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ZUCCHERO: Non posso fermarmi. A casa mi rompo i coglioni (Intervista) #Zucchero #BlackCatWorldTour

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 6 dic 2016
  • Tempo di lettura: 5 min


Zucchero Foto Angelo Trani

ZUCCHERO

Con il suo live in giro per il mondo

di Luca Trambusti

Questo 2016 è stato un anno intenso per Zucchero iniziato il 29 aprile con l'uscita del nuovo disco di inediti “Black Cat” (leggi qui recensione). Con un robusto album di rock blues il musicista emiliano ha iniziato anche un lungo tour mondiale partito con le 11 date all'Arena di Verona con alcun sold out e comunque una buona affluenza di pubblico in generale (leggi qui la recensione).

Dopo Verona Zucchero è partito per le date estere che si sono concluse in Giappone pochi giorni fa con una serie di concerti promozionali in compagnia del chitarrista giapponese Tomoyasu Hotei (che appare sul disco ed è stato ospite sul palco dell'Arena).

Ora per il mercato natalizio esce il cofanetto De Luxe di “Black Cat” con il disco, con l'aggiunta di 4 versioni alternative o traduzioni di brani dello stesso cd, un DVD con i video di ogni canzone dell'album ed un CD live che raccoglie le registrazioni dell'Arena delle sole canzoni di Black Cat (leggi qui la recensione).

Ma tutto è pronto per ripartire ancora in tour nel mondo: da marzo a metà aprile Zucchero sarà in Sud America, Usa e Canada, per tornare in Europa con 5 date nuovamente all'Arena di Verona (dall'1 al 5 maggio). Dopo quelle esibizioni lo aspetta l'Asia sino a fine maggio per poi tornare in Europa e chiudere questa parte del World Tour a metà agosto.

Abbiamo incontrato Zucchero per fare il bilancio di quello che è stato e parlare di ciò che sarà.


Sei appena tornato da un tour promozionale in Giappone. Che esperienza è stata?

E' la seconda volta che ci vado per questo disco. E' stata una settimana usata per promuovere Black Cat con serietà. In Giappone sono sempre stato pubblicato ma senza un lavoro specifico. A Maggio tornerò per dei miei concerti.

Durante quest'ultima visita in Giappone sono stato ospite sul palco di Tomoyasu Hotei che io avevo conosciuto per la colonna sonora di Kill Bill (ha composto il brano strumentale Battle Without Honor or Humanity nel primo Kill Bill ndr). In realtà è un grande chitarrista molto famoso nel suo paese, un'icona che riempie stadi ed arene. E' veramente uno a grandi livelli nel rock blues ed è sorprende per un giapponese. E' molto bravo per suoni e gusto.

Il pubblico giapponese é incredibile, più caldo di ogni altro pubblico; fanno casino fin dall'inizio e per tutto il concerto. C'è molta partecipazione ed interesse, sono dei fanatici anche a livello tecnico.

Durante il duetto con Hotei riconoscevano la canzone (“Ti Voglio Sposare” ndr) e lo cantavano in italiano senza capire nulla.

Il Giappone è un mercato dove ancora si vendono un sacco di dischi.

Com'è stato il tour europeo?

E' il tour di maggior successo della mia carriera. E' uno show molto apprezzato in Germania dove un giornale di Amburgo l'ha addirittura definito il concerto dell'anno. Sono state tre ore di show quasi ovunque. In Germania ho venduto moltissimi biglietti, ad Amsterdam mai fatto prima 15000 paganti ed in più ho due sold out alla Royal Albert Hall a Londra e tre esibizioni all'Oyimpia di Parigi.


Zucchero

Com'è la tua audience all'estero? E' pubblico italiano?

No gli italiani sono solo il 40 per cento. A Londra forse ci sono stati più italiani che inglesi. Comunque io canto sempre in italiano.

Molti stranieri sono fedeli spettatori che mi seguono (All'Arena sono venuti sin dal Sud Africa) e poi erano presenti ai miei show nei loro paesi.

A differenza di molti tuoi colleghi hai costruito il tuo successo all'estero su una musica che non è tipicamente italiana. Come te lo spieghi?

Ho seminato perché ciò succedesse. I Sold out all'estero non possono essere fatti solo dagli italiani emigrati e questo mi piace; sopratutto poi in paesi come l'America. Come ad Austin ad esempio dove anche se accendi le luci sono tutti neri.

Lo scopo di cantare in italiano é vedere cosa succede al pubblico e capire se partecipa. Mi fa piacere se c'è una platea con molti italiani ma lo scopo era questo: portare gli stranieri ad un mio concerto.

Come mai in Italia hai scelto di fare 11 date tutte all'Arena di Verona.

In Arena, dove c'è un fascino particolare, mi trovo bene, mi piace suonare lì e mi piace l'idea di essere stanziale. Non sento la necessità di andare da qualche altra parte. Mi sembra di essere a casa, il pubblico si vede meglio che in altri posti e mi sembra di abbracciarli. C'è una grande differenza tra li ed i palasport con acustica traballante.

A Maggio ritorno con 5 date in Arena. Per questo tour ho iniziato con l'Arena e voglio tornare li per i prossimi tour farò scelte diverse, andrò in altri posti anche se di quel livello sono sempre meno.

Quello di Verona è un bilancio positivo, sono molto contento, più di quanto mi aspettassi. Riempire 11 date ed ogni sera fare 3 ore di concerto deriva dal fatto di avere una band molto forte ed unita dove nessuno era li da mercenario e tutti ci tenevano a fare bene. Devo dire che ho una grande band che mi supporta e che rende tutto più facile.


Sarà la stessa band che ti accompagnerà anche per le prossime parti del tour?

Sì. nei prossimi concerti cambio scaletta, sopratutto il vecchio repertorio, dove ci sono molti brani che non sono hit e che voglio ritirare fuori approfittando proprio del fatto di avere una grande band che può fare certi brani.

Cosa ne pensi della questione del Secondary Ticketing?

Essendo all'estero non ho seguito direttamente ed approfondito la questione. Non credo però che nessun artista italiano abbia dato il permesso a nessun promoter di fare del secondary ticketing. Tra i colleghi che conosco personalmente non credo ci sia nessuno che abbiano dato il suo consenso e richiesta per questo o anche semplicemente che fosse informato.

Penso che siano disposizioni che arrivano dalla casamadre multinazionale. Sono input per ricoprire anticipi garantiti enormi e da cui non si rientra. So che in America ed altri pesi d'Europa è una pratica molto frequente.

Cos'è per te un concerto? Come ti senti in tour?

Il concerto è un rito bellissimo; tutta la giornata è bella. Ti svegli tardi, tutto è programmato, vai alla venue tra le 17/17,30 per il sound check. Dopo magari ti fai un massaggio, poi vai sul palco e canti con una band che ti piace. Una volta avevo gli attacchi di panico c'ho lavorato sopra ed ora faccio del mio meglio, do il massimo che posso. E' bello perché vai avanti e cresci insieme al pubblico.

Ancora sul palco sto bene...... e poi a casa mi rompo i coglioni.....


 
 
 

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