellegendo le canzoni di Otelo Profazio) Timbro doc, quaranta volte, quel "lontano, lontano" che splendidamente risuona interpretato da Peppe Voltarelli. E come se non bastasse, questione di un istante:. c'è il "Come Together" con il cantastorie Otello Profazio (al musicista calabrese - come Voltarelli - è stato assegnato il Premio Tenco alla carriera). Faccia a faccia, Sud, gran sentire. La propria terra (andata e ritorno), il transitare di suoni che può essere desiderio quanto incubo. I due, nel traffico del centro (periferico) vanno alla garibaldina. Otello indossa una camicia rossa e "dada", Peppe è voracità alla Mimmo Modugno. Intesa proverbiale nel musicare ricchi e poveri (eterna lotta), Gesù in croce, quali domani, diritto al lavoro quanto all'ozio. Tutto magnificamente miscelato con la sottile arma dell'ironia. Qui si campa d'aria, con 'sto cielo e mare, ballate mobili col sapore dei ritmi del (non) lavoro, i silenzi de camposanti, i giochi di mano (stretta di... invadente mafia), tasse legalizzate e illegali. E' folk-action che va diretta al cuore.


Pino Pavone, criteri alla Piero Ciampi, tocchi swing, vite dispari e liriche temerarie quando si tratta di solitudini, guai, la famiglia ariosa come una camera a gas (è successo più volte), la difficile arte dello stare abbracciati. Magnifico insieme di graphic-music. Cant(a)utore che diviene verbo di un introspettivo reportage.

James Senese Napoli Centrale, (vincitore ex equo con Claudia Crabuzza della Targa per il miglior album in dialetto) è (Jazz Quartet), extravaganza funky e world. Grande tecnica, sax notturni nei budelli campani, qualche scivolone nella fusion, showmen da pellicola alla Gianni Amelo. E' Naples Power parte prima.


Ospite d'eccezione Bombino, pastorale Tuareg, Electric-Africa, Rock Is Black, un bassista sciamanico, ma può essere pure ulteriore sequel alla Ten Years After, catapultati da un celebre festival alle dune di sabbia. Ricordi lontani, sincronia del presente (costretti all'esilio), forza propulsiva che è storia sociale, indagine di suoni sotto cocenti stati d'animo e che varca vecchie e nuove frontiere. Strepitosi.

Nuova Compagnia di Canto Popolare, (anche loro ospiti) ineccepibile folk che fa surf sulle acque mediterranee, incisive voci al femminile e al maschile. Sono in otto sul palco e da lì lanciano un "Message In The Bottle": vite umane che scappano da una guerra, e poi tristemente si trovano ad affrontarne un'altra. A rimarcare ciò c'è un perentorio assolo chitarristico. Che è un tutt'uno con tamburi, pelli, nacchere, fisarmoniche, mandole e pifferi magici. E' Naples Power parte seconda. E si celebrano cinquant'anni di attività.


La sorpresa Ivan Talarico, frequentazioni teatrali, parole macinate in corsa, gusto del surreale amoroso che si aggira nei padiglioni della vita. Bravissimo in quanto ideatore di un canta-rock ansiolitico (siamo nell'era delle società degli psicofarmaci) e inedito come furono quei capitoli demenziali da Skianto(s). Il mondo si divide in due. Da una parte ci sono i rocker, dall'altra quelli che se la menano. Nel frattempo, Talarico usa la chitarra elettro-acustica a mò di grattugia. Ed è singolare e saporito procedere.

Le incursioni tra il pubblico "in break" dell'Ariston della Bandakadabra, tutta in ghingheri e volumi cari a Woody Allen, un Sergio Staino (anche lui Premio Tenco come operatore culturale) che si improvvisa singer ed ironizza su quelle facce un pò cosi che abbiamo noi Premi Tenco.

Motta (meritata Targa Tenco per l'opera prima) che è adrenalina pura, matrice pop-autorale, figura di spicco in quanto artefice di sana spavalderia. Band tutta d'un fiato, perchè alla fine dei vent'anni ti sembra di essere sempre in ritardo. Non mancano saltelli alla Pete Townshend, estetica Ramones e il ricordarsi di essere ancora, tutto sommato, un Criminal Jokers. In fase evolutiva, ed infatti ecco il boom: "Questa sera per me si avvera un sogno". E dal backstage appare Bombino che con i Nostri affila una jam ultrasonica, ritmico-dialettica e ad alta densità. Oltre all'atto simbolico c'è l'aspetto non secondario bensì primario di nuove realtà con più declinazioni. Finale da brividi.

 
 
 

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