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TIME IN JAZZ: Tra pochi gionri parte il Time In Jazz Festival. 30 anni di jazz a Berchidda (Sassari)

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 21 lug 2017
  • Tempo di lettura: 6 min


TIME IN JAZZ

8/16 Agosto

Berchidda (Ss)

In mezzo alla Natura il festival jazz che fa economia

Intervista di Luca Trambusti

Time In Jazz (8/16 Agosto 2017), giunto alla sua 30^ edizione, è molto di più di un “semplice” festival musicale, è la dimostrazione di caparbietà (ma dai sardi è luogo comune aspettarsela) ma sopratutto è la realizzazione di un progetto che ha avuto (ed ha) molte altre implicazioni che vanno al di là del singolo significato artistico/musicale.

Con un festival si è valorizzato un territorio, una zona e si è infranto il pensiero (espresso purtroppo da un Ministro) “che con la cultura non si mangia”.

Sotto l'attenta direzione di Paolo Fresu, grande jazzista e nativo di Berchidda, il festival ha portato negli anni il paese e l'interno della Sardegna (siamo in provincia di Sassari) all'attenzione del mondo.

Il successo e la longevità del Festival è da ricercarsi in parecchi fattori. Innanzitutto la qualità della proposta artistica, con musicisti internazionali e nazionali con progetti già in essere o produzioni ad hoc. Una varietà di temi, ogni anno diversi. Un territorio unico che il Festival ha fatto scoprire e per torri torio s'intende quello ambientale ma anche quello culturale, eno gastronomico (segnaliamo il Vermentino ed il formaggio locali) e la grande ospitalità. Ma la carta vincente è l'unione di tutti questi elementi. Restano nella memoria di chi c'era i concerti in luoghi fantastici, in campagna, in montagna, in bellissime Abbazie, sulle sponde del lago o al cospetto delle pecore.


Tutto suggestivo, ma non da cartolina. Qui ora il territorio, grazie al festival, lo si vive e lo si respira unendolo ad ottima musica.

Ecco come Paolo Fresu ha presentato il progetto e la sua 30^ Edizione.

Fresu cos'è Time in Jazz che organizzi nel tuo paese natale?

E' un festival nato nel'87 che si esprime in modi diversi e fatto di cose anche difficili da raccontare con le parole. E' un festival unico perché in Sardegna terra di terra, di natura. E' anche una comunità che si raduna intorno al festival. E' un evento importante che invita a riflettere sul ruolo della cultura in questa società. Il festival porta economia ma anche belle pratiche ed apre una riflessione sul rapporto tra cultura ed economia.

Com'è cambiato in questi anni?

Si è sviluppato su idee impiantate nel tempo, nate dall'addizione di pensieri e fatte crescere. Qui si

affrontare il futuro il jazz, che è una musica che non si può permettere di guardare indietro, perché è di movimento e che si mette in discussione. Per dirla alla Miles Davis: “Mai ripetere i successi del passato ma rivestirli con abiti nuovi”.

All'inizio com'era il rapporto con il paese?

Difficile; non è stato facile coinvolgere i paesani che non capivano il loro rapporto con jazz. Non capivano però nemmeno la forza del loro ambiente naturale, delle sue potenzialità e la forza della loro offerta.

Difficile capire un festival che non gli apparteneva, con una musica che dalle grandi città americane arrivava a Berchidda, paese di pecora

Con il tempo Berchidda ha capito cosa significa il festival, cosa porta e si è abituata alla manifestazione ed ha imparato ad amarlo. Si è capito che portava persone da tutto il mondo che incideva sull'economia e lasciava ottimi rapporti umani. E così Berchidda si è appassionata al jazz. Ho capito che le cose erano cambiate anni fa quando in un'intervista un pastore berchiddese disse: “io alla mie vacche faccio sentire il jazz perché fanno più latte”

Berchidda ora appartiene al popolo del jazz ed è cresciuta con il festival e grazie al festival.

E ora non è più solo festival ma laboratorio culturale che vive tutto anno. Da anni dimostriamo che anche un piccolo centro può diventare ombelico del mondo.

Qual'è l'idea alla base del festival?

Nacque dall'idea dell'allora sindaco di Berchidda che mi propose l'iniziativa. Nel costruire il progetto mi sono rifatto a due esperienze sul territorio. Una è quella di Cagliari che portava grandi nomi e che esiste ancora oggi. L'altra é quella di un piccolo festival a Satanarresi che nell'86 iniziava a fare piccoli passi; loro stanno sul mare quindi già frequentato da gente ed è più facile. Su Berchidda occorreva un investimento nuovo perché non esisteva turismo interno in Sardegna ed il Festival doveva avere una relazione con il tempo e portare persone a Berchidda, che trovassero un senso nel venire lì. Quindi doveva avere un programmare diverso ed offrire cose diverse. Un programma originale che spingesse il pubblico a trovare una relazione con Berchidda ed il territorio.

