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ROBERT PLANT: Tra passato, presente, rock, blues ed Africa (Recensione Concerto) #RobertPlant

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 28 lug 2018
  • Tempo di lettura: 2 min


ROBERT PLANT

27/7/2018

Ippodromo San Siro

Milano

Voto: 7,5

Testo e foto di Giorgio Zito

C'era grande attesa per l'unico concerto italiano del nuovo tour di Robert Plant, in supporto dal nuovo disco di inediti Carry Fire, anche perché, cadendo nel 50^ anniversario della nascita dei Led Zeppelin, dava a molti la speranza di un concerto celebrativo della mitica band inglese. Cosa che ha fatto convergere nel prato dell'Ippodromo di Milano un pubblico davvero intergenerazionale, dai 16 ai 70 anni. In realtà, come sempre nei suoi tour, Plant bilancia sapientemente la setlist prendendo da tutta la sua carriera, senza dimenticare le sue radici, quelle dei Led Zeppelin ma soprattutto quelle del blues (durante il concerto cita apertamente Lead Belly come una delle sue ispirazioni primarie)


Ecco quindi la celebre “Lemon Song” dei Led Zep come apertura, anticipata da ritmi tribali che arrivano direttamente dall'Africa, e il blues di Bukka White a chiudere il concerto con “Fixin' to Die”. In mezzo, 90 minuti di musica ad alto livello, con una band perfetta, i Sensational Space Shifters, capace di maneggiare il repertorio degli Zeppelin senza sfigurare con gli originali (ottima “Black Dog”, molto bella “Going to California”), il folk inglese e la musica tradizionale (“Little Maggie” e “Gallows Pole”, dove spicca il violino di Seth Lakeman), regalare al pubblico una splendida versione di “Babe, I’m gonna leave you”, e chiudere la serata con un lungo medley costruito intorno a “Whole Lotta Love”. Da parte sua, Plant ci mette la voce, ancora pulita e chiara (anche se per i suoi mitici acuti deve fare ricorso a tonnellate di echo), la capacità di scegliersi una band di grandi professionisti, e l'intelligenza di saper invecchiare con dignità, senza atteggiamenti da giovane rockstar a 70 anni (solo Jagger riesce ancora a essere credibile in questo), e puntando tutto sulla qualità della musica.

Una musica davvero a 360 gradi, che passa da sonorità blues e rock a suoni che arrivano dal medio oriente, ritmi africani e folk inglese, fino ad accenni di dance elettronica: tutto entra nella musica di Plant, creando un suono credibile, che cerca di guardare avanti. E non è un caso se uno dei momenti più interessanti dello show si è avuto con una splendida versione della title trak del nuovo album, “Carry Fire”. Plant non si è auto condannato a ripetere all'infinito il passato suonando sempre le solite quindici canzoni (vedere alla voce Rolling Stones), ma, consapevole di avere un passato ingombrante, si diverte a giocarci, spesso ironizzandoci su, senza esserne succube, mantenendo una credibilità artistica intatta. E questa sicuramente è una grande qualità.


SET LIST: The Lemon Song Turn It Up The May Queen Black Dog Going to California Please Read the Letter Gallows Pole Carry Fire Babe, I'm Gonna Leave You Little Maggie Fixin’ to Die

Encore: Rainbow Bring It On Home / Whole Lotta Love / Santianna / Whole Lotta Love



 
 
 

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