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SIMONE CRISTICCHI: Rilegge live Sergio Endrigo

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 24 giu 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Crediti: Barbara Ficca


SIMONE CRISTICCHI

23 giugno 2016

Teatro Nuovo - Verona

Voto: 7,5

di Francesco Bommartini

Sergio Endrigo ha rivissuto giovedì 23 giugno sera nel Teatro Nuovo di Verona attraverso la voce di Simone Cristicchi. Dopo le prime tre canzoni di assestamento, il 39enne romano ha convinto. Lo ha fatto partendo da “Via Broletto”, pezzo celeberrimo ma mai troppo cantato. Perché, va detto, Endrigo è stato presto dimenticato. A ragion veduta, quindi, un concerto come quello di giovedì vale doppio. Cristicchi, che con il cantautore nato a Pola nel 1933 ha collaborato su un brano pubblicato nel 2003, lo sa e ne va giustamente fiero. Ottima la sua idea di avvalersi della Mitteleuropa Orchestra per donare le giuste sfumature ai brani che, già in origine, sono ammantati di orchestrazioni. Temi strumentali che enfatizzano la gravità delle canzoni d'amore composte da Endrigo, troppo intelligente per non sapere che “d'amore si scrive quando ci sono momenti difficili, quando subentra la tristezza”, come ha ricordato Cristicchi. Chi pensa a quest'ultimo solo come il creatore di tormentoni – solo apparentemente – disimpegnati come “Studentessa universitaria” e “Vorrei cantare come Biagio”, giovedì sera si è dovuto ricredere. Tanto per la reinterpretazione dei brani di Endrigo quanto per la proposizione dei suoi.


Crediti: Barbara Ficca

Ma torniamo ad Endrigo. Durante la serata sono stati proposti “Lontano dagli occhi” e “Io che amo solo te”, entrambi immortali. Le tonalità più alte hanno esaltato Cristicchi, che invece ha riscontrato più difficoltà con canzoni più basse come “Teresa”. Ben riproposta anche la delicata “Aria di neve”, sussurrata da Endrigo ed invero un po' più afona nella versione cristicchiana. Bene “La rosa bianca”, che su YouTube si trova caricata anche da un brasiliano, segno che Endrigo non è proprietà solo italica. Proprio la parte di carriera più vicina a Toquinho e Vinicius De Moraes non è però stata presa in considerazione nello spettacolo. Altresì sono state proposte, chitarra acustica e voce, “La casa” e “Ci vuole un fiore” (scritte per bambini ma amate da tutti) così come, ancora con l'orchestra, “Canzone per te”, “Trieste” e “1947”. Dopo quest'ultima Cristicchi ha proposto la sua “Magazzino 18”, che tratta la stessa tematica, quella dell'esodo istriano-dalmata. A seguire, sempre sua, “Laura”, dedicata a Laura Antonelli ed alla sua ingloriosa fine. Il termine dello spettacolo è stato ancora appannaggio di Cristicchi con una “Mi manchi” non troppo convincente, l'ironica “La prima volta (che sono morto)”, la celebre “Ti regalerò una rosa” e, sopratutto, la profonda “L'ultimo valzer”, storia di due anziani in una casa di riposo. A suggellare l'amore per Endrigo, prima dei bis partecipatissimi dal pubblico, “L'arca di Noè”.


Crediti: Barbara Ficca

Cristicchi ha dimostrato di avere una rara sensibilità, che riesce a coniugare in musica con testi all'altezza. Sensazione ulteriormente accentuata dalla scelta di dedicare un concerto al Maestro, come lo chiama lui, che ha reinterpretato con emozione mista ad una dovuta, comprensibile, deferenza.


Crediti: Barbara Ficca

 
 
 

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