ROCKY HORROR SHOW: Colori, trasgressione e (ridotti) costumi per una storia ancora attuale (Recensio
- Redazione
- 26 ott 2017
- Tempo di lettura: 3 min

ROCKY HORROR SHOW
24 Ottobre 2017 - 05 Novembre 2017
Teatro degli Arcimboldi
Milano
Voto: 6,5
Di Luca Trambusti
Il Rocky Horror Show è uno spettacolo di culto, soprattutto nella sua versione cinematografica. Nel 73 va in scena la prima del musical scritto ed interpretato da Richard O’Brien e diretto da Jim Sharman. Per i temi e le scene fu sicuramente per l’epoca uno spettacolo di provocazione (ma erano gli anni 70). Il successo planetario arrivò però nel 75 con la sua versione cinematografica (che divenne Rocky Horror PICTURE Show). Anche la pellicola fu diretta da Sharman con la parteciapzione di O’Brien, Susan Sarandon, Tim Curry (presente anche nella versione musical) e Barry Bostwick. Da allora si sono succedute parecchie versioni teatrali.

Ora è la volta di una nuova messa in scena una produzione anglo tedesca con la regia di Sam Buntrock che sta girando l’Europa. In ogni paese dove approda il ruolo del narratore viene assegnato ad un personaggio noto nel paese. In Italia la scelta è caduta su Claudio Bisio (che è nato artisticamente proprio con questo musical) e che è l’unico in scena a parlare la nostra lingua. Infatti lo spettacolo, fedele all’originale, è interamente recitato (ed ovviamente cantato) in inglese.
Fra gli altri protagonisti in scena ci sono attori di teatro e performer del calibro di Stuart Matthew Price, Daniel Fletcher, Anna Lidman e Gary Tushaw. Sul palco trova anche posto una live band composta da Jeff Frohner Direttore musicale e tastiere, Alex Nies alla batteria, Robert Lindemann al basso, Michel Santunione alla chitarra e Matthias Jahner al sax.
Questa produzione mette in scena uno spettacolo complesso, molto colorato (e non potrebbe essere altrimenti), con una buone scenografie e coreografie. I costumi (sempre molto succinti) sono anche loro luminosi ed appariscenti. La storia e le musiche sono ovviamente e rigorosamente quelle originali un glitter rock molto in voga nei '70 e che queste musiche hanno contribuito a creare e rinforzare. Spettacolo nello spettacolo come consuetudine il pubblico che sottolinea con i suoi interventi o ripetendo i gesti dei protagonisti in scena.

Il Rocky Horror Show, sebbene risalga ai primi dei ’70, resta ancora oggi uno spettacolo di “contenuto”, se allora la differenza, la bisessualità e la facilità dei costumi sessuali erano un tabù, ancora oggi sono, con le dovute differenze, oggetto di discriminazione, di discussione e di scandalo. Quindi la sua messa in scena ha sempre una sua indiscutibile attualità.
Quella in scena a Milano (sino al 5 Novembre e poi dal 7 all’11 al Nelson Mandela Forum di Firenze) è una bella produzione ma che in alcuni momenti non brilla e non scintilla. Manca di quella “freschezza” che invece contraddistingue il film che è nell’immaginario del pubblico. A tratti la noia sembra avere il sopravvento. Ha ragione Bisio quando dice che metà del pubblico conosce storia e canzoni a memoria (più di uno le cantava) e gli altri invece non capiscono un po’ per l’inglese ed un po’ perché non addentro allo spettacolo. I primi, appassionati dalla storia e dai personaggi, godono sino in fondo, partecipano allo spettacolo. I secondi invece non riescono ad appassionarsi sino in fondo, a loro lo spettacolo non “arriva”, non riesce sempre a “bucare” l’indifferenza.

Il motivo di ciò? Le coreografie? La barriera linguistica? Le interpretazioni degli attori? I troppi colori? L’audio ed il missaggio non proprio perfetto? Un pizzico di ognuno di questi elementi lo rende imperfetto, soprattutto ai non super fan. Tuttvia anche i patiti sembrano limitare la loro partecipazione allo psettacolo. In altre occasioni si sono viste più boa, giornali ed altri oggetti che univano pubblico ed interpreti. Un'ottima esecuzione rock finale della band accompagna il pubblico all'uscita.
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