All'inizio si è puntato ai rapporti con la lingua e cultura locale e la relazione con il paese, con ciò che poteva offrire: ospitalità e calore umano. Poi abbiamo scoperto il ricco territorio di Berchidda, la sua campagna e montagna. Cose scoperte e valorizzate grazie al festival, un grande valore aggiunto all'offerta dell'arte.

Tutto ciò ha portato una ricaduta economica diretta dimostrando che con cultura si mangia. L'arte è anche servita ai berchiddesi per prendere coscienza della disponibilità di offerta. La Cultura produce cose immateriali che vanno oltre ciò che si vede e che non si valutano in meri termini economici.


Come si è diffuso sul territorio il festival uscendo dal paese?

Si è andati prima nelle chiese di campagna, poi per aumento del pubblico siamo andati in chiese dei paesi vicini, poi in Basiliche bellissime in zona. Infine abbiamo scoperto il rapporto tra musica e natura capendo quanto quest'ultima sia elemento suggeritore della musica. Così sono arrivati i concerti sulle rive del lago, in piena campagna, nei boschi ed in montagna. Per proteggere l'ambiente e non impattare sulla natura sino a diventare festival green.

Le reazioni degli artisti quali sono?

A proposito vorrei dire che c'è una grande sovrapposizione di mondi culturali, musicali ed etnici, con artisti che arrivano da tutto il mondo, come il pubblico ed è tutta gente che torna a casa soddisfatta. Capita che porti gli artisti con la macchina ai luoghi dei concerti qualche ora prima dell'esibizione e sono posti in mezzo alla campagna dove non c'è nessuno. Molti, che magari sono appena arrivati da New York, restano stupiti e perplessi, non capiscono. Poi la gente inizia ad arrivare e si trovano davanti a 2000 2500 persone e gli artisti non credono ai loro occhi.

Da 11 anni il Festival inizia sulla nave che unisce Livorno con Golfo Aranci. Come mai questa scelta?

L'idea è realizzata grazie ad uno nostro sponsor: Sardinia Ferries. Ha una doppia valenza: una artistica e l'altra promozionale.

Il concerto sulla nave serve per dare continuità tra la terra ferma e l'isola. E poi la nave porta pubblico e turisti ma con loro porta anche la musica. Il concerto è per tutti, per coloro che vengono al festival ma anche per coloro che non lo conoscevano, turisti che magari sono stimolati a venire. Quest'anno ci sarà un mio concerto con il pianista Enrico Zanisi. Si parte l'8 agosto alle 8,00, si arriva alle 14,30.


Come hai composto il cast di quest'anno?

Sono partito dal “titolo” che era quello dei “30 anni”. Poteva essere commemorativo ma non volevamo. Lo è nel senso che sono state recuperate e sviluppate idee di questi anni, dei luoghi che avevamo abbandonato e con il ritorno, anche in vesti diverse di 7 artisti già ospiti che saranno dei …. volontari con compiti esecutivi e che poi suoneranno insieme “mischiandosi “ tra loro. Torneranno i concerti in alcune chiese, all'alba ed in luoghi storicamente importanti per la manifestazione.

Ripristiamo il concerto sui treni da un'idea di Uri Cane e riprenderemo i concerti all'Agnata la tenuta di De Andrè che avevamo abbandonato perché un posto difficile da raggiungere con migliaia di presente e gente che veniva come in pellegrinaggio. Faremo un concerto tributo a De Andrè e Dalla con me, i due “Stadio” Gaetano Currieri, Fabrizio Foshini e Raffaele Casarano.

(Per programma dettagliato vedi: www.timeinjazz.it )

Voglio ricordare che la maggior parte dei concerti sono gratuiti e che i pochi a pagamento hanno un biglietto comunque basso.

Cosa manca ancora a questo progetto dopo 30 anni?

Dopo 30 anni vorrei non dovere sempre chiedere per superare le difficoltà. Dopo tanti anni devo ancora chiedere tutti i giorni, vorrei invece che questo festival fosse riconosciuto e difeso come un elemento essenziale, come un monumento da proteggere e curare.

Il festival è finanziato dal FUS (Fondo Unico Spettacolo, fondo statale ndr), dagli sponsor, dalle istituzioni regionali (assessorati alla cultura e turismo) e dai pochi fondi che mettono i comuni che ospitano i concerti tra cui ovviamente Berchidda

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