top of page

UNLEASH THE ARCHERS, RHAPSODY OF FIRE, ORDEN OGAN: Gli italiani sono i più convincenti (Recensione C

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 25 ott 2017
  • Tempo di lettura: 3 min


UNLEASH THE ARCHERS, RHAPSODY OF FIRE, ORDEN OGAN

Gunmen tour 2017

24 ottobre 2017

New Age Club

Roncade (Tv)

Voto: 9

di Francesco Bommartini

I presagi non sono dei migliori: al New Age di Roncade il ragazzo addetto al merchandising delle band protagoniste della serata si lamenta che questa, per il momento, sarebbe la data con meno prevendita del tour. Parole confermate dall'esigua affluenza al momento del concerto degli Unleash the Archers. Ma durante il loro set si passerà da 50 a circa 150 presenti, che aumenteranno del doppio durante la serata.


La band canadese non si risparmia e sciorina il suo heavy metal aggressivo, sublimato dalla voce di Brittney Slayes. É lei la vera protagonista della loro calata italiana. La sua vocalità fa il pari con la bellezza, mozzafiato. Durante il concerto tocca vette invidiabili, mai un cedimento. È matura anche nella tenuta del palco. Un'opener di tutto rispetto, insomma. Il malfunzionamento delle spie della sezione ritmica, che mette in difficoltà il gruppo sugli attacchi dei pezzi, non inficia un'ottima prova. Il brano che fomenta maggiormente il pubblico è l'ultimo, “Tonight we ride”, il più aggressivo del lotto.

Ma i punti più alti, come prevedibile, li toccano i Rhapsody Of Fire. L'hollywood metal band triestina, celebre in mezzo mondo, non sembra aver troppo risentito della scissione recentemente avvenuta con Fabio Lione ed Alex Holzwart. Ora il progetto è diviso in due tronconi, rappresentati dal chitarrista Luca Turilli e dal tastierista Alex Staropoli. Quest'ultimo è il co-protagonista attuale dei Rhapsody Of Fire. Questo perché ora, o quantomeno martedì 24 ottobre sera, molti occhi scrutavano Giacomo Voli, neo cantante con l'ingrato compito di sostituire Lione che si può considerare uno dei migliori cantanti power metal di sempre. Il giovane ex partecipante di The Voice risulta essere scelta azzeccatissima.


Ottima tenuta del palco, capacità di intrattenimento ma soprattutto una voce davvero all'altezza. Veniamo allo show. Dopo l'intro “In Principio” l'apertura è affidata a “Distant Sky”, brano tratto dall'ultimo “Into the Legend” in cui velocità ed orchestrazioni si rincorrono in un canovaccio conosciuto dai fan della band. Segue la cavalcata “Dargor, Shadow of the Dark Mountains” e, soprattutto, quella “Flames of Revenge” che fa sussultare, e cantare, tutti. Estratta dall'esordio “Legendary Tales” non ha perso un'oncia della sua bellezza. Si tratta di una canzone perfetta, caratterizzata da una parte strumentale epica. Ma la vetta arriva subito dopo: “Dawn of Victory”. Titletrack di uno dei migliori album dei Rhapsody, quando ancora mancava il suffisso “of fire”, muove le prime file anche a un accenno di pogo. Una canzone che è nel cuore di tanti, sicuramente di tutti i presenti al New Age. I ritmi si chetano con “The Magic of the Wizard's Dream”, dedicata da Voli al mitico Christopher Lee, attore di fama mondiale che ha collaborato in più occasioni con la band. “Holy Thunderforce” risveglia l'azione prima in un altro mid-tempo, forse la canzone meno bella del lotto, la pur valida “The March of the Swordmaster”. “When Demons Awake” è la penultima opera prima del classico “Emerald Sword”, degna chiusura di un live stellare.


Resta un mistero perché i Rhapsody of Fire, non siano stati scelti come headliner per queste date italiche. Le logiche promozionali hanno invece fatto propendere per gli Orden Ogan, band power tedesca. Il loro lungo set è forgiato sugli aspetti più aggressivi del genere ed in più di un'occasione il riffing ha toccato ambiti thrash. Attivi dal 1996, sotto contratto con Afm, hanno pubblicato il loro primo album nel 2008, dopo tre demo. Una gavetta lunga, che ha permesso loro, come effettivamente mostrato al New Age, di affinare la tecnica ed il feeling. Le velocità sono subito sostenute con “To New Shores of Sadness”. Seguiranno dieci brani e due bis, richiesti dal pubblico. La fisicità del quartetto e le lunghe barbe quasi stonano con la vocalità pulita, ma decisa, del frontman e chitarrista Levermann. Un set in cui hanno sciorinato brani tratti da cinque album. Una prova formalmente convincente che però manca dell'originalità mostrata dai Rhapsody of Fire, ancora fieri portavoce del metallo italiano nel mondo.

留言


bottom of page