SUEDE: Il frontman sopra a tutto (Recensione Concerto) #Suede #TheBlueHour
- Redazione
- 6 ott 2018
- Tempo di lettura: 2 min

SUEDE
THE BLUE HOUR TOUR
04 Ottobre 2018
Fabrique
Milano
Voto: 7
Testo e foto di Giorgio Zito
Anticipati dall’interessante cantante gallese Gwenno (a tratti davvero affascinante il suo breve set), alle 21,30 salgono sul palco del Fabrique gli Suede, per l’unica data italiana in supporto al nuovo album “The Blue Hour”. Per qualcuno questa serata è un ritorno indietro nel tempo, a più di venticinque anni fa, quando nasceva il cosiddetto Britpop, e gli Suede, prime movers di quella nuova ondata di band inglesi, stregavano Milano con un concerto incandescente al City Square (il 6 maggio 1993).
Effetto strano rivederli oggi, riascoltare una musica che abbiamo visto nascere, e che ci sembrava, ed in effetti era, “così giovane” e fresca, ed ora pare invecchiata forse anche più di quanto non sia. Lui invece gli anta se li porta bene, e anche molte di quelle canzoni sono ancora in grado dire molto, anche al pubblico più giovane.
Il concerto è basato sostanzialmente sui brani del nuovo album, a partire dall’iniziale “As One”, che apre anche il disco, per arrivare alla conclusiva “Life Is Golden”. In mezzo, due ore tirate di musica, con molto spazio per i dischi del passato, rappresentati praticamente tutti. Ma sono i quattro brani estratti dall’esordio omonimo, brani diventati veri e propri classici, i momenti più alti del concerto: “The Drowners”, “So Young”, “Metal Mickey” e “Animal Nitrate”.

Brani che spiccano nel canzoniere della band, così come spicca la presenza magnetica del leader, quasi instancabile nel suo muoversi sul palco, pronto a darsi al suo pubblico, scendendo dal palco in più di un’occasione per cantare sulla transenna abbracciato ai fan delle prime file, quando non direttamente saltando in mezzo alla platea.
Si chiamano ancora Suede, ma è indubbio che gli occhi del pubblico sono tutti solo per lui, le sue evoluzioni sul palco, le sue pose da rocker. Brett Anderson è un performer di razza, magari senza il pathos di un Nick Cave o il trasporto energico di uno Springsteen, forse più vicino a Morrissey ed alla sua englishness, elegante e di classe anche quando ricoperto di sudore. E soprattutto col pregio di essere ancora credibile quando canta “So Young”. E quando nel finale si ripresenta sul palco da solo con una chitarra acustica, e seduto sulla spia a bordo palco esegue “Oceans” senza microfono e senza amplificatore, nel silenzio assoluto del Fabrique, ormai il pubblico è completamente conquistato.
Un concerto apprezzato non solo dai giovani di allora, ma anche da quelli di oggi, accorsi numerosi per ascoltare gli Suede, probabilmente l’unica band della stagione britpop (a parte i Blur, che sono fuori categoria) che riesce ancora ad essere interessante, e ad avere qualcosa da dire.
As One
Wastelands
Outsiders
Cold Hands
The Drowners
We Are the Pigs
So Young
He's Dead
Tides
Roadkill
Sometimes I Feel I'll Float Away
Heroine
It Starts and Ends With You
Metal Mickey
Trash
Animal Nitrate
Oceans (Brett solo acoustic)
The Invisibles
Flytipping
Encore:
Beautiful Ones
Life Is Golden
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