THE WALL LIVE ORCHESTRA: I Pink Floyd in versione orchestrale - #TheWallLiveOrchestra #PinkFloyd #Th
- Redazione
- 2 ott 2016
- Tempo di lettura: 3 min

THE WALL LIVE ORCHESTRA
30 Settembre 2016
Teatro Della Luna
Milano
Voto: 6
di Luca Trambusti
The Wall, l'opera dei Pink Floyd, è un capolavoro assoluto e per riuscire a distruggerla bisogna metterci tanto impegno. Diciamo subito che questo NON è certo il caso in cui succede il disastro.
Tra tante ombre alcune luci illuminano di piena luce il lavoro di questa orchestra di 70 elementi che ripropone il lavoro pubblicato nel novembre 79 da Waters e soci (non tutti, visto che il tastierista Wright partecipò solo nella fase terminale e poi fu cacciato dal gruppo).
Viste la maestosità, la complessità e l'atmosfera del disco metterci su le mani può essere operazione rischiosa sopratutto se l'approccio è orchestrale. Il rischio di sminuire o di “spostare” verso alto il significato musicale e profondo dell'opera è concreto.
In effetti qui c'è la prima “luce” di questa rilettura. L'orchestra, fatta di legni ottoni e percussioni a cui si aggiunge un grande coro, solo raramente ha un ruolo preponderante, in alcuni episodi è troppo presente (sopratutto nei momenti più lenti) per il resto fornisce un buon tappeto sonoro su cui si appoggia un'anima rock. Questa invece è un'ombra in quanto in generale nell'ora e 45 di durata si spinge sull'acceleratore del rock, un muro sonoro che sposta un po' il baricentro emotivo e l'atmosfera generata dal dramma di Pink. E così le chitarre suonano dure, cattive, con un grande sfoggio di (ottima) tecnica e virtuosismo che però come tale non è sempre funzionale all'opera stessa. L'assolo di “Confortably Numb” è di buona qualità anche se l'originale di David Gilmour resta inarrivabile (anche i chitarristi delle successive versioni live di Roger Waters non hanno mai raggiunto quel livello). Ugualmente per controcanto a tratti emerge un'anima pop come ad esempio quando rileggono “Run Like Hell” che diventa l'occasione per coinvolgere il pubblico e dare spazio ad un assolo di percussioni.

Assai positivo è l'approccio: non c'è la volontà di una riproposizione filologica del disco quanto una rilettura “live” di queste canzoni, come si trattasse di uno show. L'unicum, il concept del disco permettono di riproporlo nella sua integrità e pensato in un'ottica live possono trovare spazio tutte le caratteristiche degli arrangiamenti del concerto ovvero dilatazioni delle parti strumentali e “trucchi” tipici del del palco.
Tra gli aspetti negativi, forse il peggiore, c'è la forzata teatralità di due dei 4 cantanti che si alternano nelle diverse canzoni. Innanzitutto è completamente fuori luogo la presenza di una voce femminile, molto bella dal punto di vista tecnico ma sicuramente più adatta ad un musical che all'intensità interpretativa di The Wall. Parimenti un altro vocalist sta sul quel palco come se fosse quello di Iggy Pop o di Ozzy Osborne interpretando più il ruolo di una rockstar maledetta più che di quella travagliata. In Young Lust, pur trattando un tema “lascivo”, l'esagerata teatralizzazione stride molto.
Ancora tra le cose negative, e questo non penso sia attribuibile alla produzione, c'è l'interruzione per un lungo intervallo che spezza la tensione dell'opera. Inoltre i tempi si allungano ulteriormente perché far risalire l'intera orchestra sul palco non è certo operazione breve.

La luce più grande è comunque data dalle canzoni, la composizione originaria del disco che emerge sempre (forse anche suonando il tutto con un carrillon). Ed il lavoro fatto in questa rilettura orchestrale resta onesto, in generale rispettoso ed anche coraggioso. Alcuni aggiustamenti (anche se lo spettacolo è ormai consolidato) lo renderebbero più centrato, forte e convincente anche agli occhi del fan più esigente. Il risultato però pare in genere soddisfare il pubblico (che comunque non appare proprio di primo pelo).
In estrema sintesi gradevole (pur annoverabile tra le cover band......... con personalità)
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