PREMIO TENCO: La seconda serata in nome di nuovi occhi sul mondo - #PremioTenco #ClubTenco
- Redazione
- 22 ott 2016
- Tempo di lettura: 4 min

PREMIO TENCO
2^ Serata
Venerdì 21 ottobre
TEATRO ARISTON
SANREMO
di Massimo Pirotta
Voto: 8/10
Foto di Martin Cervelli e Giuseppe Verrini
Il secondo appuntamento della quarantesima edizione, è un fiorire di possibilità per un cambio di passo in avanti dell'attuale mondo della canzone italiana ed internazionale.
Ad aprire c'è Claudia Crabuzza (Targa Tenco miglior album in dialetto, ex-aequo con James Senese & Napoli Centrale). Artista sarda, tiene a precisare: "La mia lingua più che essere dialetto è lingua minoritaria". Alghero e i "refusi" della dominazione catalana. Il suo set è proverbiale, non lascia dubbi sulla qualità della proposta musicale ed è come un album di famiglia da mostrare con fierezza ed orgoglio al mondo intero. Canto evoticativo (da mettere in copia conoscenza), tanto è il suo pathos. Ci sono virate elettriche, prelibate quote etno-sound, incantevoli acuti vocali, trasformazioni folky, chitarre radicate in più culture. Che e a suo volere o piacimento potrebbe anche diventare una patchanka isolana (alla Manu Chao/Mano Negra). Così è stata la sua esibizione nel dopo-festival.

Gianluca Secco è la grande rivelazione della serata. Esordiente (si fa per dire, visto il ricco patrimonio artistico già incasellato), stupisce nell' instaurate un istantaneo feeling e in presa diretta con una platea che lo ricopre di applausi. Fisicità e arte spontanea, sperimentazione vocale. Di primo approccio si potrebbero fare accostamenti con l'ex Quintorigo John De Leo (che ci stanno pure), ma qui c'è una presenza scenica di scuola teatrale priva di timidezze, poesie-sonore con tappetti electro che spaziano dalla canzone "denuncia sociale" all'agitarsi nervoso e tutto rock'n'roll. Artista giramondo, tecnica camaleontica, canto indigeno che attraversa periodi storici. Un set che manda in frantumi il paradosso delle etichettature ad ogni costo e che ristora la sete di realtà musicali in costante evoluzione

L'artista portoghese Lula Pena è pura magia. Testa bassa sulla sua chitarra che maneggia con grande maestria, una voce e un repertorio che inducono a più riflessioni e soprattutto è, nel suo set privo di pause tra un brano e l'altro, un flusso emozionale continuo, fiabesco e di rara eleganza. Segnalarlo come un'esibizione di solo "fado" è fuorviante in quanto il suo vivendi tanto consolida e in contemporanea agglomera nuove "cogestioni". Le sue canzoni sono come dipinti, la sua voce è tutta sensualità, i suoi fraseggi chitarristici sono il sapere confrontaretra diverse correnti stilistiche.

L'ex-Wall Of Voodoo, Stan Ridgway (accompagnato da Pietra Wexstun alle tastiere e da Luca Faggella alla chitarra), oltre ad essere uno dei Premi Tenco di quest'anno è sinonimo di garanzia. Il suo rock a tinte fosche, intriso di letteratura noir statunitense, piani-sequenza filmici e da echi morriconiani, è un superlativo e continuo reportage tra frontiere. suoli polverosi e il cavalcare la vita. Voce penetrante, che ammalia un continente tutto luci ed ombre e uno storytelling nel quale non poteva mancare la rilettura del classico "Ring Of Fire", Johnny Cash-pensiero.
Enzo Avitabile è come suo solito istrionico, propone un brano dalla soundtrack del film "Indivisibili", si confronta con il mondo dell'infanzia (cioè future generazioni, futura umanità), duetta implacabile con Amal Murkus (cantante palestinese e residente in Israele). Percuote il presente con tematiche sociali e lo fa senza retorica bensì con sguardi visivi e miscallenea di suoni multietnici. Invita, sul palco, Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, la quale lancia un seppur breve ma accorato appello a tutta l'umanità. L'invito, è lo stesso per cui suo figlio si è coraggiosamente battuto: restiamo umani.
La canzone "La bomba intelligente", è, secondo la giuria nazionale, la migliore canzone singola dell'anno. Fu scritta da Paolo Sentinelli e da Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso. Ed è stata recentemente ripresa da Elio e Le Storie Tese, che però sono assenti causa altri impegni. Ma che in ogni caso, inviano un video-messaggio. Così ad interpretarla c'è un manipolo di musicisti e amici di Di Giacomo. "Sostituti dei sostituti" ma non per questo meno catalizzatori, anzi. Al piano c'è il co-autore Sentinelli, mentre la voce è compito ad Andrea Satta dei Tetes de Bois. L'esecuzione è particolarmente sentita e l'esito finale è toccante. Mentre sul maxi-schermo scorrono le immagini sorridenti, pensierose e curiose di Di Giacomo.

Il finale è affidato a Niccolò Fabi (Targa Tenco miglior album italiano in assoluto). La sua esibizione è una somma di piccole cose, capace di scrutare tra felicità e fragilità. A supportarlo, c'è una band compatta, affiatatata e capace di cogliere tutte le sfumature delle sue liriche. E' un set fortemente identitario, anche quando si trova ad avere a che fare con romanticismi (mai banali bensì suggestivi e di rara eleganza) oppure quando ragiona sulla sottrazione di altre cose. L'oggi com'è non basta più, non può essere solo la vittoria delle filiali delle banche o i proibitivi affitti di superattici. La città ha perso, tra amori svaniti e pianti disperati ma pure liberatori. Perchè da altre angolazioni, si intravedono e si gustano colpi vincenti, nuove elasticità da esibire, terapie post-traumatiche. Ed è bene fare vibrare ciò sul palco (altro) sanremese. Perchè il Premio Tenco, prima di essere una kermesse dall'alto livello qualitativo musicale, è una comunità perennemente in movimento, dedita a trasformare tradizioni e culture in qualcosa di ancora "poco visto e sentito". Ed è grazie, alla sua caparbietà, che è ben lontana dal viale del tramonto (quello della noiosità). Ogni anno, lascia tracce indelebili, grazie ad accorgimenti che coprono immaginari, anche molto disparati tra loro.
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