SUBSONICA: Venti anni sul palco riassunti in un tour (e poi novità per Samuel) (intervista) - #Subso
- 24 lug 2016
- Tempo di lettura: 4 min

SUBSONICA
La storia di vent'anni in un live
e poi Samuel solista
Mancano poche date alla fine del tour dei Subsonica (vedi qui) che questa estate hanno deciso di “raccontare” in musica i propri 20 anni di carriera discografica e live.
Molto del loro successo è dovuto proprio all'aspetto concertistico ambito in cui i torinesi hanno sempre saputo dare molto al pubblico.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Samuel in merito al tour, al loro concetto di musica live ed al futuro della band (in arrivo una bella sorpresa).
Ecco cosa ci ha raccontato.
Che tipo di concerti avete portato e state ancora portando in giro questa estate?
Sono concerti particolari, concepiti per il 20ennale di attività. E' un live che racconta la nostra storia. Da ogni album, in sequenza “anagrafica”, abbiamo scelto 3 brani, trattando in maniera uguale ogni nostro lavoro, dal primo all'ultimo. E' stata una cosa strana perché per la prima volta eravamo imbrigliati in scaletta concettuale in cui il filo conduttore non era solo la salita ritmica tipica di un nostro concerto. E' più un racconto, uno storytelling della vita dei Subsonica.
Eravamo all'inizio spaventati dalle reazioni del pubblico ma questo flusso diverso, non solo ritmico, alla fine piace molto.
Come avete scelto i brani di ogni singolo album?
Non è una scelta casuale, niente nei Subsonica è casuale. Abbiamo cercato tra cose rappresentative del suono di ogni singolo album. Ad esempio da “Microchip Emozionale” abbiamo scelto “Sonde” che ti riporta subito alla musicalità del periodo. Comunque non c'è solo il valore sonoro di ogni album. Ciascun blocco di tre canzoni è introdotto da uno spazio parlato per raccontare il periodo in cui le canzoni sono nate, gli agganci storici con il momento della realizzazione del disco.
Avete pensato ad arrangiamenti speciali per ricordare l'epoca?
Lasciamo poco al caso anche durante i live. Abbiamo sempre suonato live senza stravolgere gli arrangiamenti del disco. Di fatto non esistono altre versioni se non per gli unplugged. Inoltre tutti i suoni dell'epoca sono ancora memorizzati quindi, sebbene con strumenti differenti, suonano come allora.

Quanta nostalgia c'è in un'operazione del genere?
Raccontando una storia c'è sempre della nostalgia, un desiderio che le cose non passino e non si dimentichino. Questi sono stati 20 anni divertentissimi, trascorsi amando il lavoro che volevamo fare. “Sonde” da “Microchip” non la suonavamo da 15 anni rifacendola ci siamo ricordati di quando l'abbiamo fatta; è stata una macchina del tempo. Ma noi abbiamo sempre avuto l'attitudine a guardare avanti, non legarci ai ricordi, non vivere sui ricordi.
Com'è stato il vostro percorso live?
Ricordo i primi concerti erano veramente molto scarsi. Il primo disco lo abbiamo scritto in studio senza batteria e basso, io Max e Boosta, con il computer, quelli che c'erano allora, un disco fatto senza praticamente suonare insieme. La prima tradizione delle sensazioni elettroniche in vibrazioni elettriche sul palco fu molto difficile e con scarso risultato. Oggi invece siamo i Subsonica una realtà irriproducibile perché il nostro modo di fare musica e stare sul palco ce lo siamo inventati noi. Solo noi possiamo fare i Subsonica e nessuno altro.
Con gli anni infatti abbiamo imparato la lezione; all'inizio c'era una grande sovraproduzione di studio per cui dovevamo usare molti trucchi anche “casalinghi” sul palco, come ad esempio quello del doppio microfono, per rendere il suono che altrimenti live non era riproducibile.
Cosa significa stare sul palco?
E' come stare davanti ad un caminetto e raccontare storie inventate da noi, con sfumature emotive, legate al momento storico con le sue cose giuste e quelle sbagliate. Noi non tendiamo mai a giudicare a vedere la natura umana in B&N. Io credo nell'equilibro dell'emotività che comunque non va giudicata. Dal palco vogliamo raccontare la vita come la vediamo

Qual'è la risposta e l'importanza del pubblico?
Il pubblico è importante e ci da tantissimo sostegno, lo consideriamo come sesto elemento dei Subsonica, nonché parte dello spettacolo. Il concerto è una cerimonia con il pubblico volevamo portare, e lo abbiamo fatto, storie, pensieri e riflessioni in zone di musica dance dove si ballava solo. Nella nostra musica c'è una doppia anima: quella di “cuore/amore” dei cantautori e parte club con la passione per i suoni.
Com'è il concerto perfetto Subsonica?
Bella domanda. Beh direi che sono quasi tutti perfetti. Un concerto è perfetto quando c'è empatia con il pubblico che sa quando sostenerti e spingere ed in questo il nostro pubblico è grandioso..... se poi aggiungi un'acustica perfetta tutto diventa eccezionale.
Avete sempre dato molta attenzione alla politica dei prezzi dei vostri concerti ed all'ambiente cercando di ridurre l'impatto. Questo vi fa onore. Continuate sempre in questa direzione?
Sono cose istintive, cose che non puoi cancellare perché parte di noi. Il prezzo del biglietto è sempre controllato perché cerchiamo di ridurre i costi di produzioni per non pesare appunto sull'importo dei biglietti. Lo facciamo anche con lo spirito da fruitori: diamo al pubblico ciò che ci piacerebbe trovare ad un concerto. L'attenzione all'ambiente nasce dalla sensibilità e dal ragionamento. Vorremmo vivere in un mondo perfetto e lavoriamo per questo, per il rispetto dell'ambiente.
Finito il tour a metà settembre cosa farete?
Inizierà una nuova stagione dei Subsonica
Cioè?
Io farò il mio disco solista, quindi parte una fase nuova in cui chiudo anche la parentesi dei Motel Connection.
Sarà un disco di cantautorato, un disco di musica elettronica cantata in italiano. La scrittura sarà con altre persone ma con nessuno dei Subsonica, tutto si riporterà a me. E' la voglia di confrontarmi con me stesso.
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