top of page

TEENAGE FANCLUB: Poltrone comode ed un po' di fiacchezza (Recensione concerto) #TeenageFanclub

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 21 feb 2017
  • Tempo di lettura: 2 min


TEENAGE FANCLUB

19 febbraio 2017

Bologna, Antoniano

Voto: 7

di Francesco Bommartini

Hanno suonato dinnanzi ad oltre 400 fan i Teenage Fanclub per la loro calata italica. Il luogo dell'Evento, con la maiuscola, è stato il teatro Antoniano di Bologna. Location interessante, così come lo è stato il dipanarsi del concerto. Devo però essere critico nei confronti del comparto audio. Netta la differenza di volume tra la gran parte dello show e gli ultimi 6/7 brani. Sin dall'inizio, con “Start Again”, ho infatti notato l'eccessiva educazione sonora anche nelle parti più tirate. Non che i Teenage Fanclub siano rockers tout-court, concedetemelo, ma quando nemmeno le distorsioni e i riff più pieni smuovono le budella significa che qualcosa che non va. In questo caso il volume eccessivamente contenuto che, assecondato da poltrone comode, ha sottolineato una certa fiacchezza generale, che nulla ha a che vedere con la qualità del pop proposto dalla band di Glasgow, attiva dal 1989.


Nonostante l'importante limitazione di cui sopra, gli ex ragazzi hanno fornito una buona prova generale. Molto acclamate in particolare le canzoni estratte dallo splendido “Grand Prix” del 1995, tra le quali “About You”, “Don't look back”, “Going Places” e “Sparky's Dream”. Quest'ultima ha potuto godere di un volume più adatto, alla venue e ad un concerto. Gli ultimi brani, quattro bis compresi, sono stati seguiti da tutti in piedi, sotto il palco. Un tipo di vicinanza che, fino a poco prima, le sedie del pur bel teatro Antoniano hanno frenato. Sei i pezzi estratti dall'ultimo “Here”, il cui vinile è stato acquistato da molti al termine del live. “I'm in love” è stato decisamente il brano più apprezzato, caratterizzato da un bpm più elevato della media ed un cantato gentile, che si staglia su una prova strumentale ottimale ancorché non eccessivamente (e volutamente) spettacolare.

Ed è proprio questa la forza dei Teenage Fanclub: belle canzoni durante le quali gli strumenti viaggiano all'unisono, senza sentire il bisogno di farne svettare uno sugli altri. Ciononostante non sono mancati i caratteristici soli, melodici quanto tutto il comparto musicale. Classica, in termini di musica leggera, la loro strumentazione, tra chitarre e amplificatori Fender con l'inserto di una Gibson ed il suono del basso estetizzato attraverso una cassa Ampeg collegata ad una testata Orange. Gli scozzesi hanno colpito soprattutto per la capacità di affrontare voci e cori, sostenuti da tutti e cinque i musicisti. Una caratteristica più unica che rara. Quattro gli estratti da “Songs from Northern Britain”, tre da “Howdy!”, due da “Bandwagonesque”. Meno fortunate le altre produzioni, con “The King” e “Shadows” saltati a piè pari.


Il concerto è stato aperto da George Borowsky. Solo chitarra e voce, l'artista di Manchester ha intrattenuto i presenti con un folk senza infamia né lode. Quest'ultima, piuttosto, è da dedicare alla capacità del musicista – che ha collaborato anche con i Pixies – di infondere passione mista a simpatia. Entrambe traspaiono sia quando suona, coinvolgendo il pubblico, che quando parla di una canzone presentandola come la preferita dalla madre 93enne. Un gradevole cameo, il suo. Borowsky ha definito i Teenage Fanclub “la miglior band”, un po' quello che pensano Nick Hornby e Liam Gallagher.

 
 
 

Comments


bottom of page