VINICIO CAPOSSELA: Porta l'ombra in teatro. Al via la seconda parte del tour de "Le Canzoni
- Redazione
- 21 feb 2017
- Tempo di lettura: 5 min

VINICIO CAPOSSELA
“Ombra. Canzoni della Cupa e altri spaventi”
Dal 25 Febbraio al via il tour teatrale
Dal 25 febbraio (Data zero a Cascina in provincia di Pisa) Vinicio Capossela sarà in scena nei teatri di tutta Italia con il suo nuovo tour “Ombra. Canzoni della Cupa e altri spaventi” con cui, per la prima volta, porta sul palco la seconda parte dell’ultimo album “Canzoni della Cupa” e brani del suo repertorio legati a doppio filo all’immaginario oscuro e misterioso dell’ombra. Anche la scenografia sarà particolare per proiettare e costruire ombre durante lo show.

Questa nuova parte del tour segue quello open air dell'estate. In quell'occasione il cantautore mise in piedi uno spettacolo molto interessante, con scenografie e parecchi momenti di grande coinvolgimento sino ad arrivare ad uno scatenato ballo (leggi qui la recensione).
Diverso sarà ovviamente questo nuovo spettacolo che Capossela adatterà alle musiche della seconda parte del disco e sopratutto all'ambiente teatrale (con alcune città - tra cui Milnao - già sold out).
Ne abbiamo parlato (o meglio scritto) con il protagonista.
Il 17 gennaio scorso è partito il periodo dell'Ombra. Cos'è, cosa succede in questo tempo e quanto dura?
L’Ombra ci accompagna sempre, ma viene a proiettarsi dalla luce della ribalta dal 25 febbraio fino ad aprile nel nostro tour dei concerti teatrali. E’ un’Ombra lunga che parte dalla pubblicazione, lo scorso maggio, di un lavoro di decennale gestazione, le “Canzoni della Cupa”. La Cupa è appunto un luogo dove la luce del sole arriva poca e traversa. Un dirupo di rovi dove trovano riparo le creature che non amano chiarirsi allo sguardo e si fanno vedere da uno solo alla volta e per questo generano leggende, storie generalmente conosciute, ma non verificabili. Quel patrimonio di creature che trovano habitat nel cosiddetto folclore popolare che è un po’ la scatola del nostro inconscio collettivo. Al lavoro della terra, della radice, alla sua sedimentazione nel nostro inconscio, di quel peso dell’Ombra culturale che ci portiamo radicato ai piedi, è costituito il disco.

Il 17 Gennaio è Sant'Antonio- Il precedente tour era partito la notte di San Giovanni. Sono due date legate alla tradizione popolare e contadina. Questo è riconducibile allo spirito del disco Le Canzoni della Cupa?
Il Sacro ha sempre concimato, preso parte al mondo della terra, molto prima dell’organizzazione liturgica che gli ha dato la chiesa cattolica. Le festività legate al culto dei santi si innestano su date fondanti del calendario della natura. I riti della fertilità, le date solstiziali ci ricordano un rapporto col tempo ciclico della natura. Viviamo in un tempo profano in cui le date si distinguono per i culti che gli uomini riservano a se stessi e ai loro eventi.
La notte di San Giovanni, per esempio, è quella del solstizio d’estate. Il sole da allora inizia a decrescere. A Natale il sole invictus ricomincia a crescere. Sant’Antonio, come Prometeo regala il fuoco agli uomini e risveglia la terra, e fa parlare gli animali, nostri compagni sulla terra. Il disco, per la materia di cui è costituito, si rifà al tempo ciclico della terra, in cui le cose ritornano, muoiono e si rinnovano, e per questo vivono in un eterno presente, in un tempo verticale a cui possiamo ancora affacciarci, dagli affanni dell’onnivoro tempo orizzontale in cui ci dibattiamo.
A Febbraio inizia la seconda parte del tour (se si può definire seconda parte). Quali sono le differenze con le date estive? Come sarà la scaletta ed in cosa sarà differente?
“Canzoni della cupa” è un lavoro doppio. E’ fatto di due dischi : “Polvere” e “Ombra”, che è un po’ quello di cui è fatto l’essere umano. Negli spazi aperti, la scorsa estate abbiamo messo sul palco la Polvere. Abbiamo cominciato il primo maggio con i Calexico, la band più polverosa in circolazione e poi abbiamo proseguito con le trombe dei mariachi Mezcal, i tamburi cupa-cupa di Tricarico, chitarre e voci di “femmine” come

Enza Pagliara, in una scenografia fatta di stoppie di grano. Per l’Ombra siamo nella stagione invernale, al chiuso del teatro. La scenografia è fatta dalle Ombre di Anusc Castiglioni e dalle luci di Loic Hamelin. Dai teli, dalle sagome, dai rami d’albero che nell’ombra possono diventare lupi. Dalla luce del plenilunio e dai riflessi del fuoco nella grotta. Dalle ombre che proiettiamo noi stessi. L’Ombra ci parla a più livelli. Per questo abbiamo diviso lo spettacolo in quattro quadri dove ci addentriamo nel selvatico, nell’archetipo, nello specchio e nel paese. La band è diversa e anche il repertorio. Dove c’erano trombe ora ci sono violini, corde, tamburi a cornice, pianoforte e poi il ritorno del principe del Teremin e delle sue diavolerie, Vincenzo Vasi.
La parola “Ombra” evoca oscurità, tensione emotiva, mancanza di visuale ed un senso di inquietudine. In questo caso è da intendersi in questa accezione? Oppure quale è vero il significato da attribuirle? E sopratutto quale sarà il legame musicale con l'ombra?
L’ombra che ci interessa di più è quella dell’inconscio, quella che affiora nel sogno, in quel particolare stato di coscienza che è l’ipnosi. Cerchiamo, a mezzo della musica e del tetro d’ombra a portare in questo stato in cui affiorano cose di noi stessi. Ci sono diverse canzoni in repertorio che hanno questa natura. Credo che il corrispettivo in suono dell’ombra sia l’eco. Avremo diversi echi e andremo in quel paese dell’Eco narrato nel “Paese dei coppoloni” (Il Film strettametne legato al disco "Le Canzoni della Cupa" NdR).

Cosa sono gli “altri spaventi” menzionati nel “titolo del tour”?
Vecchie conoscenze… il minotauro, il ciclope, i mostri che albergano dentro noi stessi e che vivono nell’ombra.
Nelle precedenti date pur essendo open air c'era una scenografia “importante”, quasi teatrale. Ora che vai in teatro cosa pensi di mettere in scena?
Da molti anni cerchiamo di allestire i concerti di tour legati a un disco in modo da evocare e dare corpo all’immaginario dell’opera. A partire da “Canzoni a manovella”, che abbiamo allestito proprio a Cascina, e per questo è bello ritornarci, abbiamo messo in scena aquari, soffitte patafisiche, circo romano, costole di balena, palestre di rebetiko, freak show. Ora andiamo nel gabinetto delle ombre. Nel settecento andava di gran moda farsi leggere l’ombra della siluette, perché rivelava la parte invisibile di noi. E’ quello che cercheremo di fare. Nel foyer sarà anche disponibile una cabina per chi voglia farsi fotografare l’ombra dal viso. La parte evanescente di noi stessi, la più misteriosa e nostra perché, come scriveva Wilde, “l’Ombra non è ombra del corpo, ma corpo dell’anima” .
Quindi è meglio iniziare a farci caso, per evitare che sparisca calpestata dai nostri piedi. Buon divertimento.

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